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Nuove prospettive di ricerca su stato di eccezione e di emergenza. Un dialogo italo-tedesco

  • Sarah Lias Ceide EMAIL logo and Cecilia Molesini ORCID logo EMAIL logo
Published/Copyright: November 22, 2024

Dopo i saluti e un breve intervento introduttivo di Lutz Klinkhammer (Roma), sono intervenuti i due organizzatori, Amerigo Caruso (Bonn) e Stefanie Middendorf (Jena), che si sono soffermati sulle questioni concettuali e metodologiche al centro del workshop, tenutosi presso il DHI di Roma dal 27 al 28 settembre 2023. Esso è nato dall’esigenza di ripensare i contesti e le ramificazioni di un campo concettuale che è andato ampliandosi nel corso del Novecento, ovvero quello di ‚stato di eccezione‘, legato a sua volta alle nozioni di ‚stato di emergenza‘, ‚stato di guerra‘ e ‚stato d’assedio‘. Caruso e Middendorf hanno proposto di integrare alle più assodate categorie statuali e giuridiche dello ‚stato di eccezione‘, quelle di genere, classe, etnicità e spazio per esplorare la costruzione sociale e culturale dello ‚stato di eccezione‘ nei suoi diversi contesti storici e geografici.

In apertura del primo panel sulla „Dimensione legale e politica dello stato di eccezione“, Peter Techet (Friburgo), nella relazione „Rechtswissenschaftliche Konzepte des Ausnahmezustandes: Recht, Unrecht, Politik?“, ha riflettuto sui modi in cui questa nozione è stata trattata nella teoria giuridica a partire dal dibattito tra Hans Kelsen e Carl Schmitt, concludendo che il concetto giuridico di ‚stato di eccezione‘ rimane tutt’ora utile alla ricerca storica, in quanto permette di esaminare il contesto e le causalità del fenomeno nella loro concretezza.

Anche Daniela Luigia Caglioti (Napoli), con il suo intervento „Ridisegnare i poteri dello stato. Eccezione e normalità“, ha ritenuto proficuo per storiche e storici l’impiego della categoria giuridica di ‚stato di emergenza‘, soprattutto per poter analizzare come gli Stati, in diversi contesti, abbiano operato concretamente per gestire situazioni emergenziali. Durante la Prima guerra mondiale, ad esempio, questo portò alla costruzione di categorie collettive di nemici, verso i quali vennero prese misure eccezionali, poi trasformate in prassi quotidiana.

In apertura del secondo panel, che trattava „La costruzione sociale e culturale dello stato di eccezione“, la relazione „Mutilati e invalidi della Prima guerra mondiale in Italia: diverse interpretazioni dell’emergenza“ di Martina Salvante (Nottingham) ha fatto emergere il criterio di continuità/discontinuità degli stati ‚anormali‘ guardando al caso dei mutilati e invalidi in Italia, testimonianza visiva dello stato emergenziale precedente, che andarono a costituire a loro volta una nuova emergenza per lo Stato e il sistema assistenziale.

L’intervento successivo di Laura Schettini (Padova) su „Confini tra i generi, paure sociali ed ‚emergenze‘ a inizio Novecento“ ha esplorato la percezione del travestitismo come pericolo per l’ordine pubblico nazionale nella fase di passaggio tra Otto e Novecento, facendo emergere il rapporto tra normalità, eccezionalità e ordine pubblico. Il travestitismo minacciò il netto e ‚normale‘ confine tra maschile e femminile alla base degli stati nazionali, provocando un interesse ossessivo e interventi aggressivi da parte delle autorità.

Heike Karge (Graz), invece, con una relazione dal titolo „Seelische Verletztheit im Krieg als Ausnahmezustand“, si è concentrata sul legame tra guerra e psiche attraverso i casi dei soldati reduci dal fronte dell’Europa sudorientale durante le due guerre mondiali. Nel suo intervento, Karge ha mostrato l’utilità dello ‚stato di eccezione‘ come categoria analitica per esplorare l’evoluzione dei discorsi medico-psichiatrici nel corso del XX secolo rispetto sia al disagio psichico dei veterani sia all’evento bellico in sé.

In apertura della seconda giornata e del panel sullo „Stato di eccezione nel contesto coloniale“, Alessandro Volterra (Roma) ha analizzato l’applicazione del diritto penale italiano in patria e nel contesto esterno-coloniale nelle fasi di emergenza con un intervento su „Ordine pubblico e ruolo dei militari nella giustizia penale: una gestione emergenziale“. È stata dimostrata, da una parte, la fusione, sia percepita che giuridica, tra nemici interni ed esterni del Regno d’Italia a fine Ottocento e, dall’altra, il legame tra stati emergenziali in madrepatria e nello spazio coloniale durante il fascismo.

Nell’intervento „Der Regelfall und das Verlangen nach Ausnahmezustand. Koloniale Gewalt, Angst und Gesetzlichkeit in der Erfahrung britischer und deutscher Kolonisierender um 1900“ di Tom Menger (Monaco di Baviera) sono state messe in luce le principali differenze tra percezioni e definizioni dello ‚stato di eccezione‘ negli spazi coloniali e non coloniali da parte di colonizzatori e colonizzati, sottolineando in particolare il ruolo cruciale della violenza per questa siege mentality applicata o percepita all’interno delle colonie.

In conclusione del panel Florian Wagner (Erfurt), con una relazione dal titolo „Ausnahme als Norm im Kontext von kolonialer Dualität und Indigenität“, ha presentato le sue riflessioni sulle somiglianze e le differenze delle strategie di giustificazione dello ‚stato di eccezione‘ nei contesti coloniali e non, ponendo il focus, tra l’altro, sulla rigida separazione tra la cultura giuridica europea e quella „indigena“. In tal modo è stato possibile dimostrare come, nella percezione europea e in diverse fasi storiche, lo ‚stato di eccezione‘ sia passato da una fase „implicita“ ad una „esplicita“ e costituzionalizzata.

L’ultima sezione sullo „Stato di eccezione in spazi ‚lontani‘ dallo stato“ è stata aperta dall’intervento „Guerra al brigantaggio. Legislazione eccezionale e giustizia militare nel Mezzogiorno postunitario (1863–1865)“ di Mariamichela Landi (Salerno). Nel suo intervento, Landi ha esplorato la dicotomia ‚normale‘ ed ‚eccezionale‘ con uno sguardo al divario tra Nord e Sud e alla lotta anti-brigantaggio, che, tramite l’uso della forza repressiva, portò a un massiccio intervento della componente militare nella sfera civile dell’Italia meridionale.

A seguire, Felix Schnell (Essex) ha analizzato il rapporto tra gli spazi periferici dell’Europa orientale, lo ‚stato d’emergenza‘ e i fenomeni di violenza a essi associati („Ausnahmezustände in staatsfernen Räumen und ihr Verhältnis zur Gewalt – Beispiele aus Osteuropa“). A partire dal concetto di „spazi di violenza“, è stata dimostrata empiricamente la fondamentale soggettività dello ‚stato di emergenza‘ e delle sue ramificazioni sociali, mettendo in luce il ruolo cruciale degli ego-documenti per la ricerca in questo ambito.

La sezione si è conclusa con l’intervento di Carlotta Latini (Camerino): „La regola e l’eccezione. Necessità ed emergenza tra passato e presente. Un itinerario giuridico“.

Francesco Benigno (Pisa) e Martin H. Geyer (Monaco di Baviera) hanno chiuso il workshop sottolineando la necessità di una storia concettuale delle nozioni di ‚stato d’emergenza‘ e di ‚assedio‘, con l’auspicio di approfondire l’interconnessione tra stato sociale e ‚stato di emergenza‘. Inoltre, hanno evidenziato come la combinazione di nuovi studi sullo ‚stato di emergenza‘ e gli approcci metodologici dei security studies possa dare risultati promettenti.

L’ampliamento del concetto di ‚stato di emergenza‘ proposto da Caruso e Middendorf sembra particolarmente utile per sviluppare ulteriori riflessioni sui confini tra ‚stato di emergenza‘ percepito ed effettivo, nonché sulla costruzione dell’emergenza come strumento del potere in determinate congiunture storiche. Il concetto di ‚stato di emergenza‘ rappresenta dunque una lente privilegiata attraverso cui indagare le sfere di normalità ed eccezione in merito ai rapporti tra individuo e istituzioni, tra ordine e disordine, tra potere e subalternità.

Published Online: 2024-11-22
Published in Print: 2024-11-18

© 2024 bei den Autorinnen und den Autoren, publiziert von De Gruyter.

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