Abstract
The year 2021 witnessed the commemoration of the seven hundredth anniversary of Dante Alighieri’s passing. Across the globe, particularly in Italy, a plethora of undertakings were orchestrated to honor this significant milestone. This paper undertakes an examination of the primary events that transpired in homage to Dante. In particular, in juxtaposition to prior centenaries, the authors center their analysis on initiatives that highlighted the rekindling of interest in Dante within Italy as the progenitor of the Italian language, his pivotal role in the establishment of an Italian collective identity, and the broader proliferation of his literary oeuvre. Concurrently, the authors delve into the dissemination and reception of the Dante anniversary on the international stage.
Introduzione
In vista del settecentesimo anniversario della morte di Dante Alighieri, il 17 gennaio del 2020 il Presidente del Consiglio ha stabilito che il 25 marzo di ogni anno sarebbe stata la giornata nazionale dedicata al Poeta, denominata Dantedì, giornata in cui Scuole, Università ed Istituzioni culturali sono invitate ad organizzare momenti di ricordo del genio di Dante.[1] Questa data non coincide con un episodio legato alla vita terrena del Poeta,[2] ma risulta particolarmente simbolica, in quanto il 25 marzo del 1300, inizio di un nuovo anno civile secondo lo stile dell’Incarnazione in uso a Firenze, coincideva con l’inizio della Settimana Santa del primo Anno Giubilare della storia, ed è il giorno, secondo l’unanimità degli studiosi, in cui Dante si perse nella selva oscura per iniziare il suo viaggio nell’aldilà.
L’istituzione di questa giornata commemorativa è stata la prima tappa dell’intenso lavoro del Comitato istituito per la celebrazione dei 700 anni della morte del Poeta, creato allo scopo di „elaborare un piano di iniziative culturali per la divulgazione e la diffusione della conoscenza della vita e dell’opera di Dante Alighieri“ e di „predisporre programmi intesi a favorire processi di sviluppo turistico-culturale e di promozione commerciale in ambito culturale connessi alle celebrazioni“.[3]
Tutte le celebrazioni del primo Dantedì previste per il 25 marzo del 2020 vennero sospese a causa della pandemia da Covid-19 che aveva colpito il mondo intero. Tuttavia, nell’anno del centenario, seppure con molte difficoltà e restrizioni sociali, si riuscì nell’intento: secondo i dati del Ministero dei Beni Culturali, solo il 25 marzo 2021 vennero celebrati in Italia 225 eventi ufficiali,[4] senza considerare tutte le altre iniziative organizzate dalle Scuole, Università e Centri culturali. Questo impressionante numero è a sua volta confermato dall’intensa attività del Comitato per la celebrazione del centenario dantesco con il finanziamento di 98 iniziative in tutta Italia e il patrocinio di 384 progetti promossi da diverse realtà culturali.[5]
Al lavoro del Comitato nazionale si è affiancato quello di altri tre Comitati costituitisi nelle città dantesche di Firenze, Verona – „primo… refugio e ’l primo ostello“ dopo l’esilio – e Ravenna, dove il Poeta morì. Anche questi Comitati locali hanno svolto un lavoro intenso: a Firenze sono stati censiti 116 eventi,[6] a Ravenna sono riportati dalla guida „Ravenna & Dante“ 125 eventi, sette itinerari alla scoperta dei luoghi in cui ha vissuto il Poeta o ispiratori delle sue opere e nove mostre. L’intera città di Verona, dove annualmente si svolge la „Scuola estiva di studi danteschi“, è stata teatro di una „Mostra diffusa“ alla scoperta dei luoghi legati al Poeta e, nella città del teatro Romano e dell’Arena, non poteva mancare una manifestazione denominata „Dante in scena“, un cartellone di 16 spettacoli teatrali e musicali, anticipati da sei incontri preparatori.
L’esposizione di questi dati numerici è una testimonianza di quanto l’anno dantesco abbia segnato le attività culturali del nostro paese.[7] Pertanto, nel redigere questa rassegna abbiamo voluto focalizzare la nostra attenzione in primo luogo su quali fossero le caratteristiche principali e l’orientamento di fondo delle celebrazioni, mettendole a confronto con quanto avvenuto nei centenari passati ed individuando quali fossero le manifestazioni più emblematiche che riflettessero queste peculiarità; contestualmente abbiamo voluto osservare come è stato divulgato e percepito l’anno dantesco all’estero. Nella nostra analisi, abbiamo escluso tutte le pubblicazioni e studi scientifici relativi a Dante, perché queste hanno la necessità di un maggior spazio per essere descritte con una certa cura.
Diverse prospettive dei centenari danteschi
Come ha messo in luce la mostra „La celebrazione per i centenari di Dante e i tesori danteschi della Biblioteca Universitaria di Napoli“, ospitata nella Sala mostre „Vittorio Imbriani“ e nella Sala Rari della Biblioteca Universitaria,[8] il primo tentativo di celebrare un centenario dantesco risale al 1818, quando a Firenze venne pubblicato un „Manifesto“ con il quale si cercò di coinvolgere la cittadinanza nella costruzione di un monumento commemorativo a Dante presso la basilica di Santa Croce, da inaugurare nel 1821, in occasione dei 500 anni dalla sua morte. Nonostante il grande sforzo dei promotori,[9] l’intento fallì, forse perché, come ha sottolineato Pio Rajna, non era ancora presente nella società la voga dei centenari;[10] tuttavia, i tre personaggi riuscirono a portare avanti alcune pregevoli iniziative editoriali, come i tre volumi de „La Divina Commedia di Dante Alighieri“ editi dagli Accademici della Crusca (1821) e i quattro volumi de „La Divina Commedia“ impreziosita da 125 incisioni illustrative in rame, stampate a Firenze tra il 1817 e il 1819.[11]
Nel 1859 lo studioso Gustavo Strafforello, in un articolo dedicato alla festa del centenario di Schiller, propose alla comunità accademica e a tutta la nazione italiana di celebrare nel 1865 il centenario della nascita di Dante: „V’era un uomo che fu cittadino più forte, che fu poeta maggiore le mille volte di Schiller, un uomo che pugnò con la spada e con la penna, più che non Schiller per la tedesca, per l’unità della gran patria italiana, un uomo che durante il lungo obbrobrio della nostra servitù, fu la redenzione morale della misera patria nostra, un uomo – no, un eroe, un semidio, un miracolo dell’umana natura, un orgoglio dell’uman genere: Dante Alighieri! E quali onori gli abbiam noi resi finora? Dove sono le testimonianze della nostra riconoscenza? Dove le statue che dovrebbero ornare le piazze di tutte le città italiane? Dove i monumenti? Dove le feste secolari? Oh rossore! L’Italia è sempre quella matrigna che fu Firenze al maggior de’ suoi figli! Italiani! Fra cinque anni sarà il sesto centenario della nascita di Dante; fra cinque anni sarà compiuta l’unità della patria. Italiani! Io propongo che la prima festa nazionale della nostra rigenerazione sia un’ammenda onorevole, sia la Festa secolare di Dante Alighieri.“[12]
L’enfatico invito venne accolto e nel 1865 in tutta Italia si tennero numerose manifestazioni in onore del Poeta: come sottolineato dalla mostra „Le Sale di Firenze Capitale in Palazzo Vecchio si raccontano“,[13] riprendendo la retorica in pieno stile risorgimentale, Dante era presentato come il poeta della recentissima unità nazionale, che aveva dato il via alla lingua italiana e a Firenze, da poco capitale del regno d’Italia, il re Vittorio Emanuele II – per alcuni considerato il „gran Veltro“ profetizzato nella „Commedia“[14] – intervenne nella manifestazione in cui venne scoperta la statua raffigurante Dante, collocata davanti alla basilica di Santa Croce.[15]
Le comunicazioni di Francesco Guida e Anna Pegoretti al convegno „Dante e la Politica“, tenutosi all’Università di Roma Tre (6 e 7 maggio),[16] hanno sottolineato quanto la figura dell’Alighieri divenne simbolo assoluto dell’italianità anche all’estero. Nel XIX secolo, l’idea di un Dante profeta del Risorgimento e massimo responsabile della costituzione della nazione italiana giunse nella lontana Russia per mano di Michelangelo Pinto, condirettore del giornale satirico „Il don Pirlone“, rifugiato dopo la caduta della Repubblica Romana a San Pietroburgo, dove, nel 1865, fondò la Società italiana di beneficenza e tenne numerose lezioni su Dante presso l’università. Nel 1896, invece, venne inaugurato il monumento dedicato a Dante nella città di Trento, al tempo sotto il dominio dell’Impero Austro-Ungarico, che divenne rapidamente simbolo della protesta anti austriaca. Qualche anno dopo, nel 1908, venne collocata a Ravenna, presso la tomba del Poeta, una lampada votiva realizzata grazie all’intervento di diverse località italiane, ma in quel momento non appartenenti al Regno d’Italia: la città di Trieste donò la lampada, Fiume la corona d’argento su cui posava la lampada, mentre dalle grotte del Carso proveniva la pietra che fungeva da piedistallo. Dante incarnava l’ideale irredentista.
Del sesto centenario del 1921 si è occupata Francesca Roversi Monaco nel suo intervento pronunciato durante il convegno „Dante e Bologna“ organizzato ad ottobre dal dipartimento di storia e cultura dall’Università di Bologna.[17] Secondo la ricostruzione proposta dalla studiosa, a differenza del centenario del 1865, nelle celebrazioni del 1921 si è riscontrato un maggior intervento da parte delle Autorità, con l’obiettivo di avvicinare il ‚popolo‘ alla „Commedia“. Bologna e altre città emiliane organizzarono veri e propri ‚pellegrinaggi‘ alla tomba di Dante e nelle varie località citate nella „Commedia“, vennero collocate epigrafi proprio per sottolineare la vicinanza della poesia dantesca con la vita dei cittadini. Sempre in quell’occasione, nonostante il filosofo Benedetto Croce, ai tempi ministro dell’istruzione, avesse cercato di riportare l’attenzione sul piano della critica, della filologia e dell’analisi dei testi, la retorica utilizzata durante gli eventi celebrativi era sempre quella risorgimentale, con Dante padre della patria e dell’italianità.[18]
Tuttavia, nel centenario del 1921 si aggirava anche lo spettro del fascismo. Il convegno „Il Dante della Vittoria. Le celebrazioni dantesche del 1921 a Ravenna, tra mistica della nazione e violenza politica“ (23 settembre), organizzato a Ravenna dalla Fondazione Casa di Oriani, ha sottolineato quanto le celebrazioni di questo centenario erano avvolte dall’incandescente clima di espansione del fenomeno fascista e a Ravenna assunsero chiari connotati politici. Davanti alla tomba di Dante si concluse la scenografica ‚marcia‘ fascista guidata da Italo Balbo e Dino Grandi, una sorta di anticipazione di quanto sarebbe avvenuto l’anno successivo, con tanto di ‚battesimo‘ della camicia nera quale divisa ufficiale dello squadrismo.[19]
Con le celebrazioni dei 700 anni dalla nascita (1965), si possono osservare diversi cambiamenti rispetto ai centenari precedenti. Innanzitutto, venne istituito il Comitato Nazionale Dantesco, cui fu assegnato il compito di coordinare le celebrazioni a livello nazionale. In secondo luogo, si assistette ad un radicale cambiamento nei toni commemorativi: l’immagine di un Dante vate della patria venne abbandonata in favore di una riscoperta del ruolo culturale operato dall’Alighieri all’interno della letteratura italiana. A livello scientifico, questo nuovo paradigma ebbe un’evidenza nella fondamentale edizione del testo critico della „Divina Commedia“ curato da Giorgio Petrocchi, pubblicato tra il 1966 e il 1967, ancora oggi testo di riferimento per l’opera dantesca. Inoltre, vennero stanziati fondi per la pubblicazione di Atti dei convegni scientifici del centenario in una collana unitaria, e fu concepita l’idea dell’„Enciclopedia Dantesca“, che vedrà le stampe tra il 1970 e il 1978. A livello divulgativo, vennero realizzate mostre in diverse città, si organizzarono 18 manifestazioni in cui docenti universitari spiegavano la „Divina Commedia“ ai lavoratori e vennero distribuite 25 000 copie della „Commedia“ in edizione popolare, così da consentire una diffusione capillare della cultura dantesca a fasce estese della popolazione.[20]
La riscoperta in Italia di Dante come padre della lingua, il suo ruolo nella creazione di una cittadinanza italiana e la più estesa divulgazione delle opere dantesche sono le prerogative delle celebrazioni per il 700° anniversario della morte di Dante Alighieri, inaugurato ufficialmente a Ravenna il 5 settembre 2020 dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Esaurita la retorica risorgimentale, dopo decenni di un approfondito lavoro culturale-scientifico, si fa sempre più strada l’idea, sorta già nel 1965, di avvicinare il maggior numero di persone alla lettura di Dante.
Queste peculiarità si possono riscontrare fin dai primi discorsi tenuti nel 2015, anno del 750° anniversario della nascita di Dante, anno giubilare privo di significative manifestazioni, ma che è servito a ‚scaldare i motori‘ in vista della più importante ricorrenza del 2021. Programmatico, a tal fine, è risultato l’intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella all’82° Congresso Internazionale della Società Dante Alighieri (Milano, 26 settembre). In questo discorso, oltre ai consueti elogi del genio letterario del Poeta, si è potuto intravedere un Leitmotiv delle celebrazioni del 2021: Dante e la lingua italiana. „La lingua italiana … può giocare un ruolo di grande importanza nella creazione di quel clima di simpatia verso l’Italia … Certamente, non è e non sarà una lingua egemonica nel mondo. Né diventerà, probabilmente, una lingua, commercialmente appetibile. Ma proprio per questo potrebbe divenire, più di quanto non lo sia già, la lingua del bello, del gusto, dell’arte, della musica. Una lingua particolare e universale, apprezzata e studiata per nutrire lo spirito, per avvicinarsi al nostro straordinario patrimonio artistico e letterario, che trova in Dante Alighieri un protagonista assoluto“. Elevare il livello culturale, mettersi in contatto con l’arte e il bello, aiuta la crescita economica e aiuta persone di diverse culture a comprendersi e a collaborare, perché „comunicazione significa conoscenza e la conoscenza abbatte i muri della diffidenza e della paura. Previene la formazione di ghetti che sono innanzitutto linguistici e culturali. Credo che dovremmo essere più impegnati nel promuovere e nell’assicurare la conoscenza della nostra lingua agli immigrati che si insediano nel nostro Paese“.[21]
La stessa idea si ritrova nel discorso tenuto al palazzo del Quirinale il 3 ottobre 2020: anche in questa occasione, il Capo dello Stato è tornato ad evidenziare il ruolo centrale che Dante ha avuto nel portare „a compimento il passaggio tra latino e volgare, riconoscendo al parlare del popolo, alla lingua ‚naturale‘, la dignità letteraria e la superiorità comunicativa“.
Emblema del carattere divulgativo di questo centenario è la lettura commentata del XXV Canto del „Paradiso“ tenuta nel palazzo del Quirinale dal premio Oscar Roberto Benigni il 25 marzo in occasione del Dantedì, alla presenza del Presidente della Repubblica e del Ministro della Cultura, Dario Franceschini, evento trasmesso in diretta su RaiUno.
I centenari nella prospettiva del mondo cattolico
Come ha ricostruito Fabio Di Giannatale al già citato convegno „Dante e la Politica“, in concomitanza alle prime celebrazioni dantesche anche il mondo intellettuale cattolico ha riscoperto le opere di Dante, soprattutto in chiave politica: se entrambe le anime del cattolicesimo, quella d’ispirazione liberale e quella antirisorgimentale, convergevano nei giudizi su Dante ritenuto rispettoso dei dogmi del cattolicesimo e dell’autorità pontificia, esse erano però discordanti in merito agli scritti politici. La componente dei cattolici-liberali riteneva questi documenti profetici dell’unità nazionale e di una monarchia temperata, mentre i cattolici antirisorgimentali preconizzavano il disfacimento del potere temporale dei papi.[22]
Nonostante questi dibattiti, in occasione del centenario del 1865, papa Pio IX non intervenne pubblicamente nella prima celebrazione dantesca. Invece, Leone XIII, papa intellettuale, che aprì agli studiosi gli Archivi vaticani e la Biblioteca Apostolica,[23] accantonando ogni eventuale disputa, manifestò in diversi modi la sua stima nei confronti dell’Alighieri. Nel 1881, papa Pecci decise di rivedere l’Indice dei libri proibiti, escludendo da questi il „De Monarchia“[24] e nel 1892 apprezzò così tanto l’idea dei cittadini di Ravenna di edificare un mausoleo a Dante, che donò la somma di 10 000 lire al comitato promotore. Nella lettera del 20 marzo all’arcivescovo di Ravenna Sebastiano Galeati, emerge tutta la stima del papa per il Poeta: „Degnissimi certamente di approvazione e di plauso stimiamo coloro che divisarono d’innalzare in Ravenna al nostro Dante un mausoleo col contributo di tutti i popoli … Per quello che in particolare ci riguarda, siamo specialmente mossi dal riflettere quanto splendido ornamento sia del Cristianesimo“.[25]
Benedetto XV fu il primo papa, nel 1921, a dedicare un’intera lettera enciclica, „In praeclara summorum“, a Dante „Poeta cristiano“, capace „di aver cantato con accenti quasi divini gli ideali cristiani dei quali contemplava con tutta l’anima la bellezza e lo splendore … Conseguentemente, coloro che osano negare a Dante tale merito e riducono tutta la sostanza religiosa della ‚Divina Commedia‘ ad una vaga ideologia che non ha base di verità, misconoscono certo nel Poeta ciò che è caratteristico e fondamento di tutti gli altri suoi pregi“.[26] L’accento del documento nel rimarcare tutta l’opera di Dante come „poesia cristiana“ rifletteva il tentativo del pontefice di superare non tanto la lettura risorgimentale di un Dante-padre-della-patria, quanto l’interpretazione presentata da Benedetto Croce nel suo testo „La poesia di Dante“: con la celebre formula „poesia-non poesia“, il filosofo aveva definito come per nulla poetici tutti i canti dottrinali della „Commedia“, in quanto il ragionamento e le spiegazioni teologiche prevalevano sull’elemento poetico. All’invito di Croce ad astenersi dalla lettura di quei canti, si contrapponeva l’auspicio papale di leggere e studiare Dante nelle scuole, in quanto maestro di dottrina cristiana, nella vita e nella letteratura.
Con il motu proprio „Altissimi cantus“ del 1965 Paolo VI istituiva una cattedra di Studi Danteschi presso l’Università Cattolica di Milano.[27] Con questa iniziativa, il ‚papa intellettuale‘ voleva superare la retorica risorgimentale e la polemica crociana, donando al mondo universitario uno strumento che avrebbe potuto commemorare „il padre della lingua italiana“ in modo duraturo e profondo, „più che un muto e freddo monumento di pietra o di bronzo“. In tutto il documento pontificio trapela il desiderio di papa Montini che tutti i cattolici sentano una speciale vicinanza a Dante – „Dante è nostro“ – nonostante il Fiorentino abbia più volte criticato la Chiesa e i romani pontefici. Paolo VI esorta inoltre i cattolici ad approfondire le opere dell’Alighieri: „Dante è nostro … e ciò affermiamo non già per farne ambizioso trofeo di gloria egoista, quanto piuttosto per ricordare a noi stessi il dovere di riconoscerlo tale, e di esplorare nella opera sua gli inestimabili tesori del pensiero e del sentimento cristiano, convinti come siamo che solo chi penetra nell’anima religiosa del sovrano Poeta può a fondo comprenderne e gustarne le meravigliose spirituali ricchezze.“ La forte matrice intellettuale di questo pontefice emerge dall’intero documento, che risulta quasi una traccia del pensiero di papa Montini sull’opera dantesca, traccia non conclusa, ma lasciata aperta all’approfondimento da parte dei lettori.[28]
La visione pontificia espressa da questo documento risulta in completa consonanza con il lavoro svolto dagli Accademici in quegli anni, consistente in un approfondimento filologico unito al desiderio di diffondere la conoscenza dell’opera di Dante: „Quelli poi di più pronto ingegno non solo rivolgano con mano applicata giorno e notte l’esemplare della ‚Divina Commedia‘ … e approfondiscano sempre meglio e scoprano quello che in essa ancora è inesplorato e oscuro. Cerchino tutti di leggerla tutta, non precipitevoli e frettolosi, ma con mente penetrante e con meditazione amorosa.“[29]
Rispetto ai centenari precedenti, nella primavera del 2012, con un anticipo di nove anni, anche la Santa Sede, tramite il Pontificio Consiglio per la Cultura, ha istituito un Comitato scientifico-organizzativo, col fine di „promuovere un percorso articolato di studio … per un ampio progetto di divulgazione e di comunicazione di Dante … Un percorso che … mira a conoscere e farlo conoscere come un profeta di speranza e testimone del desiderio di infinito nel cuore dell’uomo“.[30] La ricorrenza del 2021 è stata anticipata anche da un messaggio di papa Francesco del 4 maggio 2015 in occasione della celebrazione del 750° anniversario della nascita di Dante, nel quale si augurava che la preparazione alla ricorrenza del 2021 potesse „far sì che la figura dell’Alighieri e la sua opera siano nuovamente comprese e valorizzate“.[31]
Del 25 marzo 2021 è la lettera apostolica „Candor lucis aeternae“ di papa Francesco,[32] nella quale il Vescovo di Roma riprende i temi già trattati dai documenti pontifici redatti per queste circostanze, accentuando due parole, desiderio e felicità, non utilizzate nel passato: „Ci imbattiamo in due temi fondamentali di tutta l’opera dantesca: il punto di partenza di ogni itinerario esistenziale, il desiderio, insito nell’animo umano, e il punto di arrivo, la felicità, data dalla visione dell’Amore che è Dio“. ‚Avvicinarsi e avvicinare a Dante‘ potrebbe essere la sintesi dell’augurio del pontefice per il centenario. Dante „sa leggere in profondità il cuore umano e in tutti … sa scorgere una scintilla di desiderio per raggiungere una qualche felicità, una pienezza di vita“ e „il suo umanesimo è ancora valido e attuale e può certamente essere punto di riferimento per quello che vogliamo costruire nel nostro tempo“. Per questo il Pontefice invita a divulgare il più possibile l’opera dantesca, non ai soli livelli accademici e scolastici, ma a tutte le forme possibili di comunicazione, dal momento che in Dante possiamo intravedere „un precursore della nostra cultura multimediale, in cui parole e immagini, simboli e suoni, poesia e danza si fondono in un unico messaggio“.
La direzione dei Musei Vaticani ha risposto all’appello di papa Francesco a rendere accessibile il patrimonio letterario e umano di Dante, organizzando il progetto didattico virtuale „Dante nei Musei Vaticani“: un percorso attraverso quelle opere e testimonianze visive che rimandano al Poeta fiorentino e alla „Divina Commedia“.[33] Il percorso è stato supportato da materiale didattico scaricabile e da una ricca photogallery delle opere citate, commentate da Adele Breda, coordinatrice del progetto. Il lancio web di questo percorso ha coinciso, il 3 maggio, con la riapertura dei Musei Vaticani dopo il lungo fermo imposto dall’emergenza pandemica; tale coincidenza è stata vista come beneaugurante e, come aveva auspicato anche papa Francesco, ha rappresentato „un invito alla speranza, quella speranza di cui Dante è profeta“.
La Biblioteca Apostolica Vaticana, oltre a celebrare Dante con l’Agenda 2021 riccamente decorata con immagini dei più preziosi manoscritti contenenti le opere dantesche, ha realizzato una mostra online intitolata „Sulle orme di Dante“. Attraverso decine di manoscritti (ricordiamo che degli 850 esemplari pergamenacei giunti fino a noi, 40 si trovano nella Vaticana), libri a stampa, incisioni e medaglie, il visitatore si immerge nel viaggio di Dante, ripercorrendo la strada che dall’Inferno conduce alla luce del Paradiso. Il visitatore trova un’ampia introduzione, bellissime immagini e una bibliografia di riferimento. La voce „browse“ permette di addentrarsi nella selva degli approfondimenti (fonti, particolarità dei testi, fatti storici), con note che illustrano i dettagli delle immagini.[34]
Riscoperta di Dante come padre della lingua italiana
Nell’introduzione avevamo annunciato che le pubblicazioni non sarebbero rientrate all’interno di questa rassegna; tuttavia, mentre lavoravamo alla stesura dell’articolo, è giunta la dolorosa notizia dell’improvvisa scomparsa del professor Luca Serianni, uno dei massimi studiosi della „Commedia“, avvenuta il 21 luglio 2022. Pertanto, ci sembrava doveroso dedicare un seppur breve tributo al suo ultimo libro „Parola di Dante“ (Bologna 2021), pubblicato proprio per le celebrazioni del centenario. In questo suo ultimo lavoro, Serianni ha voluto guidare il lettore ad accostarsi alla genialità linguistica di Dante, sottolineando quanto la „Commedia“ sia diventata un serbatoio linguistico che ha alimentato le espressioni dell’italiano. L’autore ha analizzato l’eredità lessicale della „Commedia“, mostrando come alcune espressioni sono rimaste inalterate fino ad oggi, mentre altre hanno cambiato in tutto o in parte significato: in particolare, maggiore evidenza è stata posta sui modi di dire coniati da Dante.
Durante l’anno del centenario Luca Serianni ha tenuto numerosi interventi accademici e divulgativi; di questi vorremmo ricordare le sei video-lezioni registrate dalla Società Dante Alighieri per il suo canale „Le pillole della Dante“. Ideato per offrire una collana di ‚pillole‘ culturali in formato di brevi video con interventi di docenti ed esperti di diverse discipline, nel 2021 questo progetto si è concentrato sull’opera di Dante. Tra questi video spiccano le sei lezioni intitolate „Temi e momenti della Commedia“, nelle quali il professor Serianni ha affrontato in modo chiaro e puntuale alcuni temi riguardanti la lingua di Dante, i personaggi del „Purgatorio“ e del „Paradiso“ e altro ancora.[35]
Collegato al lascito lessicale analizzato da Serianni, troviamo il convegno „Dantismi. L’eredità di Dante tra parole e musica“, organizzato dai Dipartimenti di Studi Umanistici e di Musicologia dell’Università di Pavia (24–26 novembre).[36] Il tema centrale del convegno è stato sintetizzato nel titolo „Dantismi“, categoria che comprende tutte le forme di citazione o riferimento alla figura e all’opera di Dante Alighieri, manifestate nel corso dei secoli. Nel contesto linguistico, i dantismi includono le parole create o rinnovate da Dante, nonché le espressioni che dai suoi versi sono diventate proverbi. Dante è stato descritto da Bruno Migliorini come il „demiurgo“ di una „lingua capace di tutti gli usi letterari e civili“ e la „Commedia“ „il capolavoro in cui gli italiani riconobbero la loro propria lingua riplasmata e sublimata“.[37] Se Tullio De Mauro ci ha insegnato che la lingua italiana è debitrice all’80 % dell’opera di Dante,[38] Luca Serianni ha mostrato come buona parte di quei vocaboli nel tempo ha cambiato significato.[39] Il convegno ha così voluto esplorare il lascito dantesco alla prova del tempo, verificando come quel patrimonio di parole e frasi si sia nel tempo rinnovato, specializzato e risemantizzato. Gli Atti del convegno hanno approfondito alcuni momenti e aspetti di questo specifico versante, analizzando campionamenti e carotaggi su testi letterari e non letterari per ricostruire la fortuna dei dantismi lessicali e fraseologici.[40]
L’Accademia della Crusca ha aiutato a riscoprire Dante come padre della lingua italiana attraverso l’iniziativa „Una parola di Dante al giorno“: per tutto il 2021, l’Accademia ha pubblicato sul suo sito internet e sui canali social una diversa parola o espressione dantesca. 365 schede dedicate alla sua opera, affacci essenziali sul lessico e sullo stile del Poeta, locuzioni, motti, latinismi, neologismi creati da Dante, che in gran parte fanno ancora parte del nostro patrimonio linguistico, con brevi note di accompagnamento. Così, grazie alla #paroladidantefrescadigiornata, l’hashtag ideato per questa iniziativa, i lettori hanno avuto l’occasione di ricordare e approfondire l’eredità linguistica lasciata da Dante.[41]
Sempre l’Accademia della Crusca, in collaborazione con l’Istituto del CNR Opera del Vocabolario Italiano, ha dato vita al „Vocabolario Dantesco“, progetto nato nell’ambito delle celebrazioni per i due centenari del Poeta (2015 e 2021).[42] Questo lavoro nasce come una risorsa informatica, accessibile gratuitamente dalla rete, in continuo aggiornamento e si propone come uno strumento innovativo che consenta una piena comprensione del lessico di Dante in rapporto alla lingua del suo tempo. La redazione delle voci del „Vocabolario“ prende il via dalla „Commedia“, ma mira a raccogliere l’intero patrimonio lessicale contenuto nelle opere del Poeta. Il „Vocabolario Dantesco“ arricchisce l’approccio lessicografico tradizionale con un dialogo costante con importanti risorse informatiche: ogni scheda include collegamenti ipertestuali per accedere ad altre fonti informative come la „Lessicografia della Crusca“ o l’„Enciclopedia Dantesca“. Tra le altre risorse utilizzate per la redazione, si citano la banca dati testuale delle opere di Dante contenuta nel CD-Rom allegato alla riedizione delle Opere di Dante della Società Dantesca Italiana e il progetto „Dante Search“, che consente l’accesso ad un corpus integralmente lemmatizzato. Le voci del „Vocabolario“ non si limitano alle parole dell’edizione critica di Petrocchi, ma includono le varianti lessicalmente significative presenti nella tradizione manoscritta, seguendo un principio della lessicografia storica.
Questa iniziativa è diventata una novità importante nella bibliografia del Poeta, diversa dall’Enciclopedia Dantesca che non tratta le voci lessicali. Le schede del Vocabolario integrano tradizione e modernità, con un’interfaccia dinamica e sistemi di ricerca avanzati, adatti sia al pubblico esperto sia a quello più vasto; è un’opera completa che illustra sistematicamente il lessico dantesco, interpretandolo alla luce delle più recenti acquisizioni, per rispondere così alle esigenze di ricerca linguistiche e filologiche.[43]
L’Accademia dei Lincei ha reso omaggio al genio creativo-linguistico di Dante ricercando quali fossero le possibili letture del Poeta attraverso quanto lui stesso, nelle sue opere, ha dichiarato di aver letto, nel tentativo di ricostruire quale potesse essere la sua biblioteca personale. A differenza di Petrarca, l’Alighieri non possedette mai una vera e propria biblioteca – la sua casa a Firenze venne saccheggiata dopo l’esilio e durante tutto il resto della sua vita venne ospitato in diverse dimore – e non sappiamo dove abbia potuto leggere i tanti testi che compaiono nelle sue opere.
Con queste premesse è stata allestita la mostra „La biblioteca di Dante“ (7 ottobre 2021–16 gennaio 2022), in cui sono stati esposti, presso la Biblioteca Accademica di Roma, 76 antichi manoscritti e diverse postazioni interattive che contenevano le opere degli autori classici e della cultura cristiana lette da Dante nel periodo della sua formazione e dell’attività poetica.[44] Conoscere i libri che Dante dichiara di aver letto significa sapere come ha funzionato il processo creativo e come egli è giunto ad arricchire il mondo della „Commedia“ di immagini, episodi, emozioni, sentimenti e linguaggi. Per inaugurare questo evento, l’Accademia ha organizzato un convegno internazionale (7–9 ottobre) intitolato proprio „La biblioteca di Dante“ per approfondire i temi proposti nella mostra.[45] In particolare, si è voluto rispondere all’interrogativo di come sia stato possibile il miracolo della „Commedia“, su quali basi culturali ha potuto contare Dante nella composizione del Poema e quali sono le ragioni di un successo ancora così straordinario.
Il ruolo di Dante e della sua opera nello sviluppo della cultura e nella formazione del canone letterario italiano è stato oggetto di studio del progetto „Idee di Dante: scrittori e critici“, promosso dalle cinque università del Lazio (Roma Tre, La Sapienza, Tor Vergata, Tuscia e Cassino). L’indagine ha mirato a ricostruire l’„idea di Dante“ presente nelle opere dei grandi scrittori dal Trecento al Novecento, puntando a definire lo spazio occupato dall’Alighieri nell’orizzonte culturale e poetico di tali autori. Gli interventi si sono concentrati sulla ricezione di Dante attraverso l’analisi della rielaborazione letteraria delle sue opere e sulla definizione dello spazio culturale e poetico che il Fiorentino ha occupato nei lavori dei principali autori della letteratura italiana, da Petrarca a Pasolini, e di un selezionato numero di critici novecenteschi di primaria importanza, che hanno operato sul versante storico-critico, linguistico, filologico e filosofico, come Bruno Nardi e Natalino Sapegno. Hanno concluso il progetto un convegno (26–28 ottobre)[46] e la serata finale del Festival dantesco universitario presso il Teatro Palladium di Roma Tre (27 ottobre).
Parlare della lingua di Dante significa analizzarla in ogni sua sfaccettatura, anche negli usi meno nobili. Di questo aspetto ha trattato il ciclo di quattro conferenze „Gli insulti del giovane Dante: poesia e politica a Firenze“, tenutosi presso l’École française di Roma (11, 18 e 25 maggio, 1° giugno), con relatore il professor Giuliano Milani.[47] Nelle lezioni è stata approfondita la tenzone con Forese Donati, una competizione poetica articolata in provocazioni e risposte, un vero e proprio dissing ante litteram.[48] Alle invettive dantesche sviluppate in tre sonetti in cui l’avversario è accusato di essere impotente, povero, ladro, avido e ingordo, risponde Forese, sempre mediante sonetti, in cui accusa Dante di essere figlio di un usuraio, di essere povero e di non essere stato capace di vendicarsi. Questo poco-poetico scambio è stato scritto subito dopo le poesie d’amore e la „Vita Nova“ ed è stato oggetto di molte diatribe tra gli studiosi, che lo hanno definito una sperimentazione stravagante e addirittura un falso. Tuttavia, se visto nel contesto del conflitto tra i ‚magnati‘ e i ‚popolani‘ che contraddistingue la Firenze degli anni ’90 del 1200, la tenzone diventa una fonte storica importante per il progetto popolare di disciplinare il comportamento dei magnati e la loro reazione. Questa interpretazione collega lo scambio poetico al primo impegno politico di Dante e permette di riconoscere la sua coerenza nel percorso biografico dell’Alighieri.[49]
Dante divulgato
In questa seconda sezione abbiamo cercato di raccogliere le principali iniziative realizzate durante il centenario per avvicinare il maggior numero di persone all’opera di Dante. In particolare ci siamo soffermati sulle letture dantesche, le mostre, le iniziative digitali, gli spettacoli musico-teatrali e gli itinerari; infine un accento particolare è stato posto sulle iniziative che si sono tenute a Firenze, Verona e Ravenna.
„E quindi uscimmo a riveder le stelle“ è il verso della „Divina Commedia“ più volte citato a partire dal marzo del 2020, per indicare il desiderio di tutta la popolazione italiana di uscire dall’inferno delle pesanti restrizioni sociali imposte dalla pandemia causata dal Covid. Questo verso si è così trasformato nel motto che ha accompagnato i numerosissimi eventi di lettura, parziale o totale, della „Commedia“, realizzati per lo più sotto la volta stellata del cielo estivo con la possibilità di riprendere le attività sociali.
L’iniziativa di leggere la „Commedia“ è sorta già negli anni ’90, quando Vittorio Gassman e la Società Dante Alighieri produssero il programma televisivo „L’amor che move il sole e l’altre stelle“: in questa lettura l’attore si concentrò soprattutto sul senso spirituale, la musicalità e le suggestioni generate dal testo, piuttosto che sul suo significato letterale. Di lì a pochi anni, Vittorio Sermonti si cimentò nell’impresa a Milano, presso la basilica di Santa Maria delle Grazie, presto insufficiente per l’afflusso di pubblico da rendere necessario l’utilizzo della piazza. Roberto Benigni, attraverso lo spettacolo „Tutto Dante“, ha portato la „Divina Commedia“ in molte piazze d’Italia e in alcuni teatri europei.[50]
Il Comune di Ravenna ha reso omaggio alla „Divina Commedia“ organizzando la prima lettura perpetua della storia, attraverso l’iniziativa „L’ora che volge al desio“, grazie alla quale ogni cittadino ha la possibilità di leggere un canto della „Divina Commedia“ presso la tomba di Dante. Iniziata il 14 settembre 2020 e trasmessa ogni giorno in diretta sui canali social, l’intento è di mantenerla in vita fino al 2121, anno dell’ottavo centenario della morte di Dante, per condividere con i posteri un patrimonio di un secolo di letture e di amore di tutte le persone del mondo per Dante e la sua „Commedia“.[51]
L’Università di Torino ha organizzato il 28 novembre una „Maratona dantesca“, nella quale più di 100 lettori, studenti, docenti e appassionati, hanno letto i 100 canti. L’evento si è svolto in presenza nell’Aula Magna Cavallerizza Reale e in diretta streaming su UniTo Media e sul canale social della „Maratona dantesca“: la scuola Balletika ha dato vita ad alcuni balletti per intervallare il passaggio tra i tre Regni dell’Aldilà.
Sempre legato alla lettura della „Commedia“, segnaliamo l’iniziativa „Dante in Duomo“ tenutasi dal 7 aprile al 15 luglio nella cattedrale di Milano. Ogni giorno è andato in scena un canto, con la collaborazione dei musicisti del Teatro alla Scala e degli allievi del Piccolo Teatro di Milano. Con questa iniziativa si è voluto riproporre l’idea di 634 anni prima, quando nel 1418 la Veneranda Fabbrica organizzò una Lectura Dantis per raccogliere fondi destinati alla costruzione della nascente Cattedrale. Nel 2021 non c’era questa esigenza, ma si è voluto riproporre la lettura della „Commedia“ per raccogliere la bellezza della parola di Dante che è viva nella cultura milanese da oltre sette secoli.
„La Divina Commedia in 100 Borghi“ è il recital itinerante che dal 31 maggio al 7 settembre ha portato un canto della „Divina Commedia“ in un diverso borgo della Penisola. Ideato da Matteo Fratarcangeli col patrocinio di diverse associazioni locali, questo progetto aveva l’intenzione di riaffermare il linguaggio come strumento di condivisione e far rivivere la lingua italiana come punto di unione del popolo italico, soprattutto nei luoghi geografici „dimenticati“. La struttura degli spettacoli richiamava le tradizioni antiche dei cantori e degli aedi: tramandare le esperienze alle generazioni future e trovare il filo che si riannoda alla realtà. Il commento al testo ha messo al centro l’uomo e il suo desiderio, trasformando queste serate in un cammino di elevazione verso i nostri desideri; una „Commedia“ letta con gli occhi dell’uomo smarrito di oggi che si infonde verso i bisogni materiali della vita e non si eleva verso i propri desideri.
Il 2021 ha riservato anche un’altra novità: per la prima volta la „Divina Commedia“ è stata interpretata per intero da una voce e da uno sguardo femminile, quelli dell’attrice Lucilla Giagnoni, che dal Teatro Faraggiana di Novara, di cui è direttrice artistica, ha registrato tutti i 100 canti, trasmessi su Rai5.
A livello editoriale, l’idea di avvicinare la „Commedia“ al grande pubblico è stata realizzata da Mondadori, cha ha messo in gioco la passione per Dante di tre grandi divulgatori contemporanei: Alessandro D’Avenia, scrittore e docente; Franco Nembrini, preside di una scuola, da anni tiene seminari e incontri per raccontare la „Commedia“; Gabriele Dell’Otto, illustratore di supereroi Marvel e DC. Per consentire un’agevole comprensione dell’opera dantesca, al testo originale è stata affiancata una parafrasi in italiano contemporaneo e sono state eliminate tutte le note di apparato critico, sostituite da un ampio commento curato da Franco Nembrini. Alessandro D’Avenia ha scritto le introduzioni alle tre Cantiche, con il compito di coinvolgere il lettore, mostrandogli tutta l’attualità dell’opera dantesca. All’inizio di ogni canto si aggiungono le illustrazioni ideate e realizzate da Gabriele Dell’Otto[52].
Anche l’arte del fumetto ha voluto omaggiare Dante: la celebre fiera „Lucca Comics and Games“ ha dedicato al Sommo Poeta l’edizione del 2021 intitolandola „A riveder le stelle“ e ritraendo il Fiorentino nel suggestivo manifesto dell’evento.
Segnaliamo qui altri due omaggi fumettistici all’autore della „Divina Commedia“. Il primo a opera della Disney e della Giunti, che ha ristampato due parodie disneyane dell’Inferno dantesco e aggiunto un racconto illustrato inedito che ritrae un giovane Dante. La prima parte, intitolata „PaperDante“, presenta la storia di un Dante-papero alle prese con la sua innata curiosità e una caverna misteriosa, mentre la seconda parte del libro presenta „L’Inferno di Topolino“, prima parodia disneyana dell’opera dantesca, pubblicata nel 1949 e scritta in terzine dantesche; infine „L’Inferno di Paperino“, in cui lo sfortunato papero, vessato dai debiti e da una situazione opprimente, ripercorrerà in sogno l’infernale viaggio dantesco.[53]
Il secondo omaggio è la pubblicazione del volume „La Divina Comics“. La vera storia della „Divina Commedia“ a fumetti, opera di Francesco Spagnolo, con alcune illustrazioni sul profilo Instagram dell’autore, che ha voluto così testimoniare anche la lunga gestazione di questo fumetto. Dante in fumetti, ma anche sui social, per raggiungere il maggior numero di persone possibile e di ogni età.
Mostre
Proprio al fine di divulgare in maniera quanto più estesa il genio di Dante, grande impulso hanno avuto le mostre.[54] Durante lo spoglio delle mostre, è emerso come molti eventi sono stati proposti da Archivi di Stato, che hanno aperto i loro fondi alla ricerca di indizi e tracce del Toscano illustre. L’Archivio di Stato di La Spezia, con l’evento „Dante in Archivio: nuncium specialem Dantem Alegerii de Florentia ad pacem“ (22–26 marzo) ha presentato le „Carte della pace di Dante“ rogate nel 1306 dal notaio Giovanni di Parente Stupio, documenti che testimoniano il ruolo di Dante come diplomatico al servizio dei marchesi Malaspina. Invece, l’Archivio di Stato di Treviso ha pubblicato sul sito web dell’Istituto un atto notarile riguardante la commissione per la realizzazione dell’arca funebre di Pietro, primogenito di Dante, morto a Treviso il 21 aprile 1364.[55]
Hanno riscosso ampio successo di pubblico e critica tre mostre romane. „Inferno“, alle Scuderie del Quirinale (15 ottobre 2021–23 gennaio 2022), è stata per i visitatori l’occasione di viaggiare all’interno della prima cantica della „Commedia“ attraverso le sue rappresentazioni plastiche e pittoriche, i luoghi terrifici e le visioni laceranti dell’inferno, fino a giungere all’inferno della follia e della guerra, con il ‚lieto fine‘ del ‚rivedere le stelle‘, ossia un’ultima sala, prevalentemente bianca, dedicata allo spazio e alle stelle. L’esposizione, potente nel suo progetto e nella sua realizzazione, ha desiderato „cogliere e rappresentare, con la forza delle immagini, il totale impulso morale della Commedia, che attraverso una visione apocalittica tende a una prodigiosa azione di redenzione individuale e collettiva, con il superamento del mondo che mal vive“.[56]
Villa Farnesina ha ospitato la mostra „Il trittico dell’ingegno italiano: Dante 1321–2021, Raffaello 1520–2020, Leonardo 1529–2019“ (16 giugno 2021–13 gennaio 2022). L’Accademia dei Lincei ha inteso così proporre una rassegna sul gusto e sull’estetica che nel primo dopoguerra hanno presieduto alle celebrazioni dei centenari di Leonardo (1919), Raffaello (1920) e Dante (1921). In particolare, l’esposizione si è rivelata propedeutica alle altre mostre dedicate specificamente al Sommo Poeta:[57] „La ricezione della Commedia dai manoscritti ai media“ (26 marzo – 25 giugno 2022) e „Con gli occhi di Dante. L’Italia artistica nell’età della Commedia“ (26 marzo – 25 giugno 2022). La prima mostra, corredata da un convegno internazionale, ha tentato di offrire un quadro esauriente della ricezione e della fortuna della „Divina Commedia“ attraverso i secoli e dei vari media che hanno veicolato l’opera dantesca, a partire dai più antichi manoscritti fino alla contemporaneità. Mentre la seconda mostra si è rivelata un complemento fondamentale alla prima: alla base del progetto di quest’ultima poggiava infatti la convinzione che la cultura di Dante si sia nutrita sì di libri, ma anche di pratiche artistiche e di opere che hanno costituito un punto di riferimento per l’immaginario del Poeta nel costruire il suo viaggio ultraterreno.
„La Vita Nova: l’amore in Dante nello sguardo di 10 artiste“, al Museo di scultura antica Giovanni Barracco di Roma (9 giugno – 19 settembre), ha messo al centro le donne. La mostra, ideata e curata da Alessandra Mammì, ha richiesto il coinvolgimento di dieci artiste italiane contemporanee di diverse generazioni e di un’opera d’arte visiva della poetessa Patrizia Cavalli, alle quali è stato chiesto di elaborare un percorso che avesse come fulcro i temi della „Vita Nova“. Così, ad esempio, la celebrazione dell’amore nell’opera giovanile del Poeta è rivista dalla fotografa Letizia Battaglia, che ha ritratto Rosaria Schifani, vedova dell’agente morto a 27 anni nella strage di Capaci, e la dolcezza di un angelo bambino insieme alla scultura che raffigura Eleonora d’Aragona.
Una rilettura contemporanea della „Commedia“ è stata offerta anche dalla mostra „Il Viaggio – Dalì incontra Dante“ (8–24 ottobre). Presso le Sale espositive del Filandone di Martinengo, provincia di Bergamo, sono state esposte le cento xilografie per i cento canti dell’opera del Sommo Poeta, eseguite da Salvador Dalì su commissione dell’Istituto Poligrafico dello Stato.
Forlì, la città ghibellina degli Ordelaffi, che ospitò in varie occasioni l’esule Poeta fra il 1302 e il 1313, è stata sede della mostra „Dante. La visione dell’arte“ (30 aprile – 31 luglio)[58]: l’esposizione ha inteso restituire una rilettura della figura di Dante e della sua opera attraverso la presentazione di circa 300 opere, provenienti dalle più importanti collezioni del mondo,[59] dei più noti artisti dal Duecento al Novecento (Giotto, Beato Angelico, Michelangelo, Tintoretto, fino ad arrivare a Sartorio, Previati, Casorati), che si sono cimentati nel rendere immagine-visibile l’immagine-parola creata da Dante. Il visitatore è stato così accompagnato in un affascinante viaggio tra le parole e le immagini, a dimostrazione di come il successo corale di Dante nelle diverse forme artistiche abbia contribuito a definire, attraverso la sua eredità, i codici espressivi della nostra civiltà.
Iniziative digitali
Ulteriore modo per avvicinare le persone all’opera di Dante è stato l’utilizzo di social network, incoraggiato anche dalla ben nota situazione pandemica. Serve questo scopo la pagina „Illuminated_Dante_Project“, che mediante Instagram vuole far conoscere e rendere accessibile a un vasto pubblico il pregevole lavoro di ricerca del gruppo di Filologia Italiana dell’Università di Napoli Federico II. L’iniziativa „Illuminated Dante Project“, coordinata dal professore Gennaro Ferrante, si propone di allestire un archivio online e un database codicologico e iconografico di tutti gli antichi manoscritti della „Commedia“ di Dante provvisti di immagini e che intrattengono relazioni col testo del Poema. Il progetto, interamente visualizzabile online,[60] ha raccolto a marzo 2023 i dati di circa 280 manoscritti datati e databili tra i secc. XIV e XV. Tale ricerca di alto livello scientifico è accompagnata da un lavoro di divulgazione ed è in tal senso che va interpretata l’apertura della pagina Instagram sopracitata.
Simpatico, per quanto meno meritorio del progetto di Napoli, è l’utilizzo che di Dante fa sui social la pagina „SignificarDantepermeme“, la quale crea dei meme con citazioni dalla „Divina Commedia“ e a marzo 2023 ha raggiunto più di quattrocento seguaci.
Anche Youtube ha contribuito a festeggiare Dante: numerosi sono stati i video divulgativi, in particolare di Alessandro Barbero che ha approfondito la figura del Sommo Poeta con brevi filmati.[61]
Ulteriori iniziative digitali hanno investigato il rapporto del Fiorentino con altre scienze, tra cui la Scuola estiva di formazione per docenti in Astronomia e Astrofisica di Reggio Calabria (26–31 luglio), che ha proposto una serie di incontri online per approfondire il rapporto tra il Poeta e la scienza e il ruolo di materie come la fisica, l’astrologia e la chimica all’interno della „Commedia“.[62]
La rete permette anche di abbattere le distanze fisiche. Su questo presupposto è nato il progetto „Dante, terzine from the world“, promosso dalla „Casa della poesia di Como“. Dal 25 marzo al 30 settembre, sui canali social dell’associazione, oltre venti poeti da tutto il mondo hanno letto la „Divina Commedia“ in coreano, giapponese, inglese, turco, ucraino, estone, portoghese e in tante altre lingue: un modo per divulgare l’opera e la figura dantesca non solo all’interno dei confini nazionali, ma fino alla fine del mondo.
Spettacoli musicali e teatrali
Anche il palcoscenico ha voluto celebrare la figura del Sommo Poeta. Lo ha fatto, e lo sta facendo ancora oggi, il poliedrico Simone Cristicchi, con il suo spettacolo „Paradiso – Dalle tenebre alla luce“. Questa rappresentazione teatrale ha debuttato il 23 luglio in piazza Duomo a San Miniato (PI) e ancora oggi, a marzo 2023, è rappresentato nei teatri italiani. Cristicchi interpreta la terza cantica interrogandosi sulla natura dell’uomo e sul suo compito: dare luce a sé stesso e agli altri, cercando dentro l’inferno, a volte presente proprio nel cuore dell’uomo, barlumi di Paradiso. Cristicchi rappresenta sulle scene le tenebre e le luci dell’uomo, il viaggio interiore di ciascuno di noi dall’oscurità all’alba, aiutato dai mistici di ogni tempo il cui messaggio riecheggia ancora oggi come faro per un’umanità in tempesta, persa nella „selva oscura“. Ecco, dunque, che secondo l’autore della pièce la tensione verso il Paradiso diventa metafora dell’evoluzione e dell’elevazione dell’essere umano, in perenne slancio verso le vette più alte.
Molto poetico è stato anche lo spettacolo teatrale „Commedia divina“, progetto triennale che prevede un’elaborazione scenica del Poema dantesco sulla base del lavoro commissionato tra il 1989 e il 1991 dal regista Federico Tiezzi a tre poeti: Edoardo Sanguineti per l’„Inferno“, Mario Luzi per il „Purgatorio“ e Giovanni Giudici per il „Paradiso“. Nel 2021, il Teatro Grande di Pompei ha accolto la prima de „Il Purgatorio. La notte lava la mente“ di Mario Luzi, uno dei poeti italiani più importanti della seconda metà del Novecento. Accanto a Dante e Virgilio, il poeta di Castello ha introdotto la figura di ‚Poema‘: con questa aggiunta Luzi, fedele nel resto all’opera dantesca, depone la sua penna al cospetto della „Commedia“ e celebra il valore e l’importanza della parola. Il lavoro teatrale di Tiezzi ha invece tentato di rendere e interpretare la cantica mediana con accorgimenti interessanti, come ad esempio il gioco di luci fredde per sottolineare l’intangibilità delle anime, elemento costante del „Purgatorio“.
Da segnalare il progetto „Dante delle marionette“, che ha voluto evidenziare le sinergie culturali e artistiche fra la „Commedia“ ed il linguaggio del Teatro di Figura. Il progetto si è articolato in varie fasi: la prima prevedeva lo spettacolo „Una Divina Commedia“, rappresentato al Piccolo Teatro Grassi – Teatro d’Europa a Milano; la seconda, la visione del film „Dante delle Marionette“; la terza, la mostra „Le figure di Dante“, presso il Museo del Teatro di Figura di Milano; la quarta, l’evento performativo „Dante delle Marionette“. L’ultima fase del progetto (27 giugno – 25 agosto) aveva come principali personaggi i burattini che a Milano hanno rappresentato la „Divina Commedia“ con lo spettacolo teatrale „Dante in baracca“: per quattro domeniche hanno dato la loro interpretazione dell’opera dantesca le compagnie storiche di Is Mascareddas, con uno spettacolo di tradizione sarda, il Teatro del Drago, con un evento della tradizione emiliano-romagnola, mentre il Teatro Puntino e l’Accademia del Profondo, all’interno della quale collaborano ragazzi e ragazze della Casa circondariale di Milano San Vittore, hanno voluto diffondere il capolavoro dell’Alighieri specificamente tra giovanissimi e giovani.
Ovviamente il mondo della musica non poteva esimersi dal festeggiare l’importante ricorrenza del settecentenario. Il concerto „Dante’s Dream – Tutte quelle vive Luci“, a Villa Gianetti a Saronno (19 giugno), ha voluto omaggiare la figura del Sommo Poeta con l’arte di Fabius Constable, musicista e compositore lariano, direttore della Celtic Harp Orchestra, composta da 24 arpe celtiche. Il concerto ha visto l’esecuzione con l’arpa delle liriche di Dante su musica dal maestro Constable: l’esecuzione è stata accompagnata da un impianto di luci, che ha esaltato l’atmosfera e l’orchestra.
Multimediale è stato l’omaggio portato a Dante dall’evento „Non sembiava imagine che tace“:[63] la proiezione del film muto „L’Inferno“, realizzato nel 1911, albori del cinema, da Francesco Bertolini, Giuseppe de Liguoro e Adolfo Padovan, è stata accompagnata dalla musica della composizione „La Divina Commedia: illustrazioni drammatico-musicali per pianoforte a quattro mani“ di Cesare San Fiorenzo.
Da sala cinematografica è stato l’evento „Le LA du monde – Il LA del mondo“, inizialmente performance in tanti luoghi e paesi differenti. Dal 2006 infatti l’artista franco-italiana Ghislaine Avan ha filmato più di 2000 persone da 70 nazionalità mentre nella loro lingua leggevano un passo della „Divina Commedia“. È nato così un Poema audiovisivo che presenta i 100 canti dell’opera dantesca letti dall’umanità e che è stato proiettato simultaneamente il 14 settembre 2021 su 100 schermi in 100 luoghi del mondo.
„Ed elli avea del cul fatto trombetta“ non è solo il verso che chiude il XXI canto dell’„Inferno“, ma anche il nome che il più vecchio carnevale d’Italia ha dato alle celebrazioni dantesche. Fano, in „quel paese / che siede tra Romagna e quel di Carlo“, ha dedicato l’edizione del carnevale del 2021 a Dante. Così, ogni elemento del carnevale, a partire dai carri allegorici fino a mostre, coreografie di danza, talk show culturali e anche i veglioni, è stato declinato in funzione della rappresentazione dell’illustre Toscano e dei temi a lui ricollegabili.
Infine, in occasione dell’anniversario dantesco il regista Pupi Avati ha annunciato la lavorazione del film „Dante“, che avrebbe visto le sale nell’autunno del 2022.
Itinerari
Rendere omaggio al Sommo Poeta per molti ha significato anche scoprire e percorrere i territori che Dante ha dovuto lasciare dietro a sé con la condanna all’esilio del 1302. Nel 2021 è stato inaugurato uno degli itinerari più frequentati: il „Treno di Dante“. A bordo dello storico treno „100 porte“, costruito quasi un secolo fa, il visitatore può partire da Firenze, città di nascita del poeta, e arrivare a Ravenna, luogo della sua morte.[64] Più contemplativo risulta invece l’itinerario „Le Vie di Dante“, che ripropone il viaggio di Dante da Firenze a Ravenna attraverso l’Appennino a ritmi rilassati, per approfittare appieno della bellezza del territorio e delle sue tipicità. Chi non volesse prendere il treno infatti potrà procedere in sella a una bicicletta lungo la storica Via Faentina o a piedi tra molteplici percorsi. Infine, il cammino „Dante nella Lunigiana storica: dal castello dei Malaspina di Mulazzo alla Valle di Castelnuovo Magra“, promosso dal Comune di Mulazzo, ha permesso a molte persone di visitare e conoscere i luoghi della Lunigiana visitati da Dante.
Firenze
Come facilmente immaginabile, nell’anno del centenario la patria del poeta è stata teatro di molteplici eventi, motivo che ci ha spinto a riportare soltanto quelli che hanno coinvolto le istituzioni culturali più rappresentative della città.
Il Museo del Bargello ha presentato una mostra intitolata „Onorevole e antico cittadino di Firenze“ (11 maggio – 8 agosto), in cui si è tentato di ricostruire il complesso rapporto tra Dante e la sua città natale, dagli anni immediatamente seguenti alla morte del Poeta fino agli anni Cinquanta del Trecento. L’esposizione si è articolata in sei sezioni, con oltre cinquanta manoscritti e opere d’arte, per ricostruire il rapporto tra il Poeta e Firenze mediante copisti, miniatori, commentatori, lettori e volgarizzatori che hanno avuto tra le mani la „Commedia“ subito dopo la scomparsa del suo autore. La mostra è stata preceduta da un ciclo di seminari di filologia dantesca che ha contribuito a fare luce anche sulla Firenze della prima metà del Trecento.
La Biblioteca Medicea Laurenziana, la Biblioteca Nazionale Centrale e la Biblioteca Riccardiana hanno contribuito in sinergia alle celebrazioni con la mostra „Dante e il suo tempo nelle biblioteche fiorentine“ (24 settembre 2021 – 14 gennaio 2022). L’evento, svoltosi contemporaneamente nelle tre sedi, ha offerto ai visitatori un percorso tra un patrimonio librario rarissimo e di straordinaria importanza culturale, composto di manoscritti e antiche edizioni delle opere dantesche del patrimonio delle tre istituzioni fiorentine e, per la prima volta, integrate in un unico percorso espositivo.
Il Museo Galileo e le Gallerie degli Uffizi hanno collaborato all’allestimento della mostra „Dall’Inferno all’Empireo. Il mondo di Dante tra scienza e poesia“ presso Palazzo Pitti e il Museo Galileo (14 dicembre 2021 – 29 maggio 2022). Questa esposizione ha tentato di fornire un quadro delle competenze scientifiche di Dante nella cultura del suo tempo, illustrando passi della „Commedia“, del „Convivio“ e della „Questio de aqua et terra“ attraverso opere d’arte, manoscritti, modelli tridimensionali e prodotti multimediali sul sistema cosmologico, la geografia fisica e spirituale. Ruolo preminente è stato dato al rapporto con la cultura islamica, che emerge nell’opera di Dante. Il percorso espositivo, che ha utilizzato ampiamente grandi modelli tridimensionali e proiezioni multimediali immersive, ha seguito lo schema delle tre Cantiche: nell’Inferno il visitatore si è immerso nelle viscere della terra; nel Purgatorio ha rivisto le stelle dell’emisfero australe, mentre nel Paradiso è diventato un viandante tra il mondo materiale e il mondo spirituale.
Tra le iniziative digitali ricordiamo „La settimana dantesca degli Uffizi“, aperta in diretta streaming dal direttore degli Uffizi Eike Schmidt e dal dantista Paolo Procaccioli con la Lectura Dantis „Per Dante e per Firenze. Programmi letterari e artistici tra Quattro e Cinquecento“. Per il Dantedì, il direttore Schmidt, il presidente della Regione Toscana Giani e il sindaco di Firenze Dario Nardella hanno inaugurato la scultura „Alberi in versi“ di Giuseppe Penone, installata in Piazza della Signoria. Il 26 marzo la Biblioteca degli Uffizi ha mostrato online una serie di esemplari delle edizioni della „Divina Commedia“ nelle collezioni della biblioteca Magliabechiana e, infine, domenica 28 marzo il professor Alessandro Muscillo ha tenuto una conferenza su „Il ritorno di Dante in San Pier Scheraggio“. „A riveder le stelle“ è stata invece una mostra virtuale in alta definizione, ospitata sul sito delle Gallerie degli Uffizi, degli 88 disegni realizzati dal pittore Federico Zuccari alla fine del Cinquecento per illustrare il Poema dantesco. L’intera raccolta costituisce la più imponente compagine illustrativa della „Commedia“ realizzata prima dell’Ottocento.
Il Museo Casa di Dante ha aperto virtualmente le sue porte con due percorsi: il primo, intitolato „Dante uomo e poeta“, si è concentrato in particolare sulla vita del Fiorentino e sulla „Commedia“, mentre il secondo, „La Firenze di Dante“, ha voluto esplorare la vicenda biografica del Poeta in relazione alla Firenze medioevale.
Per quanto riguarda gli itinerari, l’Ufficio Patrimonio Mondiale del Comune di Firenze e MUS.E hanno presentato dei percorsi cittadini per restituire la fisionomia della città in cui il Sommo Poeta è nato e vissuto fino al 1302. Le passeggiate hanno avuto come filo conduttore le varie targhe che in versi danteschi ricordano il Poeta e hanno così fornito l’occasione per vedere e toccare con mano i tratti della città in cui visse Dante. Infine, le targhe stesse sono state oggetto di approfondimenti digitali a cura del MUS.E, che ha voluto così far comprendere i versi riferiti ai diversi luoghi della città.
Varie e diversificate sono state le celebrazioni dantesche del Maggio musicale fiorentino, che ha proposto una serie di iniziative come la lettura della „Divina Commedia“ al Teatro Goldoni e in circuitazione in Toscana, in coproduzione con il Teatro della Toscana, e una produzione concertistica diretta dal maestro Riccardo Muti che a settembre 2021 è partita da Firenze per raggiungere Verona e Ravenna. Inoltre il Maggio musicale fiorentino ha commissionato a Luca Francesconi un brano dedicato a Dante, eseguito per l’inaugurazione del nuovo Auditorium fiorentino e diretto da Zubin Mehta. Da giugno a ottobre è stato presentato un ciclo di circa trenta spettacoli intitolato „Dante Lirico Game“, che ha percorso ventitré comuni dell’area fiorentina. Infine, il 27 settembre il Teatro Studio Krypton e Giancarlo Cauteruccio hanno dato il via allo spettacolo „Alla luce dei fatti. Fatti di luce“: un’opera di Teatro-Architettura in tre atti, secondo le tre Cantiche, proiettata sulle facciate della Stazione Leopolda, del Teatro Puccini e del Teatro del Maggio musicale fiorentino.
Verona
La città scaligera in cui Dante visse dal 1303 al 1304 e dal 1312 al 1320 ospite del „gran Lombardo“, già teatro dell’annuale Scuola estiva internazionale di Studi Danteschi,[65] ha celebrato i settecento anni dalla morte del Poeta con diverse manifestazioni.
Ricordiamo la mostra diffusa „Dante a Verona 1321–2021“, un itinerario a tappe, percorribile mediante una mappa cartacea e virtuale, attraverso la Verona del 1300: partendo dalla Chiesa di Sant’Elena il visitatore può scoprire tutti i 31 luoghi della città collegati in vario modo al Poeta fiorentino, alla sua opera, ricalcando così i passi di Dante alla ricerca della sua eredità. Lungo il percorso, sono stati installati 10 totem che attraverso illustrazioni, testi e approfondimenti tramite QR-Code, raccontano aneddoti e fatti dell’epoca.[66]
La GAM ha ospitato la mostra „Tra Dante e Shakespeare: il mito di Verona“ (23 aprile – 3 ottobre): mediante una selezione di opere d’arte e testimonianze storiche dal Trecento all’Ottocento, questo evento ha indagato il rapporto tra Dante e la Verona di Cangrande della Scala, il revival ottocentesco per il Poeta e il mito di Giulietta e Romeo secondo la celebre versione del bardo inglese. Il Museo di Castelvecchio ha presentato dal 6 marzo al 31 ottobre „L’Inferno“ di Michel Mazur. Gli spazi del museo hanno ospitato le 75 incisioni dell’artista americano, ispirate ai canti dell’„Inferno“ e donate da Mazur nel 2000 alla città veneta. Le opere sono state accompagnate da brani danteschi tradotti dal poeta Robert Pinsky, amico di Mazur.
Dal 17 al 22 maggio si è svolto il convegno internazionale „Con altra voce omai, con altro vello. Dante fra antico e moderno“, promosso e realizzato dall’Università di Verona, in collaborazione con la Scuola Normale Superiore di Pisa, Columbia University, University of Notre Dame, Università Cattolica del Sacro Cuore e Accademia Ambrosiana.
Come iniziativa digitale, segnaliamo il video „Dall’inferno del covid … a riveder le stelle“ che con le parole della „Divina Commedia“ ha dato voce agli infermieri e medici che hanno combattuto in prima linea la pandemia di Covid-19.[67]
Nel mese di dicembre 2020, prologo alla ricorrenza del 2021, ventuno attori hanno scelto altrettanti canti e preparato ventuno puntate radiofoniche di 15 minuti ciascuna. I podcast nati dal progetto „Dante’s box. Voci e suoni dalla Divina Commedia“ sono quindi stati trasmessi da Rocket Radio Verona, sui canali social del Comune e da Arteven, circuito teatrale del Veneto.[68]
L’iniziativa „La Verona di Dante“ ha invece raccontato in video i luoghi del Poeta nella città di Cangrande della Scala con la voce della giornalista Francesca Barra e dell’attore Claudio Santamaria, a partire dai testi della scrittrice Ginevra Lamberti.
Legato al solo mondo della recitazione è stato invece l’evento „Visioni di Dante“, produzione del Teatro Stabile del Veneto, che ha affidato a tre drammaturghi, Fausto Paravidino, Letizia Russo e Fabrizio Sinisi, il racconto rispettivamente dell’„Inferno“ (26 maggio), del „Purgatorio“ (27 maggio) e del „Paradiso“ (28 maggio), secondo un’ottica contemporanea. Infine, per l’Estate Teatrale, Marco Martinelli ed Ermanna Montanari hanno trasformato tutta Verona in un palcoscenico invitando gli spettatori a farsi attori del viaggio nel secondo regno dell’oltretomba: grazie a „Cantiere Dante: Purgatorio“ tutti sono diventati Dante.
Ravenna
Luogo della morte e della sepoltura di Dante, Ravenna ha predisposto molti eventi per la celebrazione del settecentenario. Proponiamo di seguito una cernita delle attività analizzate, basata su due criteri: la risonanza dell’evento e l’importanza dell’istituzione che ha organizzato le manifestazioni.
Uno dei momenti più significativi del centenario si è vissuto il 12 settembre, quando, al cospetto dei gonfaloni di molte città menzionate nella „Commedia“, il Comune di Firenze ha onorato la memoria del suo più illustre cittadino, donando solennemente alla città di Ravenna l’olio votivo per la lampada che arde sul simulacro del Poeta.
„In su ‘l lito di Chiassi. Tesori danteschi nelle biblioteche e negli archivi di Ravenna“ è la mostra che, a cura della Biblioteca Classense, dal 21 agosto al 6 novembre ha cercato di valorizzare il patrimonio dantesco posseduto da quattordici biblioteche e da archivi storici del territorio dell’Emilia-Romagna. La mostra ha percorso due binari. Il primo, alla Biblioteca Classense, ha fornito ai visitatori l’opportunità di scoprire testimonianze medievali degli anni ravennati di Dante e di seguire le tappe della ricezione della „Commedia“ dal XIV al XV secolo, mediante documenti manoscritti e a stampa. Mentre per il secondo, la sinergia tra Archivio di Stato, Archivio Storico diocesano e Archivio Storico Comunale di Ravenna ha permesso l’esposizione di documenti che restituiscono un contesto di storia familiare di Dante, come la scomunica contro Pietro Alighieri o la presenza a Ravenna di suor Beatrice.
Sempre alla Biblioteca Classense dal 12 settembre 2020 al 10 gennaio 2021 si è svolta la mostra „Inclusa est flamma. Ravenna 1921: il Secentenario della morte di Dante“, un’esposizione di libri, manifesti, tra i quali quello ufficiale di Galileo Chini per la ricorrenza del 1921, fotografie, dipinti, manoscritti e oggetti d’arte ha rievocato e approfondito i festeggiamenti per i seicento anni dalla morte del Poeta. Se invece „Le Arti al tempo dell’esilio“, dall’8 maggio all’11 luglio alla chiesa di San Romualdo, ha voluto mostrare con mirabile sintesi e precisione le tappe dell’esilio dantesco proponendo i monumenti, le opere e i paesaggi che il Poeta poté ammirare nelle sue peregrinazioni e che descrisse e portò nella „Commedia“, la mostra „Un’Epopea POP“, al MAR dal 25 settembre 2021 al 9 gennaio 2022, ha indagato la pervasività e fortuna della figura di Dante, attraverso una narrazione di parole, suoni e immagini, dal cinema alle canzoni, dalla pubblicità ai fumetti e in ogni medium, fino all’arte contemporanea.[69]
L’installazione „SELVA. L’esperienza si fa spazio“, a cura dell’Associazione Culturale Denara, dal 4 maggio al 7 luglio ha fatto smarrire i visitatori in una selva oscura, rappresentata da colonne ad effetto specchiante, la cui disposizione ha al suo centro la tomba del Poeta. Anche „Silent Play per Dante“, a cura dell’Assessorato al Turismo del Comune di Ravenna, è stata un’esperienza immersiva che ha accompagnato i partecipanti tra le vie e i vicoli della Ravenna del Trecento, come la Basilica di San Francesco, la Biblioteca Classense, la Zona del silenzio, il Museo Tamo e i Giardini Pensili del Palazzo della Provincia.
Il progetto „Cammino di Dante“ proponeva invece ogni fine settimana un diverso itinerario a tema dantesco. All’interno di alcune tappe del progetto rientrava anche „Dante tra borghi e castelli“, lenta peregrinazione per i sentieri dell’Appennino Romagnolo attraverso piccoli borghi, castelli medioevali, chiese romaniche, boschi e cascate circondati dal silenzio.
Dante fuori d’Italia. I convegni internazionali
Come si è visto, le iniziative legate al settecentenario hanno interessato, in ambito italiano, i più vari aspetti dell’opera dantesca: quelli relativi alla storia compositiva della „Commedia“ e alle complicate vicende della sua tradizione;[70] l’interpretazione e il commento della „Commedia“ in prima battuta, ma anche delle altre opere dantesche;[71] le vicende storiche e biografiche del Poeta, con particolare attenzione anche agli aspetti locali, e spesso perfino localistici, del testo dantesco.
Al contrario, le iniziative realizzate fuori d’Italia si sono concentrate in modo massiccio o sull’importanza della poesia dantesca (che vuol dire poi essenzialmente la „Commedia“) per la diffusione della lingua e della cultura italiana nel mondo e sugli aspetti di ricezione, rilettura, rianalisi e riuso del testo dantesco. Insomma, se il mondo italiano ha prediletto una lettura eminentemente filologico-letteraria, all’estero è prevalsa una visione dell’opera dantesca in una lunga diacronia e, in generale, ben compresa all’interno dei cultural studies. Ciò che ne è emerso è, tuttavia, non privo di interesse: la figura di Dante, infatti, si rivela centrale non solo negli ambiti in qualche modo attesi (quindi le riprese intertestuali o le riletture di autori moderni) ma anche in settori della cultura che si sarebbe meno orientati a indagare: quello della filatelia, per esempio; quello della rilettura artistica; quello dello spiritismo.
In un contesto largamente elativo e celebrativo, non sono mancate alcune asperità polemiche. È il caso, per esempio, del contributo di Arno Widmann pubblicato nella „Frankfurter Rundschau“ immediatamente all’indomani del Dantedì, il 26 marzo 2021.[72] Widmann sostiene, in ultima analisi, che l’opera dantesca, per quanto fondamentale, è ricca di debiti culturali nei confronti della civiltà letteraria medievale; il suo ruolo, inoltre, all’interno della storia della lingua italiana sarebbe marginale, dato che una lingua poetica italiana era già ben formata all’epoca dantesca e avrebbe tratto (sempre a detta di Widmann) la propria linfa dalla poesia provenzale.
Le tesi di Widmann che insistono sui debiti culturali di Dante, di là dagli aspetti lapalissiani dell’osservazione (qualunque autore è debitore della cultura a lui precedente), non colgono tra l’altro neppure nel segno: i richiami al „Libro della Scala“ di Maometto, messi in luce oltre un secolo fa dal filologo spagnolo Miguel Asín Palacios, per quanto teoricamente possibili, non paiono totalmente cogenti, ma sono anzi malcerti anche dal punto di vista della stessa plausibilità, come ha ben dimostrato ormai un ventennio fa un grande dantista scomparso in modo tragico e prematuro, Massimiliano Chiamenti.[73] Dal punto di vista linguistico, più ancora che da quello letterario, le tesi di Widmann sono totalmente prive di fondamento e, forse, un qualunque contributo avesse voluto in qualche modo istruire un dibattito sul tema dell’importanza di Dante nella cultura italiana avrebbe meritato una qualche documentazione più adeguata: l’impatto del provenzale sull’italiano antico (principale tra le argomentazioni di Widmann) sicuramente ci fu, ma fu assai limitato e per di più racchiuso in un’unica tradizione discorsiva – quella della lirica amorosa duecentesca –, là dove, invece, la ‚funzione Dante‘ ha svolto un ruolo fondamentale all’interno del lessico italiano. In ogni caso, le affermazioni di Widmann hanno finito per animare pressoché esclusivamente il dibattito politico (perlopiù in chiave nazionalistica e germanofoba) e giornalistico,[74] cadendo per contro sotto silenzio negli ambienti dantistici italiani.[75]
Moltissime sono state le iniziative realizzate fuori d’Italia nel 2021,[76] soprattutto grazie all’attiva partecipazione degli Istituti Italiani di Cultura all’estero, che hanno largamente utilizzato l’anniversario anche per promuovere la diffusione della lingua e della cultura italiana. Nell’impossibilità (e probabilmente anche nell’inutilità) di riportare nel dettaglio le singole iniziative – nella più parte dei casi concretizzatesi in cicli di Lectura Dantis – ci si limiterà qui a segnalare i convegni in cui sono apparse riletture dal taglio più originale o dai cui lavori sono emersi i maggiori avanzamenti nella rilettura di Dante.
Organizzato da Philippe Guerin nel quadro delle attività del Centre d’Études et de Recherche sur la Littérature Italienne du Moyen Âge e del Département d’Études Italiennes et Roumaines dell’Université Sorbonne Nouvelle – Paris si è tenuto il convegno „Du dernier cercle de l’Enfer à la première terrasse du Purgatoire (Enf. XXXII – Purg. XII)“ (3–15 gennaio). Esso riprendeva alcuni aspetti già trattati in un incontro svoltosi, nella stessa sede, il 30 e 31 gennaio 2020 („Dante, Divine Comédie, passages: du dernier cercle de l’Enfer à la première terrasse du Purgatoire“).[77] La prospettiva scelta muove da una prospettiva del tutto originale: proporre una lettura ‚spaziale‘ della „Commedia“, sganciata da quelle tradizionali che procedono o per Cantiche o per singoli canti o blocchi di canti. Di qui deriva dunque la scelta di concentrarsi su un paesaggio e un passaggio in qualche modo ‚altro‘ rispetto ai mondi infernale e purgatoriale: quello che va dall’incontro con Lucifero (su cui si è soffermato Enrico Fenzi, con un intervento intitolato proprio „L’incontro con Lucifero“) fino alla vera e propria entrata nel Purgatorio. Gli interventi si sono concentrati tanto su blocchi stilistico-tematici (Luca Marcozzi ha analizzato il tema dell’armonia e della musica nel Purgatorio; Sabrina Stroppa ha realizzato invece un acuto parallelo tra i concetti di giustizia, misericordia, stasi e movimento nei canti IV–VI del Purgatorio; Marco Grimaldi, infine, ha analizzato le figure dei prìncipi e dei poeti nella Commedia), quanto su quelli stilistici (Gaia Tomazzoli), su quelli ideologici (Franco Costantini ha proposto la suggestiva immagine del Purgatorio come cammino di libertà) e su quelli geografico-lessicali (Philippe Guérin, „Chute[s], descente, montée, rechute[s] entre Enfer et Purgatoire“).
Il 25 e il 26 marzo il LabEx COMOD dell’Université de Lyon, in collaborazione con l’Università Ca’ Foscari di Venezia, ha ospitato il convegno „Dante, ses critiques, ses imitateurs: France/Italie, XXe–XXIe siècles“, organizzato da Donatella Bisconti.[78] Punto focale del convegno è stata l’analisi della funzione – Dante nella letteratura, nella critica e più in generale nella cultura contemporanee, in particolare tra Italia e Francia. I lavori sono stati aperti da un intervento di Giuseppe Sangirardi dal titolo programmatico, „La mondialisation de Dante“, nel quale si propone uno sguardo complessivo sulla fortuna di Dante come autore non solo sovranazionale ma come patrimonio della cultura mondiale. La prima sessione, dedicata a „L’approche théorique des traducteurs“, ha visto confrontarsi due prospettive diverse sul tema: da un lato quella basato sulle opere tradotte (con l’intervento di Viviana Agostini-Ouafi sulle traduzioni della „Vita nova“), dall’altro quello incentrato sui traduttori (Chiara Zambelli si è soffermata su Henri Hauvette e André Pézard). Assai nutrita la doppia sessione dedicata all’ermeneutica dantesca („Les critiques entre philosophie et philologie“ e „Les critiques entre histoire et philologie“), in cui gli interventi si sono concentrati sui principali commentatori delle opere del Poeta fiorentino: Gianfranco Contini (con gli interventi di Irene Cappelletti, che si è concentrata sugli studi metrici del filologo ossolano, e di Paolo Leoncini, che ha invece proposto un’arguta lettura dei rapporti tra filosofia e filologia nella critica continiana), Benedetto Croce ed Edoardo Sanguineti (un’analisi comparata delle letture dei canti di Malebolge è stata proposta da Gian Luca Troisi), Bruno Nardi (la cui prospettiva storicistica è stata scandagliata da Matteo Maselli) e Anna Maria Chiavacci Leonardi (Anne-Gaëlle Cuif, „Dante et la pensée de la douceur chez Anna Maria Chiavacci Leonardi“). Concentrata sulla critica è stata anche la terza sessione („Les critiques: bilans et perspectives“), in cui si sono confrontate Sonia Porzi, che si è concentrata sul rapporto tra Dante e l’Italia nella riflessione di uno dei massimi dantisti francesi, François Livi, scomparso nel 2019; Adriana Mormina, che ha invece analizzato le diverse interpretazioni date, nel corso del Novecento, al XXXIII canto del „Paradiso“; e infine il pittore Paride Bianco, che ha proposto una riflessione a metà tra critica letteraria e iconografica sul tema „Ri-citare Dante, conceptualiser la Comédie“. Le sessioni successive („Dante et les poètes“; „Dante et les arts du spectacle“; „Histoire et actualité“) sono state dedicate alle riprese dantesche nella letteratura italiana del Novecento: a Gabriele D’Annunzio sono stati dedicati gli interventi di Elena Maiolini (con particolare riguardo alla „Francesca da Rimini“ del 1901) e Pietro Gibellini, che ha analizzato l’ode „A Dante“ del poeta pescarese, mettendone in luce i caratteri di incomprensione, deformazione, prevaricazione della e sulla figura dantesca; su Eugenio Montale si è soffermata invece Rosina Martucci, in particolare in rapporto ai ‚bestiari‘; il ‚rovesciamento‘ della figura dantesca di Giorgio Caproni è stato oggetto dell’intervento di Adele Dei); le interpretazioni di Giuseppe Ungaretti e Mario Luzi sono state riproposte nell’intervento di Alexandra Zingone); Giovanni Giudici è stato analizzato da Alfredo Luzi; Donatella Bisconti ha invece posto in relazione Dante e „Sommersi e salvati“ di Primo Levi[79] mentre Héloïse Demoz ha posto in luce le riprese dantesche fatte dalle avanguardie italiane. Dedicato invece al centenario del 1921 è stato l’intervento di Nicolas Violle. L’ultima parte del convegno („Dante postmoderne“) è stata dedicata al recupero e al reimpiego della figura dantesca nella cultura di massa: Filippo Fonio si è occupato di letture e costruzioni narratologiche esoteriche nella letteratura contemporanea, proponendo l’interessante etichetta di ‚nuovo dantismo popolare‘; Silvia Fabrizio-Costa si è dedicata a „Encore Dante: quelques présences et échos hyper contemporains (thrillers et romans, jeux-vidéos et films, musique pop, rock et heavy-metal)“.
Ancora dedicato alla fortuna dantesca, questa volta però entro un orizzonte non territoriale bensì cronologico (il Novecento), è stato il convegno „L’ombra sua torna“, organizzato dal 19 al 21 aprile da Carlota Cattermole Ordóñez dell’Universitat de Barcelona, Maddalena Moretti dalla University of Leeds e Serena Vandi della University of Oxford.[80] Il congresso è stato articolato in varie lectio magistralis (Eduard Vilella Morató, „Deranged Paths: presenze fuori campo di Dante nel cinema“; Lino Pertile, „Dante, Primo Levi e il Fascismo“; Marco Antonio Bazzocchi, „Corpo, luce, ombra: declinazione di ‚figura‘ nella Commedia“; Jacob Blakesley, „Mapping Dante: the worldwide reception of Dante’s Commedia“; Daniela Caselli, „Modernist Dante, but not as we know it“) e in sezioni tematiche. Tra queste ultime, ben tre sono state dedicati al tema delle ‚Interpretazioni‘ dantesche, di volta in volta concentrate su letture di genere (Federica Coluzzi si è concentrata sulle dantiste nell’Inghilterra Vittoriana nell’epoca a cavallo tra i centenari del 1865 e del 1921; Gaia Tomazzoli invece alle dantiste del XX secolo); su filtri di tipo politico (lo stalinismo per Mikhail Bulgakov, trattato nell’intervento di Alessia Benedetti; Marianna Esposito Vinzi ha invece indagato sul dantismo del presidente americano Theodore Roosevelt) o stilistico (come negli interventi di Max Matukhin, incentrato su una rilettura di matrice bachtiniana del tema del pluristilismo e del dialogismo nella „Commedia“ e di Anne-Gaëlle Cuif, dedicato alla nozione di dolcezza come chiave di lettura del pensiero dantesco nel XXI secolo; su letture comparate di critici danteschi (Giovanni Pascoli, Horia-Roman Patapievici e Isamail Kadaré, studiati da Massimo Seriacopi; Philippe Sollers, Giorgio Agamben e Carmelo Bene, analizzati da Alessandro Raffi; di taglio trasversale nella critica novecentesca è stato l’intervento di Matteo Maselli) e in due casi sulla critica crociana (Marco Carmello e Rossano De Laurentiis). Alle riletture è stata dedicata anche la sezione „Tracce“, in cui si sono trattate le figure di Vincenzo Consolo (Cinzia Gallo) e Samuel Beckett (Tommaso Gennaro e Viviana Veneruso). All’eredità dantesca è stata dedicata anche la sezione „Narrazioni“, animata da Vincenzo Lisciani Petrini, che ha analizzato l’eredità dantesca in Dino Buzzati; Maria Valeria Dominioni, che ha indagato i lasciti in Anna Maria Ortese; Elisa Martínez Garrido si è concentrata sulla „Storia“ di Elsa Morante; Maddalena Moretti si è invece dedicata al sistema allegorico dantesco in „Petrolio“ di Pier Paolo Pasolini. Nelle due sessioni dal titolo „Versi“ il Leitmotiv è stato il rapporto con il testo dantesco di alcuni poeti e opere, soprattutto in ambito italiano: l’efficace panoramica di Patricia Peterle, è stata accompagnata da analisi su singoli autori come Salvatore Quasimodo (Giulia Depoli), Giuseppe Ungaretti (Simone Barlettai), Umberto Fiori (Giacomo Vagni); interessanti anche escursioni nell’area tedesca (Carmen Gómez García) e soprattutto nella poesia occitanica moderna, con l’intervento di Jessy Simonini dedicato a Robèrt Lafont e Max Roqueta. In „Inferni“ temi centrali degli interventi sono stati la riscrittura (reale o solo progettata) e il riuso di materiali danteschi in opere del Novecento, come Primo Levi (Lorenzo Bastida), Antonio Porta (Alessandro Moro) e Margaret Atwood (Emma Louise Barlow). La sezione „Selve“ è stata dedicata a suggestioni legate alla dimensione della colpa e del peccato: Dario Galassini si è dunque soffermato su Giorgio Caproni e Federica Ambroso su Ghiorgos Seferis. Due interventi, infine, sono stati dedicati al rapporto tra Dante e Pier Paolo Pasolini (autore di cui nel 2022 è ricorso il centenario della nascita): Lorenzo Bartoli ha proposto così un suggestivo intervento dedicato alla ‚filologia della colpa‘, mentre Cristina Coriasso Martín-Posadillo si è invece dedicata al tema delle tre fiere nella „Divina Mimesis“. Nella sezione „Identità“ si sono confrontati Hasmik Vardanyan, che ha affrontato il tema della tradizione dantesca nella poesia armena del Novecento, María Clara Iglesias Rondina, che ha mostrato il ruolo di Dante nella costruzione della prima identità letteraria dell’Argentina nel Novecento e Giovanna Corazza, che si è invece concentrata sulle geografie della Commedia sulle strade dell’Italia unita. Letture intertestuali sono state tentate nella sezione „Confronti“: Paolo Rigo ha proposto un interessante raffronto tra Dante e Proust; Serena Vandi ha messo in parallelo Dante e Carlo Emilio Gadda; ricco di suggestioni anche l’intervento di Augusto Nava Mora dedicato a Dante e Octavio Paz; Andrea Santurbano si è dedicato invece a „Dante e il Novecento, cartografie letterarie del camminare“. Due sessioni, infine, sono state dedicate alla ricezione di Dante nelle altre arti. In „Schermi e scene“ Stella Dagna ha parlato dei film di ispirazione dantesca nel cinema muto italiano; Monica Facchini dei richiami purgatoriali in „Accattone“ di Pier Paolo Pasolini; Manuela Partearroyo si è invece concentrata sulle proposte televisive di Peter Greenaway e Raúl Ruiz; Guido Mascagni ha proposto una problematizzazione del tema dantesco nella didattica extrascolastica, con riferimento all’esperienza degli OrtoDantisti[81] nelle Università per l’Educazione Permanente e la Terza Età. Nella sezione „Figure“, invece, Beatriz Ginés Fuster ha parlato delle interpretazioni artistiche della „Vita nova“ nel XX e XXI secolo; Eszter Draskóczy delle interpretazioni artistiche di Dante nel primo Novecento ungherese; Carlota Cattermole Ordóñez di ékphrasis e allegoria in Dante e Weiss; David Bowe delle illustrazioni all’Inferno di Rachel Owen.
Dal 13 al 15 ottobre l’Asociación Complutense de Dantología ha organizzato un convegno dedicato alla „Modernità di Dante“:[82] il valore universale della poesia di Dante spiega, infatti, l’ininterrotto riutilizzo di materiali danteschi nella sperimentazione artistica contemporanea, non solo italiana ma ormai planetaria. Il convegno è stato aperto da un omaggio al dantista spagnolo Carlos López Cortezo, scomparso nel 2020, con la presentazione del libro „I passi fidi. Studi in onore di Carlos López Cortezo“ (Ariccia 2020).
Due sessioni sono state dedicate a „Polisemia e allegorismo“: Rosa Affatato ha discusso del rapporto tra bene e conoscenza tra Inf. XXXIV e Purg. XXXIII attraverso i commenti medievali; Carlota Cattermole si è soffermata sulla malattia in Dante, intesa in particolare come allegoria della falsità (con riferimento soprattutto a Inf. XXIX e a Inf. XXX); Juan Varela-Portas ha trattato il tema della cupidigia; Luigi Tassoni si è invece dedicato ai livelli del tragico nel Purgatorio; Marco Veglia ha portato alcune considerazioni sulla teologia e sull’allegoria in Dante secondo Hans Urs von Balthasar, in particolare con riferimento alla sfera del sole; Maria Maslanka-Soro ha proposto un’analisi della duplice valutazione della scienza astrologica in Dante. Nella sessione „Le Canzoni di Dante“ gli interventi sono stati dedicati a tre canzoni specifiche: „Imagine di petra“ (Paolo Borsa), „Così nel mio parlar voglio esser aspro“ (Rosario Scrimieri Martín) e „Novo pensiero dentro a me si mise“ (Natascia Tonelli). Due sessioni sono state anche dedicate al „Linguaggio poetico“ e hanno visto gli interventi di William Franke („Dante’s New Life for Poetic Language as Theological Revelation in a Modern Secular Key“), di Marco Berisso („La preistoria della lirica dantesca“) e di Morana Cale („Ipotesi sulla ‚cagione de la nuova matera‘ e la trasformazione di Donne ch’avete intelletto d’amore nella Vita nova“); di Giuseppe Marrani („L’Inferno della contenzione psichiatrica e il linguaggio letterario del Novecento“), di Paola Ureni („Intersezioni fra linguaggio medico e linguaggio poetico in Dante“) e di Chiara Cappuccio („Linguaggio poetico e linguaggio musicale nel Purgatorio“). Le due sessioni sul „Romanzesco in Dante“ hanno visto gli interventi di Alberto Casadei, che ha parlato dello statuto del ‚romanzesco‘ nella Divina commedia; di Mariano Pérez Carrasco, che si è soffermato sulle motivazioni politiche del cosiddetto romanzo teologico di Beatrice; di Raffaele Pinto che si è dedicato a un’analisi contrastiva delle istanze metriche dantesca, dall’istanza lirica (l’endecasillabo) a quella romanzesca (la terzina); di Sergio Cristaldi, che ha affrontato il tema dell’avvento della Donna Gentile; di Giuseppe Alvino, che si è soffermato sull’autogiudizio e sull’autogiustificazione delle anime tra Inferno e Purgatorio; e di Claudia Fernández, che ha parlato dei „Narratori inaffidabili dell’Inferno: spie per un modello di lettura“. A conclusione del convegno c’è stata una lectio magistralis di Enrico Fenzi, dal titolo „Le canzoni di Dante“.
Il 2 e il 3 dicembre all’Università di Berna si è tenuto un convegno dedicato al riuso e al reimpiego di Dante nel Rinascimento. Introdotto da Giovanna Cordibella ed Erminia Ardissino l’incontro ha visto gli interventi di Paolo Procaccioli („Dante teste conteso. François Perrot e Roberto Bellarmino di fronte alle rampogne della Commedia“), Vittorio Montemaggi („Speranza e umanità: riflessioni teologiche fra Dante e Shakespeare“), Franziska Meier („Le ragioni politiche e religiose della prima traduzione integrale della Commedia in Francia“), Vera Ribaudo („Dissenso e polemica religiosa nella Spositione a Dante di Lodovico Castelvetro da Modena“), Alessio Panichi („Sommo intenditore delle cose politiche: a proposito di un giudizio di Tommaso Campanella su Dante“), Simona Iaria („Ripresa e riuso di temi e modelli danteschi nella discussione religiosa e politica di Enea Silvio Piccolomini“), Alexandre Ginzel („La reazione antipapale dalla „Monarchia“ di Antonio Roselli in rapporto alla „Monarchia“ di Dante nel secolo XV“), Lucio Biasiori („Onde convenne freno al popol porre. Dante letto da un vinattiere tra salvezza universale e libertinismo popolare, Firenze, 1578“), Chiara Simbolotti („Prima della princeps: la traduzione del ‚Monarchia‘ di J. B. Herolt“) e Carmen Gallo („Intorno a Dante, nel Seicento inglese“).
Il Convegno internazionale „Dante e la Grecia“ è nato nell’ambito delle celebrazioni dantesche, che sono coincise anche con le celebrazioni del bicentenario dell’indipendenza greca. Il convegno si è svolto in più sedi (il 27 e 28 settembre nella capitale cipriota Nicosia,[83] il successivo 30 settembre ad Atene[84] e poi in quattro città italiane: Bari, Salerno, Milano e Ravenna) ed è stato realizzato con il finanziamento del Comitato Nazionale per le celebrazioni dei settecento anni dalla morte di Dante Alighieri e promosso da una serie di Associazioni e Istituzioni italiane, cipriote e greche.[85] Obiettivo perseguito dalla Società Filellenica Italiana è stato l’indagine della straordinaria influenza che Dante ha esercitato e tuttora esercita sulla poesia greca e cipriota. Si possono leggere gli Atti delle prime cinque sessioni del convegno nel volume „Dante e la Grecia“, curato da Irene Chirico e Marco Galdi: „Dante e la scienza greca“; „Dante e il mito greco“; „Dante e Bisanzio“; „Dante e la nascita delle identità nazionali“; „Dante nelle acque di Cipro“.[86] È prevista la pubblicazione di un secondo volume, contenente gli Atti della sessione dedicata a „Dante nella letteratura greca moderna e contemporanea“.
Merita, infine, una segnalazione, perché incentrato su un’opera diversa dalla „Commedia“, il III convegno internazionale di culture neolatine tenutosi nel novembre 2021 presso la sede del Dipartimento di Studi Classici, Mediterranei e Orientali dell’Università di Wrocław, dal titolo „Donna schermo de la veritade: la verità e i suoi schermi a partire dalla Vita nova“. Nella prima sessione, „Schermi medievali“, Sonia Maura Barillari ha proposto un intervento dal titolo „Dante e la Vergine coronata del Guariento: uno schermo rovesciato“; Federico Guariglia il contributo „Un ram d’olivier en signe de paix: alcune note sul valore dell’ulivo nella letteratura francese medievale“; Elena Muzzolon un contributo dedicato a „Il nome della fata. Schermi sonori ed emersioni memoriali nei romanzi di Chrétien de Troyes“. Nella sessione „Schermi digitali e fisicità“ si sono susseguiti gli interventi: „Donna dello schermo per gli adolescenti polacchi – insegnare la lingua italiana come lingua straniera“ (Ilona Kadys), „La pace dei sensi. Un’analisi comparata de ‚La prigioniera‘ di Marcel Proust e „La casa delle belle addormentate di Kawabata Yasunari“ (Andrea Nicolini), „Il sapere mistico: lo schermo del silenzio La parola ineffabile e interdetta“ (Paolo Aldo Rossi) e „Lo schermo nuovo: ontologia del femminile da Beatrice alla camgirl“ (Vittoria Rubini e Tommaso Vittorio Soriani). La sessione „Schermi cinematografici“ ha proposto una riflessione su „Rosemary’s Baby: appunti su percezione, nascondimento e mercificazione della donna nella rappresentazione della verità romanzesca“ (Simone Turco) e su „Lo schermo della (non) verità. Oriana Fallaci e il cinema“ (Ewa Tichoniuk-Wawrowicz). Gli „Schermi teorici“ sono stati dedicati ai temi „La donna, il corpo, i social: l’erotismo femminile mediato dalla macchina“ (Filippo Mollea Ceirano), „Lo schermo della verità dalla Vita nova al reale“ (Gianluca Olcese) e „Lo schermo della poesia: dalla falsificazione alla verisimiglianza“ (Marcello Zanatta). Molto ricca è stata la sessione „Schermi letterari“, con gli interventi di Chiara Italiano („Jeanne, o dei tanti schermi della verità in Une Page d’amour“), Nina Budziszewska („Le cygne d’amour dans l’histoire de Nala et Damayanti“), Novella Di Nunzio („Tra distruzione e contrabbando: Tommaso Landolfi e la parola come schermo dell’indicibile“) e Simone Pettine („Una verità consumata. La lezione dantesca in Cesare Pavese“).
Conferenze e seminari internazionali
Tra le numerose iniziative organizzate fuori d’Italia nel settecentenario si distinguono per la ricchezza dei temi trattati e per la varietà degli obiettivi perseguiti anche le conferenze e i seminari internazionali: essi hanno interessato i più vari aspetti dell’opera e della figura dantesca, stimolando discussioni e approfondimenti che hanno mosso da angolazioni spesso nuove e originali e hanno permesso una più larga diffusione degli studi su Dante. Tra le letture più originali dell’opera dantesca – in particolare della „Commedia“ – si segnalano in primo luogo due iniziative, disponibili tuttora in rete, promosse dagli Istituti Italiani di Cultura di Istanbul e di Colonia.
La prima è stata organizzata in occasione della Giornata Mondiale della Poesia, il 21 marzo 2021, dall’Istituto Italiano di Cultura di Istanbul, che ha dato il via alle celebrazioni per il settecentenario della morte di Dante con il webinar „Una lettura critica del Purgatorio – Canto primo“, in collaborazione con l’Università di Ankara.
La lettura del canto è stata condotta da Bülent Ayyıldız, docente del Dipartimento di Lingua e Letteratura Italiana dell’Università di Ankara: si tratta di una lettura, definita ‚comprensiva‘, volta specialmente a mettere in luce la struttura della „Commedia“ („uno specchio dell’umanità e della storia, che sotto la volontà e il controllo di Dio si estende fino all’infinito“),[87] il concetto stesso di Purgatorio e il rapporto con le auctoritas, facendo particolare riferimento alle opere degli storici.
È dedicata invece al tema della libertà l’iniziativa promossa nell’agosto del 2021 dall’Istituto Italiano di Cultura di Colonia, che ha presentato, in collaborazione con la Società italo-tedesca di Düsseldorf, una conferenza dell’ambasciatore d’Italia in Lussemburgo Raffaele Campanella, con la moderazione di Philip Stockbrugger della Goethe-Universität di Francoforte. La conferenza, dal significativo titolo „Dante poeta della libertà“, ha costituito una preziosa occasione per indagare alcuni aspetti del pensiero dantesco e per presentare l’uscita del volume „Dante poeta della libertà e altri saggi danteschi“ in cui Campanella propone un’analisi del concetto di libertà in Dante, dell’attualità del suo pensiero e dell’influenza dantesca nelle opere di scrittori come Balzac, Hugo e Borges.[88]
Presso l’Istituto Italiano di Cultura di Lione, invece, nell’ottobre del 2021 si è svolta una giornata dal titolo „Dante pop“, volta ad approfondire gli aspetti dell’opera dantesca più legati all’attualità. Dopo la presentazione della mostra „Dante dans la philatélie“ curata da Gilles Thévenon, Stefano Lazzarin (Università Jean Monnet di Saint-Étienne) ha tenuto una conferenza dal titolo „Da Dante pop a Dante trash“. „Dante trash“ è anche il titolo del volume di Lazzarin, pubblicato nel 2021, che completa un dittico inaugurato nel 2018 da „Dante pop“, volume curato per Vecchiarelli dallo stesso Lazzarin e da Jérôme Dutel: i sei contributi che compongono il volume – rispettivamente di Stefano Lazzarin, Giuseppe Sangirardi, Filippo Fonio, Fabio Camilletti, Alberto Sebastiani e Brandon Essary – esplorano alcune declinazioni del Dante storico e della „Commedia“ in chiave trash.[89] La giornata si è conclusa con la conferenza „Dante nella cultura popolare“ di Filippo Fonio (Université Grenoble Alpes).
Si distingue per la varietà dei temi trattati la serie di seminari organizzati a partire dal 25 marzo 2021 dalla Dante Alighieri Society a Canberra insieme alle altre Dante Societies presenti in Australia. Con l’obiettivo di raccogliere per la prima volta all’interno di un quadro unitario gli studi australiani su Dante e restituire una vivida immagine del forte interesse per l’opera dantesca, numerosi relatori, provenienti da tutto il mondo, hanno presentato diversi contributi: „From Melbourne to Umbria in a Heartbeat“ (Rodney Lokaj), „Dante and Italian Australian writers“ (Gaetano Rando), „Dante’s Long Australian Shadow“ (Theodore Ell), „Dante and the making of Italians in Australia: A personal view“ (Paolo Totaro), „Dante, ‚the Clash of Civilisations‘ and the Search for Authentic Freedom“ (John Kinder), „Heavens and Hells, Western and Eastern – An allegorical look at Alighieri Dante’s La Divina Commedia and Harold Stewart’s Autumn Landscape Roll“ (Chris Mooney Singh), „The Response of Older Australians of Different Backgrounds to Reading Dante“ (Drina Oldroyd), „Dante as a tool for environmental healing and address“ (John Kinsella), „Sound-worlds of justice: a response to John Kinsella“ (Theodore Ell), „Italian Language Learning in Australia: histories and orientations“ (Angela Scarino), „Challenges and Opportunities for Teaching of Italian in Australia“ (Anna Rita Tampon). La grande varietà dei temi e la ricchezza dei contenuti di questo ciclo di seminari è ora disponibile nel volume „Dante under the Southern cross. Australian Reflections for the 700th Anniversary of the Passing of Dante Alighieri“ curato da Michael Curtotti.[90]
Alcune conferenze hanno promosso la diffusione di importanti studi e lavori – alcuni dei quali ancora in corso – sull’opera dantesca.
Il 19 ottobre 2021, in occasione della XXI Settimana della Lingua Italiana nel Mondo (18–24 ottobre), l’Universidade Federal do Paraná ha organizzato un seminario dal titolo „Il lavoro del Vocabolario Dantesco all’Accademia della Crusca“. Karine Marielly Rocha da Cunha e Paoletta Santoro hanno dialogato con i redattori del „Vocabolario Dantesco“, progetto lessicografico nato all’Accademia della Crusca, in collaborazione con l’Opera del Vocabolario Italiano (OVI–CNR) e sviluppato poi in stretta collaborazione con l’Università per Stranieri di Siena, con l’obiettivo di raccogliere l’intero patrimonio lessicale contenuto nelle opere volgari di Dante, prendendo avvio dalla „Commedia“.[91] I redattori del „Vocabolario Dantesco“ (Francesca De Cianni, Barbara Fanini, Elena Felicani, Chiara Murru, Paolo Rondinelli) ne hanno illustrato le caratteristiche principali: dopo una breve introduzione, volta a evidenziare le potenzialità di questo strumento, in cui l’impostazione vocabolaristica tradizionale si arricchisce con un dialogo continuo con altre risorse lessicografiche e con l’innovazione rappresentata dalla segnalazione e dall’analisi della variantistica lessicalmente significativa, sono state presentate alcune schede redatte e si è discusso di interpretazione semantica, latinismi e paremie dantesche.[92]
Nel 2021 l’Italien-Zentrum di Dresda, in collaborazione con l’Italien-Zentrum della Freie Universität di Berlino, ha organizzato due ricchissimi cicli di conferenze online dedicati a Dante nella lingua, nella letteratura e nell’arte.
La Freie Universität di Berlino ha proposto, da giugno a dicembre, un ciclo di conferenze dal titolo „Salire al Paradiso“: gli interventi sono stati „Dante e le arti nei canti del ‚visibile parlare‘ (Purgatorio X–XII)“ di Marcello Ciccuto, „Il bestiario del Purgatorio dantesco“ di Giuseppe Ledda, „Il profeta post-biblico: storia e politica della salvezza nel paradiso terrestre“ di Gerhard Regn, „Sogni e visioni nel Purgatorio“ di Mirko Tavoni e „Beatrice oltremondana: Dall’Eden all’Empireo“ di Igor Candido.
All’Italien-Zentrum di Dresda sono state invece presentate le conferenze di Adriana Paolini („Introduzione al Mscr.Dresd.Ob.25 La comedia di Dante“), Mirko Tavoni („Dante linguista al crocevia tra filosofia, politica e biografia“), Edgar Radtke („Dante und die Kodifikation sprachlicher Varietäten“), Roger Schöntag („Dantes Sprachtypologie: Seine Quellen von den okzitanischen Grammatiken bis Roger Bacon“) e Sarah Dessì Schmid („La prima corona? Sul ruolo della lingua e della figura di Dante nel processo di normazione e normalizzazione dell’italiano“).
Il Dipartimento di lingua e cultura italiana dell’Università di Leiden ha organizzato il 6 settembre una giornata dantesca. Aperte da Claudio Di Felice (co-direttore Dipartimento di italiano Università di Leiden), Paola Cordone (direttrice Istituto Italiano di Cultura di Amsterdam) e Maria Forcellino (Presidente Werkgroep Italië Studies), le sessioni hanno visto gli interventi di Antonio Sorella („Dante e il tema del purgatorio nel Quattrocento“), Marco Giola („Qualche novità [vecchia e nuova] nel testo della Commedia: vent’anni di filologia dantesca“), Andrea Robiglio („A proposito della cosmologia dantesca: la Quaestio de aqua et terra“), Michelangelo Zaccarello („Un progetto di mappatura semantica dei commenti danteschi. L’Hypermedia Dante Network“), Ülar Ploom („Gioie e sofferenze nel tradurre Dante“), Raniero Speelman („Primo Levi e Dante“), Harald Hendrix („La memoria dantesca nel tessuto urbano e paesaggistico italiano fra Otto e Novecento“), Gino Ruozzi („Narratori contemporanei e Dante“).
Il 17 novembre si è tenuta a Losanna la giornata di studi dal titolo „Progetto e struttura della Commedia dantesca“, dedicata a una riflessione sul modo in cui Dante ha proceduto nella costruzione della „Commedia“. All’introduzione di carattere metodologico di Guido Lucchini („La genesi della ‚Poesia di Dante‘ e la discussione sull’introduzione metodologica“) hanno fatto seguito interventi su singoli nuclei tematici: quello politico (Enrico Fenzi, „Un percorso politico nella Commedia?“), quello dei modelli scritturali (Giuseppe Ledda, „Strutture e modelli biblici nella Commedia“), quello del tempo della narrazione (Pier Mario Vescovo, „Tempo storico, della scrittura e della narrazione“) e della scrittura dell’opera (Alberto Casadei, „Limiti della filologia, limiti dell’interpretazione: il caso dei canti fiorentini della Divina commedia“), quello dell’esegesi (Andrea Mazzucchi, „Commentatori antichi e miniatori di fronte alla struttura della Commedia“). Infine Mirko Tavoni si è dedicato al tema complessivo in un intervento dal titolo „Visione e struttura nella Commedia“. In conclusione Paolo Borsa e Caterina Menichetti hanno presentato la parte „Rimari. Rimario alfabetico, Rimario strutturale“, a cura di Simone Albonico e Giacomo Stanga, in Dante Alighieri, „La divina commedia“, a cura di Enrico Malato, Roma 2021 (Nuova Edizione Commentata delle Opere di Dante, Addenda).
La fortuna dantesca nel lungo periodo è stata oggetto della manifestazione „Dante at Royal Holloway“, organizzata il 2 marzo da Stefano Jossa (che ha illustrato l’iniziativa nell’intervento introduttivo) alla Royal Holloway con il supporto dell’Istituto italiano di Cultura di Londra: la danza è stata investigata da Jane Everson („Dante and Dance“); i rapporti mediati con la filosofia aristotelica sono stati analizzati da John Sellars („Dante the Aristotelian Philosopher“); Giacomo Benedetto si è invece concentrato sugli aspetti politici del Due e Trecento comunale („Medieval Politics for Contemporary Europe?“); l’immagine di Dante, intesa tanto in senso proprio quanto in senso ideologico, è stata al centro degli interventi di Andrea Mazzucchi („Dante’s visual presence in the UK: illuminated manuscripts between the 14th and 15th century“) e di Catherine Keen („Dante on and off the page“). Il convegno è stato chiuso da una lectio magistralis da Ian Thomson, „Dante and the Islam“.
Anche il rapporto tra Dante e l’Islam, a oltre un secolo dall’uscita della „Escatología musulmana en la Divina Comedia (1919)“ di Miguel Asín Palacios, ha trovato durante le celebrazioni centenarie ampi spazi di approfondimento: di là da singoli interventi nel quadro di convegni, si segnala almeno la conferenza organizzata per il Dantedì „Dante viaggiatore nel tempo e nello spazio, dall’Italia al Mondo Arabo-Islamico“, all’interno della quale si sono confrontati Rino Caputo e Rabie Salam.
Il 4 dicembre si è tenuta a Warwick la giornata dedicata a „Dante occulto“. Assai ampi gli ambiti coperti dagli interventi: Fabio Camilletti si è dedicato agli „Spettri di Dante“; Francesco Gallina alla „Parapsicologia dantesca in Italia fra Otto e Novecento“; Morena Corradi al tema di „Dante spirito e Dante spiritista negli studi di Cesare Lombroso“; Rossella Bonfatti a una „Suite dantesca anni Trenta: Nella Doria Cambon, Aleister Crowley, Fernando Pessoa“; Mauro Ruggiero alle „Interpretazioni esoteriche della Divina Commedia. Uno sguardo d’insieme“; Eleonora Lizzul a „Eugène Aroux e il Dante hérétique“; Piero Latino al „Dantean esotericism and the forgotten history of an indirect influence: from Gabriele Rossetti to Eugène Aroux, Péladan and Ezra Pound“; Paolo De Ventura a „Dante Gabriel Rossetti e il fantasma della voce di Dante“; Matteo Soranzo a „Mediumship and Secular Spirituality: the Divine Comedy in the work of Francesco Scaramuzza (1803–1886)“; Monika Šavelová a „Dante non-canonico: il caso della nuova traduzione slovacca del Paradiso“.
Col supporto del Modern Humanities Research Association Conference fund, Abigail Rowson e Matthew Treherne hanno organizzato un’interessante iniziativa, ospitata dal Leeds Centre for Dante Studies, dedicata alla figura di Beatrice. Il 26 gennaio Simon Gilson ha parlato di „Early vernacular commentaries on the appearance of Beatrice in Purgatorio XXX“; il 24 febbraio Étienne Gilson si è soffermato sulla filosofia dantesca („Dante the Philosopher“); dedicati nello specifico a Beatrice sono stati gli interventi di Charles Williams („The Figure of Beatrice: A Study in Dante“, 17 marzo) e di Charles Singleton („Dante Studies II: Journey to Beatrice“, 5 maggio).
Conclusioni
Il nostro viaggio tra le manifestazioni in onore di Dante nel settecentesimo anniversario dalla morte è iniziato con l’analisi delle caratteristiche che hanno contraddistinto i festeggiamenti legati al Sommo Poeta lungo la storia. Dal 1865, anno delle prime manifestazioni, ogni centenario ha assunto diversi significati politici e sociali a seconda delle situazioni contingenti. Il Poeta era insomma tirato per il mantello: a un Dante profeta del Risorgimento la Santa Sede avrebbe contrapposto un Dante intellettuale-cattolico, rivendicando la preminenza della sfera religiosa e cristiana delle opere dantesche.
Attraversata la selva dei centenari danteschi, ci siamo addentrati nelle cornici delle manifestazioni ed eventi del 2021, inaugurati dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ogni città e finanche quasi ogni paesello d’Italia ha tributato a Dante un suo contributo, piccolo o grande che fosse. Nel riportare i vari eventi ci siamo attenuti a criteri pratici: non tutto è stato riportato, né d’altra parte ce lo concedeva lo spazio, pertanto abbiamo posto l’accento su quelle iniziative che, a nostro parere, hanno lasciato un segno e che abbiamo ritenuto necessario affidare ai posteri. Tra gli eventi si è fatta strada una tendenza, un orientamento di fondo delle celebrazioni: la ricerca di un Dante padre della lingua italiana. L’attenzione che sembra aver guidato buona parte dei progetti era rivolta al rapporto di Dante con la lingua e al rapporto che gli italiani hanno con essa. D’altra parte, non a caso su questo si voleva insistere: secondo i dati INVALSI 2022 solo il 52 % degli studenti hanno raggiunto i traguardi previsti in Italiano al termine del secondo ciclo d’istruzione.[93] Molto deve essere fatto per insegnare l’italiano agli italiani e in questo Dante non può che essere faro indiscusso, meta e punto di partenza, giacché da lui la nostra lingua ricava l’80 % del suo lessico fondamentale.
A questo scopo lodevoli ci sono sembrate le iniziative che hanno coinvolto l’Accademia della Crusca e l’Accademia dei Lincei: eventi sia più tradizionali, come convegni e mostre, ma anche ad ampia diffusione sui social network. La rete è stata d’altra parte centrale nei festeggiamenti del 2021, complice la situazione pandemica, ma la pervasività dei social tra i ragazzi è stato fattore che, come il cavallo di Ulisse, ha permesso di far conoscere Dante a quanti più giovani possibili.
Le numerose letture della „Divina Commedia“, integrali o parziali, itineranti o meno, sono state una bella realizzazione di quanto auspicava Singleton, ossia cercare „la piena esperienza del poema in tutta la concretezza e vivacità di particolari del suo sviluppo strutturale … e che l’esplicazione che veniamo facendo di tale forma nel suo dispiegarsi aspira a presentare una testimonianza esauriente di questa nostra esperienza e a condividerla con altri“.[94]
Non sono mancate per Dante proposte più insolite e meno tradizionali, come spettacoli di burattini e marionette, o frutto di commistioni tra diverse arti, come la musica e la cinematografia: progetti a volte interessanti, a volte di risibile raison d’être e che ci sono sembrati più pretesti per pubblicità che omaggio al Sommo Poeta.
Dante è dunque profeta in patria, ma anche fuori: numerose e partecipate sono state le manifestazioni organizzate all’estero, emblema di un fascino che travalica i confini nazionali. Un fascino che ci auguriamo possa tradursi presto in un aiuto concreto per generare un nuovo clima di pace all’interno dell’Europa. Conoscere in profondità la ricchezza culturale di un altro popolo può diventare uno strumento di pace, come ha sottolineato Olga Sedakova, impegnata dal 2015 a realizzare una nuova traduzione della „Divina Commedia“ in russo: „Il mio lavoro con Dante è in un certo senso un atto di resistenza. Voglio che in Russia sia conosciuta l’Europa che amo: l’Europa geniale, dei grandi pensatori e artisti, dei santi e dei filantropi. L’Europa dove la dignità della persona umana è indiscutibile.“[95]
Dunque, in conclusione, che cosa resta dell’anno dantesco e delle celebrazioni per i settecento anni dalla morte di Dante? Non poco: la consapevolezza del valore e dell’attualità di un autore e delle sue opere nonostante sette secoli dalla sua morte, la pervasività nell’immaginario comune della sua figura, capace di connettere tutto il mondo, l’importanza tributata anche all’estero a colui che ha sistematizzato mille anni di Medioevo e li ha rappresentati nella „Commedia“ e, come si augurava Singleton, si è cercato di vivere dentro il Poema e di vivificarlo in tutta la meravigliosa ricchezza del suo significato.
Ma nonostante questo, o forse proprio in virtù di questo, rimane anche l’agrodolce consapevolezza che il lavoro da fare sulla figura e sull’opera di Dante è molto e deve essere approfondito, la sua biografia ancora scandagliata e la sua opera osservata con occhi scevri da ogni immedesimazione moderna e da ogni pregiudizio, lodevole intento ma non sappiamo quanto realizzabile, in un clima culturale che tende a censurare autori e a riscrivere testi, in nome di una inclusività che maschera ignoranza ed esclusività.
Di questo settecentenario resta anche un luminoso segnale: ogni istituzione in Italia e all’estero si è dimostrata consapevole di essere erede di un patrimonio letterario su cui si può far valere i propri diritti solo nel momento in cui lo si rende nuovamente vivo, ossia leggendolo e facendone sempre nuova esperienza. Dante non ne sarebbe stato più contento.
Nota
Filippo Forlani ha curato l’introduzione e le sezioni: Diverse prospettive dei centenari danteschi, I centenari nella prospettiva del mondo cattolico, Riscoperta di Dante come padre della lingua italiana. Eneo Branelli ha curato le sezioni: Dante divulgato (Mostre, Iniziative digitali, Spettacoli musicali e teatrali, Itinerari), Firenze, Verona e Ravenna; e le Conclusioni. Chiara Murru ha curato la sezione Conferenze e seminari internazionali. Giulio Vaccaro ha curato la sezione Dante fuori d’Italia. I convegni internazionali.
© 2023 bei den Autorinnen und den Autoren, publiziert von De Gruyter.
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