Home Antitrinitarismo della prima età moderna e cultura italiana
Article Open Access

Antitrinitarismo della prima età moderna e cultura italiana

Prospettive interdisciplinari
  • Riccarda Suitner EMAIL logo
Published/Copyright: November 18, 2022

Abstract

This special issue is devoted to the influence of Italian culture on the Antitrinitarian movements that spread through Europe during the early modern period. One of the objectives is to go back to the period preceding the activities of Lelio and Fausto Sozzini, and to consider the influences of various trends in the Italian thought of the 15th and 16th centuries that made a crucial contribution to shaping Antitrinitarian ideas about Biblical exegesis, spirituality, baptism and the Trinity. Some papers also cover the phase following the international establishment of Socinianism. While for the first half of the sixteenth century there is a tendency to underestimate the Italian contribution to European Antitrinitarianism, the exact opposite is true for the period between the end of the sixteenth and the seventeenth centuries. The perception of Antitrinitarianism changes completely and, following the international affirmation of the Sozzini, is often mistakenly identified with Socinianism, taking the part for the whole (as is still often the case today on a historiographical level).

I contributi qui riuniti sono stati presentati a un workshop tenutosi nel maggio del 2021 presso l’Istituto Storico Germanico di Roma sul tema del legame tra la cultura italiana e quelle correnti antitrinitarie che in età moderna si sono diffuse in maniera più o meno clandestina attraverso l’Europa.

È noto che nei primi decenni successivi allo scoppio della ribellione luterana contro la Chiesa romana e agli inizi della cosiddetta confessionalizzazione[1] gran parte dei territori toccati dalla Riforma furono travolti da una drammatica incertezza teologica, poiché i blocchi dottrinali non erano ancora definiti come sarebbe invece stato nella seconda metà del secolo e soprattutto in quello successivo. Negli stati tedeschi, ad esempio, „i confini tra Lutero e la cerchia dei riformatori di Wittenberg da un lato, e quello dei ‚riformatori radicali‘ e dei loro primi esponenti dall’altro furono aperti fino al 1522/23“.[2] Nei Paesi Bassi, la popolazione stessa non fu pienamente consapevole delle differenze teologiche di base tra i vari gruppi almeno fino al 1560.[3] Tuttavia, nonostante questo panorama religioso possa sembrare molto complesso e dai contorni poco delineati, le fonti superstiti negli archivi testimoniano come in numerosi territori (compresa la penisola italiana) sia possibile riconoscere alcuni profili di orientamenti religiosi con un certo grado di definizione, tra cui l’antitrinitarismo.

Si potrebbe essere tentati di pensare all’antitrinitarismo di età moderna come a un mero oggetto di disquisizione teologica connessa a quell’ideale di restituzione del cristianesimo pre-conciliare, concetto che non richiama solo il titolo del celebre trattato di Michel Servet, ma fu l’aspirazione di tutto un movimento religioso.[4] Non c’è, tuttavia, idea che sia più lontana dalla realtà dei fatti. Per molte ragioni, collegate sia alle loro biografie che alle loro idee, le vicende degli antitrinitari che hanno vissuto in vari paesi europei tra XVI e XVII secolo possiedono un’attualità e una rilevanza che esula dall’ambito strettamente teologico connesso all’opposizione al dogma trinitario nella sua formulazione sancita dal concilio di Nicea. Gli antitrinitari del Cinquecento hanno per lo più concluso la loro vita in esilio, spostandosi da un paese all’altro; la loro mobilità trans-regionale e la loro apertura ad altre culture era di molto superiore alla media del periodo. Dal punto di vista della storia intellettuale è riconosciuto il loro ruolo come antesignani della libertà di pensiero. La critica alla Trinità era infatti parte di un insieme di obiezioni al principio di autorità della chiesa romana e si accompagnava a idee quali pacifismo e tolleranza religiosa: come hanno dimostrato importanti monografie, da quella classica in polacco di Zbigniew Ogonowski a quella più recente in italiano di Luca Addante, l’antitrinitarismo cinquecentesco ha decisivamente influenzato l’Illuminismo di due secoli dopo.[5]

Gli articoli qui riuniti si propongono di approfondire il rapporto tra l’Italia e l’antitrinitarismo di età moderna da molteplici angolazioni, tentando tuttavia di prescindere dai filoni di ricerca più ‚battuti‘ che riguardano da un lato l’esilio all’estero dei riformatori di lingua italiana e dall’altro le figure di quelli che sono forse i più celebri tra loro, Lelio e Fausto Sozzini. In primo luogo è stata considerata l’influenza della cultura italiana sull’antitrinitarismo europeo, richiamandosi in particolare ai fondamentali studi novecenteschi di Delio Cantimori e Cesare Vasoli, il quale aveva affrontato in un importante saggio la questione dell’importanza della cultura umanistica per la concezione teoretica dell’antitrinitarismo cinquecentesco.[6] La filologia umanistica, il profetismo e altre correnti del pensiero italiano dei secoli XV e XVI hanno infatti contribuito in maniera decisiva alla formazione delle idee degli antitrinitari circa l’esegesi biblica, la spiritualità, il battesimo e la Trinità. I contributi qui presentati non hanno alcuna pretesa di trattare in maniera esauriente la questione dell’eredità del Rinascimento sull’antitrinitarismo di età moderna: è però emerso con evidenza che sia possibile affrontarla con un approccio diverso e rinnovato, alla luce del mutato scenario metodologico e storiografico degli ultimi decenni.

Oltre al fronte dottrinale, si sono inoltre esplorate alcune dinamiche di reciproci scambi tra gruppi situati nella penisola italiana e in altri paesi, in collegamento tra loro nonostante le persecuzioni in atto sia per mano dei cattolici che dei protestanti. È noto, infatti, che gli antitrinitari sono stati sistematicamente esclusi dalle contrattazioni politiche svoltesi in occasione dei colloqui di religione di età moderna. In terzo luogo, alcuni contributi riguardano invece un orizzonte temporale successivo, considerando la fase posteriore all’affermazione internazionale del socinianesimo. Mentre per quanto riguarda la prima metà del Cinquecento si tende a una sottovalutazione del contributo italiano all’antitrinitarismo europeo,[7] per il periodo tra la fine del Cinquecento e il Seicento avviene esattamente il contrario. La percezione dell’antitrinitarismo muta completamente rispetto ai decenni precedenti, e questo a seguito dell’affermazione internazionale di Lelio e Fausto Sozzini viene spesso erroneamente identificato con il socinianesimo, assumendo la parte per il tutto (e ciò avviene spesso ancora oggi a livello storiografico).

Mediante il sottotitolo di questo numero monografico si è voluto enfatizzare esplicitamente la prospettiva interdisciplinare, considerato il suo importante ruolo per ottenere un approccio sfaccettato al tema discusso: sono qui riuniti contributi di storici dell’età moderna, storici della filosofia e della teologia. È parso anche imprescindibile dare vita a un dialogo tra studiosi italiani e stranieri: la storiografia non italiana ha sempre guardato con molta attenzione al legame tra l’Italia e la Riforma, soprattutto nel secolo scorso (si pensi ai lavori di John Tedeschi, Lorenz Hein, Frederic C. Church, Anne Jacobson Schutte), ma nella ricerca internazionale contemporanea l’interesse per questi temi sembra essersi notevolmente indebolito.[8]

La presentazione dei contributi segue un ordine tendenzialmente cronologico. M. Anne Overell, studiosa degli scambi tra protestanti italiani e inglesi,[9] avanza la proposta di estendere l’analisi cantimoriana sul contributo intellettuale dato dagli antitrinitari italiani alla cultura dell’età moderna all’ambito delle strategie dissimulatorie, adottate già nella fase precedente alle grandi ondate migratorie tardo cinquecentesche. Overell analizza le teorizzazioni sulla dissimulazione (tema divenuto classico soprattutto dalla pubblicazione di un fortunato volume di Jean-Pierre Cavaillé)[10] degli antitrinitari italiani nelle loro molteplici sfaccettature, attraverso lettere spirituali (Curione), dialoghi e apologie (Ochino) e una consapevole ambiguità retorica e comunicativa (Sozzini). Sven Grosse integra la prospettiva storica connotante la maggior parte dei contributi con un’analisi teologica della controversia sulla Trinità intercorsa tra Melantone e Servet, considerandone anche la ricezione nella Repubblica di Venezia. Chi scrive si occupa da molti anni della diffusione dell’anabattismo nella Venezia cinquecentesca[11] e traccia qui un nuovo profilo di uno dei rappresentanti principali della prima fase di riformatori italiani, Camillo Renato, dimostrando come la critica filologica umanistica, la cultura ‚di confine‘ della Valtellina, persino i costumi degli ebrei veneziani abbiano contribuito all’impronta originalissima della sua teologia e perfino alla scelta degli pseudonimi che egli ha utilizzato per sfuggire alla persecuzione inquisitoriale. Emese Bálint, esperta di storia della Riforma nell’Europa centro-orientale, prendendo le mosse da un lavoro monografico in corso sulla produzione di ceramiche nelle comunità anabattiste dell’Europa centro-orientale, estende il suo approccio metodologico agli intrecci tra anabattismo e antitrinitarismo tra penisola italiana e Moravia.

Gli ultimi due contributi afferiscono all’orbita del socinianesimo. È stata però adottata la linea di considerare figure meno note rispetto a quella dei due Sozzini e agli aspetti più studiati della loro ricezione, su cui l’attività editoriale negli ultimi due decenni è stata particolarmente intensa, soprattutto nella storiografia italiana e tedesca,[12] e di privilegiare aspetti e figure meno note. Girolamo Imbruglia ha considerato una questione trascurata negli studi sul socinianesimo, quella del culto e dell’organizzazione della vita comunitaria, dal punto di vista dei catechismi sociniani. Il genere del catechismo è intrinsecamente connesso alla questione della definizione di una religione e perciò, dimostra efficacemente Imbruglia, gioca un ruolo non secondario nella comprensione della storia e dell’evoluzione della fortuna internazionale del socinianesimo.[13] Stefano Brogi ha considerato dal punto di vista storico-filosofico la complessità delle categorie di ‚sociniano‘ e ‚antitrinitario‘ nel Seicento, considerando l’antitrinitarismo non sociniano e l’influenza del socinianesimo cinquecentesco su arminiani e rimostranti olandesi. Nel XVI secolo l’antitrinitarismo è ormai sempre più identificato con il socinianesimo, che diventa sempre più „una parte per il tutto“, un’etichetta che sia riduce le complessità dottrinali sia prescinde completamente dalle origini italiane del movimento.

I contributi al workshop da cui prende le mosse questo numero monografico non si sono limitati a quelli dei relatori e dei relativi articoli. L’incontro ha potuto contare sull’attiva partecipazione di Pasquale Terracciano, Giorgio Caravale e Martin Baumeister, che con i loro interventi e domande ai relatori hanno contribuito a una definizione più precisa dell’oggetto d’indagine. Sophie Klevemann, borsista presso l’Istituto Storico Germanico nel periodo di svolgimento del workshop, ha inoltre scritto un resoconto del convegno per la rivista H-Soz-Kult.[14] Ann Thomson ha concluso il nostro incontro con una Keynote Lecture intitolata „Antitrinitarianism in the 18th century“, una panoramica sulla ricezione dell’antitrinitarismo italiano e delle sue molteplici sottocorrenti nell’Illuminismo inglese e olandese di cui è componente essenziale, spaziando da Anthony Collins, a John Toland, a Samuel Crell. Questa relazione, come approccio molto vicina a quella di Stefano Brogi, ha segnato un ideale punto d’arrivo della vicenda presa in esame. Vorrei infine ringraziare Susanne Wesely per il suo fondamentale ruolo nell’accompagnare il processo di pubblicazione.

Mi auguro che dai contributi qui raccolti emerga come la dimensione italiana abbia sempre ricoperto un ruolo fondamentale nella complessità delle vicende dell’antitrinitarismo di età moderna. Una discussione teologica inizialmente svoltasi prevalentemente nei cantoni svizzeri e negli stati tedeschi meridionali e decisivamente influenzata da fonti umanistiche si è poi intensificata nelle comunità di esuli dell’Europa centro-orientale (Polonia, Moravia, Transilvania, Boemia, Lituania) anche grazie al ruolo dei Sozzini, per approdare infine in una fase successiva, sia attraverso la circolazione di testi e traduzioni che attraverso l’evoluzione delle ondate migratorie dei dissidenti religionis causa, nei Paesi Bassi e in Inghilterra.

Published Online: 2022-11-18
Published in Print: 2022-11-15

© 2022 bei den Autorinnen und den Autoren, publiziert von De Gruyter.

Dieses Werk ist lizensiert unter einer Creative Commons Namensnennung - Nicht-kommerziell - Keine Bearbeitung 4.0 International Lizenz.

Articles in the same Issue

  1. Titelseiten
  2. Jahresbericht des DHI Rom 2021
  3. Themenschwerpunkt Early Modern Antitrinitarianism and Italian Culture. Interdisciplinary Perspectives / Antitrinitarismo della prima età moderna e cultura italiana. Prospettive interdisciplinari herausgegeben von Riccarda Suitner
  4. Antitrinitarismo della prima età moderna e cultura italiana
  5. Italian Nicodemites amidst Radicals and Antitrinitarians
  6. Melanchthon and Servet
  7. Camillo Renato tra stati italiani e Grigioni
  8. Heterogeneous religion: imperfect or braided?
  9. La religione sociniana
  10. Arminiani e sociniani nel Seicento: rifiuto o reinterpretazione del cristianesimo sacrificale?
  11. Artikel
  12. Das italienische Notariat und das „Hlotharii capitulare Papiense“ von 832
  13. I giudici al servizio della corte imperiale nell’Italia delle città (secolo XII)
  14. Nascita dei Comuni e memoria di Roma: un legame da riscoprire
  15. Verfehlungen und Strafen
  16. La nobiltà di Terraferma tra Venezia e le corti europee
  17. Scipione Gonzaga, Fürst von Bozzolo, kaiserlicher Gesandter in Rom 1634–1641
  18. Il caso delle prelature personali dei Genovesi nella Roma tardo-barocca
  19. In the Wings
  20. Strategie di divulgazione scientifica e nation building nel primo Ottocento
  21. Una „razza mediterranea“?
  22. Zur Geschichte der italienisch-faschistischen Division Monterosa im deutsch besetzten Italien 1944–1945
  23. Forum
  24. La ricerca sulle fonti e le sue sfide
  25. Die toskanische Weimar-Fraktion
  26. Globale Musikgeschichte – der lange Weg
  27. Tagungen des Instituts
  28. Il medioevo e l’Italia fascista: al di là della „romanità“/The Middle Ages and Fascist Italy: Beyond „Romanità“
  29. Making Saints in a Glocal Religion. Practices of Holiness in Early Modern Catholicism
  30. War and Genocide, Reconstruction and Change. The Global Pontificate of Pius XII, 1939–1958
  31. The Return of Looted Artefacts since 1945. Post-fascist and post-colonial restitution in comparative perspective
  32. Circolo Medievistico Romano
  33. Circolo Medievistico Romano 2021
  34. Nachruf
  35. Klaus Voigt (1938–2021)
  36. Rezensionen
  37. Leitrezension
  38. Die Geburt der Politik aus dem Geist des Humanismus
  39. Sammelrezensionen
  40. Es geht auch ohne Karl den Großen!
  41. „Roma capitale“
  42. Allgemein, Mittelalter, Frühe Neuzeit, 19.–20. Jahrhundert
  43. Verzeichnis der Rezensentinnen und Rezensenten
  44. Register der in den Rezensionen genannten Autorinnen und Autoren
Downloaded on 7.9.2025 from https://www.degruyterbrill.com/document/doi/10.1515/qufiab-2022-0002/html
Scroll to top button