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Dieter Girgensohn (1934–2025)

Erudizione e storia
  • Wolfgang Decker und Daniela Rando EMAIL logo
Veröffentlicht/Copyright: 7. November 2025
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Il 18 marzo 2025 è mancato a Göttingen Dieter Girgensohn (* Riga, 30 maggio 1934). La sua lunga, infaticabile attività di studioso lo aveva reso noto al di fuori della cerchia dei medievisti, tanto che si può trovare un suo profilo on line non solo presso le istituzioni scientifiche in cui fu cooptato, in Germania e in Italia, ma anche in Wikipedia. Chi lo ha conosciuto in biblioteca o in archivio era colpito dalla figura signorile, la chioma candida, la sobrietà cortese dei modi che mettevano un po’ in soggezione: per molti italiani incarnava il modello del dotto tedesco della dotta Germania ottocentesca. Non era un’impressione superficiale, ma coerente con il tenore delle sue ricerche, dall’erudizione sconfinata, che arrivavano a scovare documenti d’archivio, fonti inedite e notizie in testi editi apparentemente superati o di scarso interesse. La cifra del suo impegno scientifico era già stata colta nel 1966 da Howard Kaminsky, il quale nel recensirne la dissertazione caratterizzava le sue prime pagine con una „relentlessly total scholarship based on both published and unpublished sources, but also covering, with indiscriminate assiduity, the non-sources, the groundless combinations of pre-scholarly and local historians, the modern literature“.[1]

Il mestiere Girgensohn l’aveva appreso all’università di Göttingen e all’Institut für Österreichische Geschichtsforschung di Vienna, dove Alphons Lhotsky gli aveva suggerito il tema con il quale addottorarsi: la biografia e gli scritti del teologo Peter von Pulkau (1370–1425), docente all’università viennese e da questa inviato nel 1414 al concilio di Costanza, la cui corrispondenza era già nota attraverso i regesti di Friedrich Firnhaber del 1856. Concili, università e Scisma sarebbero diventati l’oggetto principale della sua ultrasessantennale attività di ricerca; e tuttavia i primi passi, ancor prima della pubblicazione della dissertazione, lo avevano portato nell’Italia meridionale, al servizio dell’„Italia Pontificia“. Dopo un primo saggio bibliografico su „Territoriale Sammlungen“ nel volume sulle più recenti edizioni di documentazione papale e imperiale curato da Leo Santifaller e stampato a Vienna nel 1958, nel settembre 1960 Girgensohn aveva iniziato a lavorare per i „Regesta pontificum Romanorum“ come „amanuense“ di Walther Holtzmann – così lui stesso, con la sottile ironia che lo contraddistingueva. Holtzmann, allora direttore del DHI, lo aveva subito incaricato di un’Archivreise a Taranto insieme con Norbert Kamp, sulle tracce di Sthamer e degli altri collaboratori di Kehr – Schiaparelli e Holtzmann medesimo. L’Archivbericht pubblicato con Kamp l’anno successivo fu il primo di una serie di interventi nelle QFIAB, sempre ricchi di consistenti appendici documentarie o di descrizioni di manoscritti: il Girgensohn storico fu inscindibile dal Girgensohn editore, anzi, le due figure tesero a identificarsi nello sforzo di far parlare direttamente, esclusivamente, ostinatamente le sole fonti, di preferenza le scritte, „meno esposte al rischio di essere male interpretate“.[2]

Holtzmann avrebbe sfruttato le ricerche tarantine nel volume nono dell’„Italia Pontificia“, pubblicato l’anno successivo con l’aiuto appunto dello iuvenis Dieter Girgensohn.[3] Il quale, dopo il pensionamento di Holtzmann, continuò a collaborare da Roma al volume successivo, il decimo. All’inizio del 1963 per ragioni economiche fu costretto a tornare in Germania, dove con una borsa di studio poté iniziare un suo progetto di ricerca sulla storia della Chiesa nel basso medioevo, ma alla morte di Holtzmann, alla fine di quello stesso anno, si sentì obbligato ad offrire la propria disponibilità per il completamento del citato volume dell’„Italia Pontificia“, indipendentemente da propri disegni di ricerca e su desiderio del defunto. Il manoscritto, già pronto per la stampa nel 1969, a seguito di varie peripezie poté essere pubblicato solo nel 1975. Girgensohn stesso ne raccontò quella che definiva un’historia calamitatum, rilevando i problemi organizzativi sottesi all’ambiziosa impresa kehriana e sorvolando signorilmente quelli di natura personale. Già dal 1967 era stato peraltro chiamato al Max-Planck-Institut für Geschichte di Göttingen da Hermann Heimpel, con la possibilità di occuparsi a tempo pieno delle Papsturkunden, cui attese fino al 1975 – in modo asciutto avrebbe ricordato, trent’anni dopo, di aver appreso solo „nel cortile della biblioteca vaticana“ che la Pius-Stiftung aveva affidato ad altri, cioè a Raffaello Volpini, la prosecuzione dell’opera.

Le competenze paleografiche e diplomatistiche di cui s’erano giovati Holtzmann e i regesti pontifici furono alla base di tutte le ricerche intraprese a partire dalla dissertazione. Lo stesso anno di pubblicazione della monografia su Peter von Pulkau Girgensohn collaborò al volume per l’anniversario del concilio di Costanza (1414–1964) curato da August Franzen e Wolfgang Müller – il concilio Vaticano II era allora in corso. Il suo contributo verteva sui rapporti fra il concilio e l’università di Vienna, mentre nella miscellanea in onore del suo maestro Hermann Heimpel, nel 1972, Girgensohn inaugurava quello che sarebbe stato uno dei suoi principali filoni di ricerca, il concilio di Pisa del 1409. Già da qualche anno aveva iniziato ad occuparsi di personaggi dell’epoca del grande Scisma per il „Dizionario biografico degli Italiani“ e per il „Lexikon des Mittelalters“ insieme con Arnold Esch e Wolfgang Decker, e poco dopo sarebbe stato cooptato da Walter Brandmüller, anch’egli collaboratore del DBI, nell’iniziativa della Konziliengeschichte internazionale e interconfessionale lanciata da Hubert Jedin, che doveva rinnovare, soprattutto a partire dalle fonti, l’opera di Hefele-Leclercq. Accanto a studiosi di altri istituti storici come Winfried Hartmann dei MGH e Odette Pontal dell’Institut de recherche et d’histoire des textes, Girgensohn prese l’impegno per i volumi dedicati ai primi concili del Quattrocento, cioè Pisa, Perpignan e Cividale – Brandmüller (Augsburg) si sarebbe occupato di Costanza, Erich Meuthen (allora a Berna) di Basilea. Tale suo nuovo incarico è da lui ricordato nel contributo presentato nel 1976 alla „Erste gemeinsame Tagung der Deutschen Historischen Auslandsinstitute“ organizzata al Max-Planck di Göttingen con il DHI di Roma e di Parigi, convegno che vide pure un’ampia partecipazione di medievisti di università tedesche, da Berlino (Kaspar Elm) a Monaco (Horst Fuhrmann), a Giessen (Peter Moraw), a Friburgo (Karl Schmid). „Come si diventa cardinale?“ era il titolo del suo intervento, in cui presentava alcuni risultati provvisori delle sue ricerche sui cardinali nominati durante lo Scisma. Col tempo portò tali ricerche alle stampe, in vista dei tre volumi progettati per la Konziliengeschichte che però non giunse a pubblicare. In relazione con Perpignan, già oggetto di studio di Hélène Millet alla quale, con la generosità che lo contraddistingueva, avrebbe fornito preziose informazioni, Girgensohn approfondì la figura di Benedetto XIII, con dettagli non solo sull’età, ma soprattutto sul suo alto profilo di giurista.[4] Sul concilio di Pisa, per il quale avrebbe ceduto diverso materiale al giovane Florian Eßer, pubblicò un saggio decisivo sulla sua convocazione nella Festschrift per Walter Brandmüller, insieme con una sintesi che presentò alla Reichenau e poi anche in italiano nel Bollettino storico pisano.[5] Il concilio di Cividale lo avrebbe portato ad occuparsi di Gregorio XII, al secolo Angelo Correr, e quindi ad accostarsi alle fonti veneziane. Negli anni Ottanta, un breve profilo di quel papa pubblicato fra i „Quaderni del Centro tedesco di Studi veneziani“ fu l’occasione per discutere l’atteggiamento del governo veneziano di fronte al grande Scisma, prima e dopo l’elezione di Gregorio XII, fino alla deposizione.

Dal filone della storia conciliare emergeva così un polo veneziano, destinato a conquistare uno spazio sempre maggiore nella sfera dei suoi interessi scientifici. Al più ampio quadro delle relazioni fra Chiesa, politica e governo nobiliare veneziano ai primi del Quattrocento Girgensohn dedicò i due volumi della Habilitationsschrift, pubblicata nel 1996 – l’abilitazione in sé era stata acquisita quattro anni prima. In essi indagava la posizione della Repubblica di Venezia nei confronti della Chiesa e del papato nel triennio 1406–1409, cioè negli anni compresi fra l’elezione di Gregorio XII e il passaggio di Venezia all’obbedienza pisana: quale „politica pratica“ fosse stata condotta, da quali personaggi, con quali interessi e quali mezzi; il tutto inserito in un arco cronologico dilatato – dalla fine della guerra di Chioggia (1381) all’inizio delle ostilità con Milano (1426), per illustrare i più generali „presupposti“ della vita e dello stile di vita nella laguna, le caratteristiche del „governo nobiliare“, il complesso delle magistrature entro le quali si erano svolte le carriere politiche dei giovani nobili veneziani. Dalla minuziosa ricostruzione prosopografica, fondata su uno scavo archivistico immenso, vennero numerose precisazioni sia riguardo la partecipazione relativamente ampia al governo sia riguardo la flessibilità del cursus honorum e l’assenza di una rigida gerarchia degli uffici all’interno delle carriere individuali. Oltre alle esaurienti informazioni sul ruolo di Venezia nell’ultima fase dello Scisma, ricavate prevalentemente dalle deliberazioni del senato veneziano, il lavoro offriva una miniera di informazioni, non da ultimo riguardo la ‚qualità‘ nobiliare, l’autocoscienza del nobilis vir e l’ideologia ufficiale condensata nella coppia concettuale honor et proficuum. I due volumi sono ora un punto di riferimento fondamentale per la ricerca sulla politica e sulla nobiltà veneziane bassomedievali.

Lo studioso del Max Planck Institut divenne così un ‚venezianista‘, specialista di patriziato cittadino e di governo nobiliare, in tale veste invitato ad esempio alla Reichenau nel 2003. Promissioni ducali, decime ecclesiastiche, testamenti – in particolare quello di Francesco Lando, ma anche politica della e sulla Terraferma (Friuli, Treviso) divennero oggetto di intensa frequentazione. La confidenza con le fonti delle biblioteche veneziane o all’archivio dei Frari, visitato assiduamente per decenni, l’attenzione alla produzione storiografica veneta e sul Veneto, recensita e segnalata in riviste tedesche e italiane, in particolare per le QFIAB, come pure i contatti scientifici con medievisti delle università di Venezia e Padova gli aprirono la cooptazione nella Deputazione di storia patria per le Venezie, nell’Accademia patavina, nell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti, nell’Istituto Pio Paschini per la storia della Chiesa in Friuli; enti che videro una sua vivace partecipazione fino a quando le condizioni di salute, dal 2018, non gli resero difficili gli spostamenti dalla Germania. Gli interessi per la storia degli studia, per statuti e curricula giuridici o per giuristi come Francesco Zabarella, protagonista delle vicende ecclesiastiche del primo Quattrocento da lui indagate, lo avvicinarono in particolare a Paolo Sambin e a Donato Gallo. Ne derivò una collaborazione con i „Quaderni per la storia dell’università di Padova“, che accolsero diversi suoi saggi, compreso un corposo contributo su Francesco Zabarella, primizia di una progettata monografia che non venne più realizzata.

Sul versante veneziano, l’esperienza di ricerca sulle deliberazioni del senato fu feconda al punto che, alla fine degli anni Novanta, „partendo da una prima sollecitazione del grande conoscitore della documentazione veneziana Dieter Girgensohn“, Gherardo Ortalli poté vagheggiare insieme con lui la pubblicazione delle deliberazioni „miste“ del senato, fino alla guerra di Chioggia. Nel 2000 il progetto si concretizzò nelle due prime pubblicazioni e si concluse vent’anni dopo, nel 2021, con un volume curato dallo stesso Girgensohn e dotato di un’introduzione a più voci (Ortalli, Girgensohn, Orlando). L’ormai ottantasettenne Girgensohn vi svolgeva delle „Considerazioni di metodo“ che rappresentano il manifesto della sua ricerca storica e il suo legato spirituale: dall’„Italia pontificia“, di cui aveva rilevato (e anche subìto) le debolezze organizzative, alla conclusione della „maggiore edizione organica di fonti deliberative seriali del medio evo (forse non soltanto veneziano) pubblicata in Italia in questo dopoguerra“.[6]

L’accento si era dunque decisamente spostato sulla storia civile veneziana: politica e governo nobiliare, Verfassung, Staatswesen, Staatsbewusstsein, un vocabolario ‚classico‘ dal quale traspare l’ammirazione per una statualità ritenuta efficace, superata solo „durch innere Erschlaffung und aktuell durch den Ansturm der Truppen Napoleons“.[7] Ed ecco nel 2019–2020 il frutto di un quarto di secolo di ricerche sul casato dei Foscari, quasi trecento documenti dal 1281 al 1530. Nonostante le condizioni fisiche precarie – solo con il prezioso aiuto di Donato Gallo l’edizione, in stato di „naufragio imminente“, aveva potuto vedere la luce –, la capacità progettuale di Girgensohn era ancora intatta: alla silloge doveva seguire una storia della famiglia Foscari, per comporre l’„opera ideata da Dieter Girgensohn“ ovvero „La fortuna dei Foscari dal Medioevo al Rinascimento. Vita privata e attività pubbliche in una famiglia nobile veneziana tra XIII e XVI secolo“.

Il progetto non ha visto compiuta realizzazione, al pari di diversi altri: le monografie sui concili di Pisa, di Perpignan e Cividale previste nella collana di Walter Brandmüller, la serie delle promissioni dei dogi di Venezia (pubblicò solo quella di Francesco Foscari, 1423), la citata biografia di Zabarella. Restano i lavori preliminari, tutti con la particolare freschezza che spira dalle fonti, assolute protagoniste. Girgensohn era alieno da grandi disegni, ma fine indagatore di singoli personaggi e gruppi di famiglie: genealogia, età, omonimie, „vita privata“ – anche qui un’espressione ottocentesca che evoca la Venezia di Pompeo Molmenti. A uno sguardo complessivo, spicca infatti la dimensione biografica e prosopografica che caratterizza le sue indagini, distese lungo un arco cronologico plurisecolare: a partire dal Pulkau della dissertazione fino ai dogi Francesco Foscari e Andrea Dandolo il „procuratore dimezzato“ a causa di un’omonimia che fino alle sue correzioni aveva indotto in errore gli storici. Con un guizzo di umorismo Girgensohn definiva così il Dandolo, su modello del „Visconte dimezzato“ calviniano. E con un leggero, ironico sorriso egli ci guarda ancora dalle foto dei suoi profili ufficiali on line.

Published Online: 2025-11-07
Published in Print: 2025-11-03

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Artikel in diesem Heft

  1. Titelseiten
  2. Jahresbericht des DHI Rom 2024
  3. Themenschwerpunkt L’Impero e le sue narrazioni nel pieno e tardo medioevo (XIII–XIV sec.), herausgegeben von Caterina Cappuccio
  4. L’Impero e le sue narrazioni nel pieno e tardo medioevo (XIII–XIV sec.)
  5. Electione de eo canonice celebrata
  6. Un Impero vacante? La signoria sovralocale di Oberto Pelavicino in Lombardia tra idealità imperiale e città (1249–1259)
  7. Un regno senza impero?
  8. Narrazione e percezione dell’impero nella cronachistica
  9. Artikel
  10. Building an Aristocratic Identity in Medieval Italy
  11. Memorie della Chiesa di Molfetta
  12. „Per fuoco e per estimo“
  13. Fonti e approcci sulla fiscalità pontificia per la Basilicata del XIV secolo
  14. La comunità tedesca a L’Aquila tra i secoli XV–XVI
  15. Whose Bishop/Who’s the Bishop?
  16. Si in evidentem: Pacht von Kirchengut über die Pönitentiarie
  17. Rhetorical vs. Historical Discourse?
  18. Ottavio Villani – ein Gegner der päpstlichen Politik im Dreißigjährigen Krieg
  19. Italian and German Colonialism beyond Comparison
  20. Geleitwort zum Beitrag „Gewaltlust“ von Habbo Knoch
  21. Gewaltlust
  22. Forum
  23. Der Gastronationalismus und Alberto Grandis Thesen – oder: Zur Prägekraft der italienischen Küche
  24. Tagungen des Instituts
  25. I monasteri di Subiaco e Farfa come crocevia monastico-culturale nei secoli XV e XVI
  26. Von den NS-Tätern sprechen, der Opfer gedenken. Perspektiven einer deutsch-italienischen Erinnerung zwischen Forschung und Vermittlung
  27. Circolo Medievistico Romano
  28. Circolo Medievistico Romano 2024
  29. Nachrufe
  30. Cosimo Damiano Fonseca (1932–2025)
  31. Dieter Girgensohn (1934–2025)
  32. Gerhard Müller 1929–2024
  33. Rezensionen
  34. Verzeichnis der Rezensionen
  35. Leitrezensionen
  36. Tra reti politiche e prassi documentarie
  37. Una rete di persone
  38. Ein weiteres langes „langes Jahrhundert“?
  39. Rezensionen
  40. Verzeichnis der Rezensent*innen
  41. Register der in den Rezensionen genannten Autor*innen
Heruntergeladen am 11.11.2025 von https://www.degruyterbrill.com/document/doi/10.1515/qufiab-2025-0024/html?lang=de
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