Le relazioni diplomatiche sono una costante costitutiva dei gruppi umani e in quanto tali hanno avuto un posto di rilievo nella trattatistica e nella storiografia. Ai primi manuali relativi agli ambasciatori, apparsi a cavallo tra il Cinquecento e il Seicento, sono seguite raccolte di documenti, tra cui si distinguono i trattati, con valore storico e in parte giuridico, frutto della ricerca erudita sei e settecentesca. In seguito, la storiografia legata agli stati nazionali ha tenuto nel debito conto lo studio delle relazioni formali tra loro intercorse, corredandolo con numerosi strumenti di lavoro, in particolare repertori prosopografici ed edizioni di testi.
I mutamenti delle categorie storiografiche intervenuti nella seconda metà del XX secolo hanno influito sul trattamento delle relazioni diplomatiche. L’analisi delle molteplici forme di sovranità che si sono definite in età moderna e della fitta rete di relazioni che le univa ha permesso di rilevare un panorama molto più complesso e variegato rispetto allo schema precedente, più semplificato, che privilegiava i rapporti formali tra gli stati.
Da qui la definizione di „Nuova Storia Diplomatica“, delineata dalle curatrici Dorothée Goetze e Lena Oetzel nel capitolo introduttivo del volume, pensato per offrire una prima sintesi orientativa stante il continuo e vivace proliferare di studi sull’argomento. Sostanzialmente, il nuovo paradigma è caratterizzato dal fatto che i rapporti diplomatici sono considerati sotto l’aspetto delle relazioni tra persone, piuttosto che tra istituzioni, in consonanza con le strutture di potere dell’Antico Regime, le quali riflettono piuttosto i canoni propri dello Stato patrimoniale, prima della sua trasformazione in Stato di diritto, quest’ultimo caratterizzato da coordinate più formali e impersonali. Il nuovo indirizzo introduce inoltre principi e metodi tratti dalla storia culturale e dall’antropologia storica.
Come oggetto di studio il manuale assume l’Europa della prima età moderna, dal XV al XVIII secolo, nei suoi confini tradizionali, allargando il campo all’Impero Ottomano, ampiamente presente sulla scena europea a partire dalla conquista di Costantinopoli, come pure alla Russia, data la sua importanza geopolitica, progressivamente accentuatasi lungo il secolo XVII fino ad affermarsi nel Settecento.
Il volume è strutturato in otto parti tematiche, precedute da un capitolo introduttivo, per un totale di quaranta interventi. La sezione più nutrita, la terza, riguarda lo sviluppo della diplomazia europea, considerata nell’ottica dei diversi soggetti politici, che vanno dalle grandi monarchie, consolidatesi tra Quattrocento e Cinquecento, alle nuove realtà, come le Province Unite, apparse più tardi sulla scena internazionale, alle persistenti piccole realtà italiane, in particolare Savoia, Genova e Venezia, che fino al XVII secolo giocarono un ruolo rilevante, nonostante la progressiva riduzione della loro influenza, agli Svizzeri, realtà politica molto frammentata, con interessi determinati dalle realtà locali, fino alla Scandinavia. Poco si apprende del Portogallo, che pur ebbe una intensa vita propria prima del 1580 e dopo il 1640. Un caso particolare è rappresentato dall’Impero Germanico, considerato nel suo centro di unità, l’imperatore, e nei suoi diversi componenti, grandi e piccoli principati e città, ciascuno dotato di dinamiche proprie che interagivano all’interno e all’esterno della compagine. Uno statuto del tutto caratteristico ebbe la diplomazia pontificia, non solo in quanto in epoca moderna faceva capo a un sovrano che coltivava interessi religiosi e territoriali allo stesso tempo, ma anche perché essa si identificava, almeno in parte, con i cattolicesimi presenti nelle diverse realtà politiche e sociali. Le pagine ad essa dedicate, che descrivono in maniera sintetica ma dettagliata e completa il sistema, compresi i suoi aspetti tecnici, attingono a una lunga tradizione, punto di riferimento per gli studi del settore.
Ampio spazio è dato agli ambienti in cui si svolge l’azione diplomatica, in particolare alla corte, che nei decenni passati è stata oggetto di particolare attenzione, proprio perché ambito di governo in senso ampio, sotto l’aspetto politico e amministrativo, ma anche come luogo di incontro e di interazione fra tendenze, specializzazioni e interessi diversi. La corte ottomana era un centro di negoziati riguardanti gli interessi commerciali e religiosi delle monarchie e delle repubbliche europee, nel momento in cui la Francia si impegnava a garantire gli interessi dei cattolici nell’area e Venezia difendeva le sue proprietà nel Mediterraneo orientale. Poteva tuttavia divenire teatro di scontri diplomatici tra Francia e Spagna per il controllo religioso della Terrasanta o luogo di disputa tra tendenze cattoliche, ortodosse e calviniste, come nel caso del patriarca Cirillo Lucaris o, al contrario, come laboratorio di convivenza tra calvinisti e cattolici nel momento in cui l’ambasciatore olandese finanziava le chiese cattoliche. Alla Nuova Roma fa da parallelo l’Antica, nota come Gran Teatro del Mondo, in cui trovavano spazio di rappresentazione e di interazione le variegate componenti della Cristianità cattolica, come pure i rappresentanti di altre culture e tendenze cristiane, grazie all’eredità imperiale rivendicata dal papato.
Primi esperimenti di diplomazia multilaterale furono i congressi di pace e le diete imperiali. Il lungo congresso di Vestfalia, portato a termine dopo la fallita conferenza di Colonia (1636–1640), inaugura una serie di assemblee convocate per risolvere i contenziosi tra le potenze. Non sempre esse raggiunsero gli obiettivi prefissati, ma contribuirono comunque ad affinare il linguaggio diplomatico. Le diete imperiali, dal canto loro, si riunirono periodicamente per trattare i problemi dell’Impero fino a quando, nel 1663, si inaugurò la dieta permanente di Regensburg, rispondente al nuovo status dei soggetti membri: principi elettori, principi e città, originatosi in seguito alla pace di Augusta e alle paci di Vestfalia. Il consesso a diverso titolo ospitò in forma permanente anche rappresentanti di altri sovrani, quali i re di Danimarca, di Svezia e di Inghilterra e, in forma occasionale, rappresentanti pontifici e di soggetti italiani.
L’ampliamento del concetto di diplomazia contempla inoltre nuovi attori e protagonisti: principi, repubbliche, città, organizzazioni commerciali rivendicarono una presenza sulla scena internazionale, consapevoli del fatto che la visibilità era essenziale per assicurare i propri interessi. La presenza di ambasciatori stabili, inviati straordinari, residenti e altro personale di rango minore assicurava continuità dei rapporti. Ad essi si aggiunsero in tempi più recenti i consoli, destinati a facilitare le relazioni commerciali. Attorno a tali figure istituzionalizzate si sviluppò il cerimoniale, inteso come rappresentazione di sovranità, correlata al rango dell’inviante, come pure la piccola corte o famiglia dell’ambasciatore, che lo coadiuvava nell’amministrazione e nelle manifestazioni della sovranità, accompagnate dallo sfarzo di un seguito composto anche di uomini armati. Ad esso è correlato l’aspetto festivo tipico delle manifestazioni pubbliche promosse dagli ambasciatori in occasione di eventi toccanti i rispettivi sovrani, quali matrimoni, nascite o festività particolarmente sentite nella rispettiva nazione. Non era da trascurare il contributo della diplomazia informale, di cui erano protagonisti uomini d’affari, militari, letterati, religiosi. Un apporto rilevante provenne dal mondo femminile: le mogli degli ambasciatori, che acquisirono il titolo di ambasciatrici, e in generale le donne presenti nelle corti, talvolta con funzioni di spionaggio, svolsero ruoli non trascurabili.
Oggetto di studio sono le carriere degli ambasciatori. L’estrazione nobiliare, almeno per le grandi monarchie, era un requisito di prima grandezza, mentre per altre realtà, quali città e repubbliche, era più normale l’estrazione borghese. Nel periodo considerato non si era ancora giunti alla formalizzazione delle carriere; esistevano diplomatici di lungo corso, ma il criterio di scelta rimaneva il servizio del sovrano, che poteva essere espletato mediante l’esercizio di diversi e variegati uffici nel corso dell’esistenza. La tematica della carriera è in stretta relazione con il rapporto patrono-cliente, che resta spesso determinante nell’assegnazione tanto degli incarichi di governo quanto di quelli di rappresentanza. Ad esso si può collegare la cultura del dono, che poteva essere segno della mutua benevolenza tra i sovrani, come pure pegno e richiesta di fedeltà e di benevolenza, come nel caso dei doni offerti agli ambasciatori al termine della loro missione.
Attorno alla figura del diplomatico si muovono le tecniche di acquisizione dell’informazione. L’ambasciatore è informatore e spesso spia e allo stesso tempo oggetto di spionaggio. Il sistema della cifra fu inventato e veniva continuamente aggiornato per proteggere la corrispondenza, intercettata mediante il sequestro dei plichi ai corrieri o la corruzione dei funzionari.
Il manuale ha il merito di offrire un ampio panorama relativo allo stato attuale degli studi riguardanti la diplomazia europea in epoca moderna, compresi gli aspetti che integravano e facevano da cornice all’attività diplomatica propriamente detta. Ciascun capitolo è corredato da una bibliografia orientativa essenziale, completata da una selezione di fonti posta al termine del volume, che potrebbe essere ulteriormente arricchita. L’indice dei nomi, che include anche un indice di concetti, aiuta ad orientarsi nella corposa e densa opera.
Rimane la domanda iniziale: in che senso si può parlare di „Nuova Storia Diplomatica“? È evidente l’ampliamento del ventaglio, fatto di oggetti e di metodi, rispetto alla precedente storia dei rapporti tra gli stati. Esso va di pari passo, e non potrebbe essere diversamente, con gli orientamenti della storiografia intervenuti nel corso del tempo.
Recensione di
Dorothée Goetze/Lena Oetzel (Eds.), Early Modern European Diplomacy. A Handbook, Berlin-Boston (De Gruyter) 2024, 830 pp., ISBN 978-3-11-067193-3, € 159,95.
© 2025 bei den Autorinnen und den Autoren, publiziert von De Gruyter.
Dieses Werk ist lizenziert unter der Creative Commons Namensnennung - Nicht kommerziell - Keine Bearbeitung 4.0 International Lizenz.
Articles in the same Issue
- Titelseiten
- Jahresbericht des DHI Rom 2024
- Themenschwerpunkt L’Impero e le sue narrazioni nel pieno e tardo medioevo (XIII–XIV sec.), herausgegeben von Caterina Cappuccio
- L’Impero e le sue narrazioni nel pieno e tardo medioevo (XIII–XIV sec.)
- Electione de eo canonice celebrata
- Un Impero vacante? La signoria sovralocale di Oberto Pelavicino in Lombardia tra idealità imperiale e città (1249–1259)
- Un regno senza impero?
- Narrazione e percezione dell’impero nella cronachistica
- Artikel
- Building an Aristocratic Identity in Medieval Italy
- Memorie della Chiesa di Molfetta
- „Per fuoco e per estimo“
- Fonti e approcci sulla fiscalità pontificia per la Basilicata del XIV secolo
- La comunità tedesca a L’Aquila tra i secoli XV–XVI
- Whose Bishop/Who’s the Bishop?
- Si in evidentem: Pacht von Kirchengut über die Pönitentiarie
- Rhetorical vs. Historical Discourse?
- Ottavio Villani – ein Gegner der päpstlichen Politik im Dreißigjährigen Krieg
- Italian and German Colonialism beyond Comparison
- Geleitwort zum Beitrag „Gewaltlust“ von Habbo Knoch
- Gewaltlust
- Forum
- Der Gastronationalismus und Alberto Grandis Thesen – oder: Zur Prägekraft der italienischen Küche
- Tagungen des Instituts
- I monasteri di Subiaco e Farfa come crocevia monastico-culturale nei secoli XV e XVI
- Von den NS-Tätern sprechen, der Opfer gedenken. Perspektiven einer deutsch-italienischen Erinnerung zwischen Forschung und Vermittlung
- Circolo Medievistico Romano
- Circolo Medievistico Romano 2024
- Nachrufe
- Cosimo Damiano Fonseca (1932–2025)
- Dieter Girgensohn (1934–2025)
- Gerhard Müller 1929–2024
- Rezensionen
- Verzeichnis der Rezensionen
- Leitrezensionen
- Tra reti politiche e prassi documentarie
- Una rete di persone
- Ein weiteres langes „langes Jahrhundert“?
- Rezensionen
- Verzeichnis der Rezensent*innen
- Register der in den Rezensionen genannten Autor*innen
Articles in the same Issue
- Titelseiten
- Jahresbericht des DHI Rom 2024
- Themenschwerpunkt L’Impero e le sue narrazioni nel pieno e tardo medioevo (XIII–XIV sec.), herausgegeben von Caterina Cappuccio
- L’Impero e le sue narrazioni nel pieno e tardo medioevo (XIII–XIV sec.)
- Electione de eo canonice celebrata
- Un Impero vacante? La signoria sovralocale di Oberto Pelavicino in Lombardia tra idealità imperiale e città (1249–1259)
- Un regno senza impero?
- Narrazione e percezione dell’impero nella cronachistica
- Artikel
- Building an Aristocratic Identity in Medieval Italy
- Memorie della Chiesa di Molfetta
- „Per fuoco e per estimo“
- Fonti e approcci sulla fiscalità pontificia per la Basilicata del XIV secolo
- La comunità tedesca a L’Aquila tra i secoli XV–XVI
- Whose Bishop/Who’s the Bishop?
- Si in evidentem: Pacht von Kirchengut über die Pönitentiarie
- Rhetorical vs. Historical Discourse?
- Ottavio Villani – ein Gegner der päpstlichen Politik im Dreißigjährigen Krieg
- Italian and German Colonialism beyond Comparison
- Geleitwort zum Beitrag „Gewaltlust“ von Habbo Knoch
- Gewaltlust
- Forum
- Der Gastronationalismus und Alberto Grandis Thesen – oder: Zur Prägekraft der italienischen Küche
- Tagungen des Instituts
- I monasteri di Subiaco e Farfa come crocevia monastico-culturale nei secoli XV e XVI
- Von den NS-Tätern sprechen, der Opfer gedenken. Perspektiven einer deutsch-italienischen Erinnerung zwischen Forschung und Vermittlung
- Circolo Medievistico Romano
- Circolo Medievistico Romano 2024
- Nachrufe
- Cosimo Damiano Fonseca (1932–2025)
- Dieter Girgensohn (1934–2025)
- Gerhard Müller 1929–2024
- Rezensionen
- Verzeichnis der Rezensionen
- Leitrezensionen
- Tra reti politiche e prassi documentarie
- Una rete di persone
- Ein weiteres langes „langes Jahrhundert“?
- Rezensionen
- Verzeichnis der Rezensent*innen
- Register der in den Rezensionen genannten Autor*innen