Abstract
Taking a region-specific approach to the analysis of the narration and communication of imperial power in the Middle Ages reveals differences in the development and reception of imperial discourse as well as in the communication tools and the reception of imperial discourse in local contexts. The monographic section of the QFIAB 2025 tackles this complex topic following some guidelines that can be summarized (in a non-exhaustive way) as follows: What were the main arguments and theses of imperial discourse in the central and late Middle Ages? What implications did the dissemination of the imperial narrative have for the drafting of official documents? How was imperial discourse received in different geographical areas? Who were the actors involved in narrating and promoting imperial discourse north and south of the Alps in the late Middle Ages?
È indimenticabile lo scambio di battute tra la maga Circe e la giovane ninfa Leucotea, nei „Dialoghi con Leucò“ di Cesare Pavese: per la maga l’unico modo di rendersi immortali per gli uomini è il ricordo che essi lasciano, legando inscindibilmente a tale ricordo la sua espressione immediata, la parola.[1] Narrare è, in ambito storiografico, ricostruire e, come tale, si configura come una delle attività fondamentali della ricerca storica. Come scriveva Paul Ricoeur, ogni soggetto storico è costruito dalla sua narrazione e, dunque, dalla sua memoria ripetuta.[2] Un approccio di tal genere si adatta con facilità e ragionevolezza anche allo studio dei poteri universali, qualora esso non si limiti a un approccio meramente evenemenziale o alla ricostruzione della storia istituzionale nel senso rigoroso della Verfassungsgeschichte, ma intenda piuttosto osservarli attraverso la categoria dei linguaggi del potere politico, o attraverso la lente della semantica del potere. La storia di un’istituzione, infatti, prendendo in prestito l’espressione di Pietro Costa relativamente alla parola, è „la storia del linguaggio che la ospita, e il significato di essa si risolve metodologicamente nella sua semantica“.[3] L’analisi della performatività, della narrazione e della autorappresentazione dell’istituzione stessa sono infatti fondamentali per ottenere una comprensione più approfondita dell’istituzione medesima, nonché della sua autocoscienza.
Nelle brevi note che seguono desidero presentare il quadro teorico e storiografico alla base della presente raccolta di saggi: „L’Impero e le sue narrazioni nel pieno e tardo medioevo (XIII–XIV sec.)“.
La storiografia europea ha a più riprese sottolineato l’importanza della comunicazione all’interno dello studio dei diversi linguaggi politici, evidenziando quanto profondamente i processi della comunicazione – anche e soprattutto simbolica – abbiano influenzato lo sviluppo e la (auto-)rappresentazione delle istituzioni del pieno e basso Medioevo.[4] In particolare, un’istituzione complessa quale l’Impero deve necessariamente essere studiata anche attraverso la sua (auto-)rappresentazione e la sua ricezione in contesti differenti, così da poter ottenere nuovi risultati e ulteriori spunti per ricerche future, anche su un tema di per sé tradizionalmente affrontato dalla storiografia. La ricchezza di questa prospettiva storiografica è stata ampiamente dimostrata da due volumi recentemente apparsi relativi al discorso imperiale e alla sua ricezione nel Reichsitalien nel tardo medioevo e alle interazioni tra Carlo IV e i territori a sud delle Alpi.[5] La narrazione dell’istituzione stessa svolge dunque un ruolo primario per una comprensione più approfondita dell’Impero, avendo gli imperatori e i loro sostenitori fatto uso consapevole di discorsi, simboli e processi comunicativi e culturali, tutti fattori fondamentali nella dinamica di acquisizione del consenso proprio della manifestazione del potere politico. Non solo: tale studio è necessariamente da integrare con l’analisi della ricezione di tale narrazione – il discorso imperiale – all’interno dei contesti politici in cui essa trovò applicazione.[6]
Non si intende qui presentare e proporre un percorso relativo alla consapevolezza autoriale di chi scrive relativamente all’Impero o a tematiche imperiali, quanto piuttosto, nei lavori che seguono, ci si vuole soffermare sull’uso consapevole di forme e linguaggi imperiali impiegate sia dall’impero, sia da altri attori politici, al fine di legittimare la propria azione politica, nonché sulla ricezione e narrazione dell’impero stesso per come emerge in alcune fonti e sui temi ricorrenti nell’idealizzazione della figura imperiale.[7] Tema centrale degli articoli presentati in questa sezione monografica è quindi il forte valore legittimante del riferimento imperiale e la portata di tale riferimento ideale nella costruzione del consenso.[8] Se la costruzione e il raggiungimento del consenso sono necessari nella pratica di governo, ad esse si lega inscindibilmente il tema della manifestazione e della diffusione di tale consenso, attraverso la propaganda, sia essa scritta, o impersonificata da attori appartenenti alla pars imperii.[9] È altresì auspicabile integrare tale ricerca con lo studio della ricezione, percezione e narrazione del potere politico nei singoli autori e nei differenti contesti locali. Un’analisi di questo tipo permette di comprendere sia l’immagine del potere che giungeva ai contemporanei, sia quali fossero gli attori e i meccanismi che sottostavano alla sua manifestazione, ma anche in quali soggetti risiedesse la facoltà decisionale, come pure quale fosse l’orizzonte culturale e valoriale entro il quale maturava un’idea di potere e trovava la sua ragion d’essere all’interno di un sistema politico.
I saggi qui raccolti vogliono affrontare le complesse tematiche qui solo brevemente ripercorse seguendo alcune linee guida rintracciabili, senza pretesa di esaustività, anche nelle seguenti questioni: quali furono nel corso del pieno e tardo medioevo i principali argomenti e tesi proprie del discorso imperiale? Quali risvolti ebbe la diffusione della narrazione dell’Impero nell’elaborazione dei documenti ufficiali? Come si configura la ricezione di tale discorso nelle diverse aree locali? Quali furono gli attori che si fecero promotori della narrazione e promozione del discorso imperiale, a nord e sud delle Alpi nel pieno e basso medioevo?
I contributi presentano le ricerche di storici e storiche di diversa provenienza e formazione: ciascuno ha adottato e ri-adattato il questionario sopra riportato soffermandosi su alcuni aspetti delle proprie ricerche e ha proposto nuovi spunti di riflessione. L’ampio arco cronologico preso in esame permette l’emergere delle diverse strategie attuate dall’Impero nella sua autorappresentazione e nella presentazione della sua legittimità. L’ideale imperiale fu anche consapevolmente sfruttato da attori esterni all’impero in sé, come mostra l’impiego di modelli e forme di comunicazione legati al linguaggio imperiale nel tentativo di legittimazione da parte di signori cittadini, nella riflessione trattatistica, o da parte di pretendenti al trono imperiale. I diversi contesti politici affrontati e la diversità delle fonti impiegate nei singoli contributi mostrano ancora una volta quanto sia necessario considerare l’ideale imperiale nelle sue diverse formulazioni e ricezioni per poterne cogliere l’estrema vitalità nel corso del pieno e tardo medioevo.
L’articolo di Giovanni Collamati analizza la narrazione di Alfonso X di Castiglia e León all’interno della documentazione del cosiddetto fecho del imperio, ovvero il tentativo intrapreso, durante il Grande Interregno, da parte di Alfonso X di diventare imperatore. Il re castigliano era in aperta competizione con Riccardo di Cornovaglia, ma aveva dalla sua parte tre possibili argomenti di legittimità da utilizzare nella sua propaganda imperiale contro il rivale inglese: il sangue svevo e l’eredità imperiale crociata e ispanica nonché, da ultimo, la sua elezione a re dei Romani da parte dei principi tedeschi all’inizio del 1257. Di questi tre elementi, solo il terzo era comune a Riccardo, eletto rex Romanorum da altri principi elettori. Alfonso X scelse di utilizzare nella sua documentazione il tema dell’elezione imperiale, come principale argomento legittimante della sua politica, servendosi di precise argomentazioni giuridiche.[10]
Maddalena Moglia si sofferma sul legame del marchese Oberto Pelavicino con Federico II e Corrado IV, un fattore fondamentale nella sua esperienza di governo sovralocale, non solo utilizzato per accrescere i domini del Pelavicino, ma soprattutto come base legittimante per il suo disegno di potere sovracittadino. È in particolare lo strumento del vicariato imperiale ad essere per Oberto Pelavicino un vero e proprio strumento di governo, impiegato consapevolmente nella dialettica con le istituzioni proprie del sistema politico comunale.[11]
L’impiego consapevole dei linguaggi imperiali nel complesso scacchiere politico dell’Italia negli anni trenta del secolo XIV viene esaminato da Pietro Silanos, che illustra nel suo contributo come tali linguaggi fossero alla base anche della strategia di legittimazione da parte del papato del Trecento, nonché dei signori e delle reti politiche ghibelline lombarde del pieno medioevo. La progettualità del papato trecentesco si incontrò-scontrò con l’operato politico di Giovanni di Boemia, che scese in Italia negli anni 1330 e 1333 e il cui progetto politico dovette cercare la mediazione papale e angioina, in un iniziale tentativo di opposizione a Ludovico il Bavaro, in aperto contrasto con Giovanni XXII.[12]
Oggetto del contributo di chi scrive è la narrazione dell’impero tardo medievale nelle cronache subalpine. Il quadro di insieme che emerge affronta in particolare la ricezione di tale ideale imperiale e, soprattutto, della pretesa e delle azioni di governo nei territori a sud delle Alpi, dimostrando la persistenza della vitalità dell’Impero trecentesco anche nei territori del Reichsitalien.[13]
© 2025 bei den Autorinnen und den Autoren, publiziert von De Gruyter.
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Artikel in diesem Heft
- Titelseiten
- Jahresbericht des DHI Rom 2024
- Themenschwerpunkt L’Impero e le sue narrazioni nel pieno e tardo medioevo (XIII–XIV sec.), herausgegeben von Caterina Cappuccio
- L’Impero e le sue narrazioni nel pieno e tardo medioevo (XIII–XIV sec.)
- Electione de eo canonice celebrata
- Un Impero vacante? La signoria sovralocale di Oberto Pelavicino in Lombardia tra idealità imperiale e città (1249–1259)
- Un regno senza impero?
- Narrazione e percezione dell’impero nella cronachistica
- Artikel
- Building an Aristocratic Identity in Medieval Italy
- Memorie della Chiesa di Molfetta
- „Per fuoco e per estimo“
- Fonti e approcci sulla fiscalità pontificia per la Basilicata del XIV secolo
- La comunità tedesca a L’Aquila tra i secoli XV–XVI
- Whose Bishop/Who’s the Bishop?
- Si in evidentem: Pacht von Kirchengut über die Pönitentiarie
- Rhetorical vs. Historical Discourse?
- Ottavio Villani – ein Gegner der päpstlichen Politik im Dreißigjährigen Krieg
- Italian and German Colonialism beyond Comparison
- Geleitwort zum Beitrag „Gewaltlust“ von Habbo Knoch
- Gewaltlust
- Forum
- Der Gastronationalismus und Alberto Grandis Thesen – oder: Zur Prägekraft der italienischen Küche
- Tagungen des Instituts
- I monasteri di Subiaco e Farfa come crocevia monastico-culturale nei secoli XV e XVI
- Von den NS-Tätern sprechen, der Opfer gedenken. Perspektiven einer deutsch-italienischen Erinnerung zwischen Forschung und Vermittlung
- Circolo Medievistico Romano
- Circolo Medievistico Romano 2024
- Nachrufe
- Cosimo Damiano Fonseca (1932–2025)
- Dieter Girgensohn (1934–2025)
- Gerhard Müller 1929–2024
- Rezensionen
- Verzeichnis der Rezensionen
- Leitrezensionen
- Tra reti politiche e prassi documentarie
- Una rete di persone
- Ein weiteres langes „langes Jahrhundert“?
- Rezensionen
- Verzeichnis der Rezensent*innen
- Register der in den Rezensionen genannten Autor*innen
Artikel in diesem Heft
- Titelseiten
- Jahresbericht des DHI Rom 2024
- Themenschwerpunkt L’Impero e le sue narrazioni nel pieno e tardo medioevo (XIII–XIV sec.), herausgegeben von Caterina Cappuccio
- L’Impero e le sue narrazioni nel pieno e tardo medioevo (XIII–XIV sec.)
- Electione de eo canonice celebrata
- Un Impero vacante? La signoria sovralocale di Oberto Pelavicino in Lombardia tra idealità imperiale e città (1249–1259)
- Un regno senza impero?
- Narrazione e percezione dell’impero nella cronachistica
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- Building an Aristocratic Identity in Medieval Italy
- Memorie della Chiesa di Molfetta
- „Per fuoco e per estimo“
- Fonti e approcci sulla fiscalità pontificia per la Basilicata del XIV secolo
- La comunità tedesca a L’Aquila tra i secoli XV–XVI
- Whose Bishop/Who’s the Bishop?
- Si in evidentem: Pacht von Kirchengut über die Pönitentiarie
- Rhetorical vs. Historical Discourse?
- Ottavio Villani – ein Gegner der päpstlichen Politik im Dreißigjährigen Krieg
- Italian and German Colonialism beyond Comparison
- Geleitwort zum Beitrag „Gewaltlust“ von Habbo Knoch
- Gewaltlust
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- Tagungen des Instituts
- I monasteri di Subiaco e Farfa come crocevia monastico-culturale nei secoli XV e XVI
- Von den NS-Tätern sprechen, der Opfer gedenken. Perspektiven einer deutsch-italienischen Erinnerung zwischen Forschung und Vermittlung
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