Startseite Raphael Merida, La lingua della prosa sacra del Seicento (Italiana, 11), Pisa/Roma, Serra, 2018, 195 p.
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Raphael Merida, La lingua della prosa sacra del Seicento (Italiana, 11), Pisa/Roma, Serra, 2018, 195 p.

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Raphael Merida, La lingua della prosa sacra del Seicento (Italiana, 11), Pisa/Roma, Serra, 2018, 195 p.


A partire dal Saggio sullo stile dell’oratoria sacra nel Seicento esemplificata sul p. Emmanuele Orchi di Giovanni Pozzi della metà del secolo scorso, più di uno storico della lingua italiana si è occupato della predicazione del XVII secolo analizzando questo o quell’autore, ma ancora mancava un lavoro ad ampio raggio che considerasse un ampio corpus di predicatori, concentrandosi perciò sul genere in quanto tale. Il libro di Raphael Merida è dunque un contributo importante agli studi, che getta nuova luce sulla materia e molto opportunamente guarda non solo al Seicento, ma anche al secolo precedente, e in particolare all’influenza sui successori che ebbe Cornelio Musso (1511–1574). Il corpus preso in considerazione è tripartito: nel primo subcorpus (autori principali) sono rubricate le Dicerie sacre di Giovan Battista Marino, i Panegirici, le Imprese sacre e l’Arte di predicar bene di Paolo Aresi, e il Quaresimale, i Panegirici sacri e le Prediche dette nel Palazzo Apostolico di Paolo Segneri; nel secondo subcorpus (corpus α) si trovano prediche e panegirici di Mauro Bignoni, Placido Carrafa, Luigi Giuglaris, Giovanni Agostino della Lengueglia, Giacomo Lubrano, Agostino Mascardi ed Emanuele Tesauro; il corpus β invece comprende romanzi di soggetto sacro: Il caso non a caso e La settimana santa di Giovanni Ambrogio Marini e La Susanna di Ferrante Pallavicino. Le scelte non paiono tutte esenti da difficoltà: l’inserimento delle Dicerie sacre di Marino tra gli autori principali si rivela problematico, tanto che costringe continuamente a ricordare che esse imitano delle prediche ma non lo sono (lo si fa per es. alle pp. 45, 130). Inoltre, non è sempre chiara la suddivisione dei subcorpora, come mostra, nel secondo capitolo dedicato a retorica e sintassi, l’analisi dell’anafora [39–44], dove nell’esemplificare il fenomeno si menzionano prima Aresi e Marino (autori principali), poi Tesauro (corpus α), poi Segneri (di nuovo autori principali), poi il Teatro dell’eloquenza di Giuglaris (fuori corpus), poi Lengueglia (corpus α), senza una chiara linea di avanzamento. Tuttavia va aggiunto che nei capitoli successivi l’attenzione a questo aspetto è più pronunciata, e in ogni caso Merida è sempre accurato nel tenere separato il corpus β, relativo ai romanzi: l’impiego di tale subcorpus e il confronto con lo studio di Vincenzo D’Angelo sul romanzo secentesco di argomento profano (Aspetti linguistici del romanzo italiano dei Seicento, Roma, Aracne, 2015) permettono di giungere a risultati di notevole interesse, come l’osservazione che fenomeni di «anastrofe e iperbato [compaiono di frequente] solo nei romanzi a sfondo religioso e, al contrario, quasi mai nei romanzi di altra natura» [69]. Il dato può essere attribuito con certezza all’influenza dell’oratoria sacra? Il nodo, qui e in altri casi, non è facile da sciogliere, sia perché si potrebbe trattare più genericamente di istituti retorici adoperati all’epoca in diversi generi per ottenere un innalzamento di tono (è anche il caso delle filatesse nominali, che si trovano sì nell’oratoria sacra e nei romanzi di argomento sacro, ma anche nelle Lettere di Marino, che non sono certo testi religiosi), sia perché si necessiterebbe di studi sull’oratoria secentesca profana, per capire che cosa appartiene all’oratoria sacra e che cosa all’oratoria qua talis. Menzionando anastrofe e iperbato ci siamo addentrati nel secondo capitolo, dedicato alla sintassi topologica, la cui disamina offre risultati sicuri e di sicuro valore, che mostrano il perdurare nell’oratoria sacra del XVII secolo dell’influenza di Boccaccio e di Bembo: un dato che, se l’ignoranza non mi tradisce, non era ancora ben presente agli studiosi, e che ora viene alla luce. Importanti sono anche le pagine del capitolo quarto, dedicato a «sintassi del periodo e altri fenomeni», nelle quali si apprezza la finezza di alcune osservazioni, come quella secondo cui le frasi interposte a spezzarne un’altra non si distribuiscono omogeneamente nelle prediche, ma si addensano in alcune sezioni, offrendo «l’impressione che, una volta utilizzato il fenomeno dell’interposizione frastica, l’oratore/predicatore lo faccia riverberare nelle pagine immediatamente successive» [74]: si tratta di un’ottica che coniuga, in maniera imprescindibile in questo settore, sensibilità linguistica e stilistica, e che permette di valutare al meglio i risultati degli spogli. Ogni tanto si nota qualche incertezza nella classificazione dei fenomeni: «Percioché licenziandosi dalla sua donna un amante» non è un esempio di enclisi secondo la legge Tobler-Mussafia; «Descrivendo, o per dir meglio, col sacro pennello della sua dotta lingua e con vivi colori de’ suoi concetti divini un bellissimo ritratto dell’huomo giusto delineando l’incoronato Profeta, simile ce lo fe’ vedere ad un’alta pianta», «Pisone, nobil romano, entrato in Senato con quella sordida veste, [...] si diè la morte», «Ahi che involatici i sacramenti, [...] dichiarato per puro nome il libero arbitrio [...], ci lasciavan solo l’inferno» non sono, rispettivamente, un gerundio e dei participi assoluti, perché il soggetto coincide con quello della proposizione di verbo finito cui le gerundive e participiali si accompagnano [cf. 67, 102–103]; nel complesso, tuttavia, le analisi sintattiche di Merida risultano convincenti e capaci di porsi come pietra di paragone per i successivi lavori sul tema. Il capitolo su «scritto e parlato» affronta di petto alcune questioni relative alla composizione e alla recitazione delle prediche, che tuttavia fanno capolino qua e là anche altrove nello studio e si rivelano molto interessanti. Non è facile decidere quanto il testo a stampa rispecchi o no quello effettivamente pronunciato. In proposito, i dati sono contrastanti, come Merida mostra allegando diverse citazioni, perché in alcuni casi si fa riferimento all’apprendimento a memoria del testo scritto della predica per recitarlo parola per parola, in altri si menziona il fatto che il testo predicato – che doveva solitamente mantenersi nello spazio di un’ora – è stato ampliato nella versione pubblicata [cf. 20–21, 116–117]. Forse una possibile spiegazione risiede nel non dare per scontato che il testo scritto che precede la predicazione e quello poi pubblicato coincidano. In ogni caso, è chiaro che il problema necessita di un’ulteriore riflessione, sempre che si possa addivenire a una soluzione generalmente valida. Nel capitolo sul lessico si offre un glossario che prende in considerazione neologismi, voci attestate nel Tre e Quattrocento e nel Seicento ma non nel Cinquecento e voci di ambiti settoriali. La consultazione sarebbe stata facilitata dall’elaborare elenchi diversi, invece di riunire tutte le voci in un’unica lista. Ciò nonostante, pare molto convincente l’interpretazione di fondo di Merida, il quale, chiedendosi il perché del contrasto «tra le scelte sintattiche (rivolte al passato) e quelle lessicali (decisamente più avanzate)», individua il denominatore comune nella ricerca dello stupore del pubblico, un effetto perseguito anche grazie allo «stridore generato dall’enorme artificiosità di una sintassi anticheggiante mescolata al virtuosismo lessicale, fatto di scelte e costruzioni a volte imprevedibili» [138]. Da ultimo, a proposito del libro nel suo insieme, va apprezzato il ricorso costante al dialogo con la trattatistica sulla predicazione, in special modo quella di Panigarola e Aresi, che permette all’analisi del corpus di guadagnare un respiro culturale e teorico adeguato.

Published Online: 2020-11-21
Published in Print: 2020-11-10

© 2020 Michele Colombo, publiziert von Walter de Gruyter GmbH,Berlin/Boston

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Artikel in diesem Heft

  1. Frontmatter
  2. Frontmatter
  3. Aufsätze
  4. L’opposition moral(e) / éthique : une approche linguistique
  5. At Roncevaux without Roland: Giovanni Codagnello’s Gesta Carli Francorum regis (1219–1222)
  6. Problèmes méthodologiques de « The Cambridge version » du Roland éditée par Wolfgang G. van Emden
  7. petits jeux, combat doux und fleurs écloses: Sexualität und ihre Kodierung im französischen Renaissancelied
  8. Charles Nodier et le Dictionnaire universel de la langue française de Boiste (1834) : de la critique lexicographique à la pratique éditoriale
  9. A step forward in understanding pas: the post-verbal negator in Old Occitan from the perspective of communication and rhetorical strategizing
  10. Simple metathesis in loanword phonology: the Arabic-Romance language contact
  11. Variación y cambio en la formalización de la interrogación retórica en la historia del español
  12. Bocado: scalar semantics and polarity sensitivity
  13. Miszellen
  14. Noms de variétés de poiriers dans la toponymie de la Bourgogne
  15. Accezioni e trafila dell’it. ant. o(b)stare
  16. Besprechungen
  17. Peter Wiesinger / Albrecht Greule, Baiern und Romanen. Zum Verhältnis der frühmittelalterlichen Ethnien aus Sicht der Sprachwissenschaft und Namenforschung, Tübingen, Narr Francke Attempto, 2019, 250 p.
  18. Jean Sibille, Le parler occitan de Chaumont (Chiomonte) et des Ramats (Lingua, cultura, territorio, 65), Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2019, 306 p.
  19. Alla Klimenkowa, Sprachkontakt und lexikalische Innovation in der karibischen Kontaktzone: die Beispiele «bozal», «cimarrón» und «criollo» (Kreolische Bibliothek, 28), Hamburg, Buske, 2017, XII + 307 p.
  20. Elisabetta Tonello, Sulla tradizione tosco-fiorentina della «Commedia» di Dante (secoli XIV–XV), Presentazione di Paolo Trovato (Studi e progetti), Padova, libreriauniversitaria.it edizioni, 2018, 572 p.
  21. Ottimo Commento alla «Commedia», a cura di Giovanni Battista Boccardo, Massimiliano Corrado, Vittorio Celotto («Edizione Nazionale dei Commenti Danteschi»), voll. 1–3, Roma, Salerno Editrice, 2018, vol. 1: CXCVIII + 702 p., vol. 2: LXXIX + 703–1318 p., vol. 3: LXXIV + 1319–1988 p. Amico dell’Ottimo, Chiose sopra la «Comedia», a cura di Ciro Perna («Edizione Nazionale dei Commenti Danteschi»), Roma, Salerno Editrice, 2018, CXIII + 820 p.
  22. Maddalena Signorini, Sulle tracce di Petrarca. Storia e significato di una prassi scrittoria (Biblioteca dell’«Archivum Romanicum». Serie I: Storia, Letteratura, Paleografia, 489), Firenze, Olschki, 2019, xii + 224 p.
  23. Andrea Bocchi (ed.), Il volgarizzamento pisano del «Liber peregrinationis» di Riccoldo da Monte di Croce, Canterano, Aracne, 2017, 205 p.Marco Robecchi (ed.), Riccold de Monte di Croce, «Liber peregrinationis», traduit par Jean le Long d’Ypres, Strasbourg, ÉLiPhi, 2020, 447 p.
  24. Harro Stammerjohann, Das Italienische am Italienischen (Stauffenburg Handbücher), Tübingen, Stauffenburg, 22020 [12018], 245 p.
  25. Paul Videsott, Vocabolar dl ladin leterar / Vocabolario del ladino letterario / Wörterbuch des literarischen Ladinisch, vol. 1: Lessich documenté dant l 1879 / Lessico documentato prima del 1879 / Vor 1879 belegter Wortschatz (Scripta Ladina Brixinensia, 5), Bozen / Bolzano, University Press, 2020, XXXIV + 1239 p.
  26. Jachen Curdin Arquint, Elemaints d’üna grammatica cumparatistica dal rumantsch – idioms e rumantsch grischun (Romanica Raetica, 28), Cuoira, Societad Retorumantscha, 2020, 315 p.
  27. Sammelbände
  28. Stefan Freund / Nina Mindt (edd.), Übersetzen aus dem Lateinischen als Forschungsfeld. Aufgaben, Fragen, Konzepte, Tübingen, Narr Francke Attempto, 2020, 320 p.
  29. Emilio Ridruejo (ed.), Manual de lingüística española (Manuals of Romance Linguistics, 14), Berlin/Boston, De Gruyter, 2019, 697 p.
  30. Antonio Montefusco / Giuliano Milani (edd.), Le lettere di Dante. Ambienti culturali, contesti storici e circolazione dei saperi (Toscana bilingue. Storia sociale della traduzione medievale, 2), Berlin/Boston, De Gruyter, 2020, X + 626 p.
  31. Paul Videsott / Ruth Videsott / Jan Casalicchio (edd.), Manuale di linguistica ladina, Berlin/Boston, De Gruyter (Manuals of Romance Linguistics, 26) 2020, X + 588 p.
  32. Kurzanzeigen
  33. Nils Bahlo / Tabea Becker / Zeynep Kalkavan-Aydın / Netaya Lotze / Konstanze Marx / Christian Schwarz / Yazgül Şimşek, Jugendsprache. Eine Einführung, Berlin, Metzler, 2019, 241 p.
  34. N. S. Trubetzkoy, Principios de fonología, Nueva traducción y versión crítica de Esther Herrera Zendejas y Michael Herbert Knapp (Estudios de lingüística, 33), Ciudad de México, El Colegio de México, 2019, 478 p.
  35. Venetia Bridges (ed.),Medieval Narratives of Alexander the Great. Transnational Texts in England and France (Studies in Medieval Romance, 20), Woodbridge, Brewer, 2018, xi + 307 p.
  36. David Murray, Poetry in Motion: Language and Lyrics in the European Middle Ages (Epitome musical), Turnhout, Brepols, 2019, 295 p.
  37. John C. Barnes / Daragh O’Connell (edd.), Dante and the Seven Deadly Sins (Publications of the UCD Foundation for Italian Studies), Dublin/Portland, Four Courts Press, 2017, 359 p.
  38. Raymund Wilhelm (ed.), La lauda su Giovanni Battista del codice Ambrosiano N 95 sup. Testo, lingua e tradizioni (Romanische Texte des Mittelalters – Editionen der Klagenfurter Sommerschule «Philologie romane et édition des textes», 2), Heidelberg, Winter, 2019, 178 p.
  39. Lino Leonardi / Caterina Menichetti / Sara Natale (edd.), Le traduzioni italiane della Bibbia nel Medioevo. Catalogo dei manoscritti (secoli XIII–XV), Firenze, Edizioni del Galluzzo, 2018, 448 p. + 36 tavole
  40. Federico Aboaf, L’italiano di Machiavelli e Guicciardini in alcune traduzioni in latino, francese e tedesco del XVI secolo. Appunti per una storia del lessico politico (Strumenti di linguistica italiana. Nuova serie, 22), Firenze, Cesati, 2020, 240 p.
  41. Raphael Merida, La lingua della prosa sacra del Seicento (Italiana, 11), Pisa/Roma, Serra, 2018, 195 p.
  42. Guntram Plangg, Alte Flurnamen im Montafon 2: Gaschurn und St. Gallenkirch (Montafoner Schriftenreihe, 29), Schruns, Montafoner Museen, 2019, 317 p.
  43. Nachruf
  44. Germà Colón Domènech (30 novembre 1928–22 mars 2020)
  45. Literaturhinweise 2020 (Stand: 31. Juli 2020)
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