Home Federico Aboaf, L’italiano di Machiavelli e Guicciardini in alcune traduzioni in latino, francese e tedesco del XVI secolo. Appunti per una storia del lessico politico (Strumenti di linguistica italiana. Nuova serie, 22), Firenze, Cesati, 2020, 240 p.
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Federico Aboaf, L’italiano di Machiavelli e Guicciardini in alcune traduzioni in latino, francese e tedesco del XVI secolo. Appunti per una storia del lessico politico (Strumenti di linguistica italiana. Nuova serie, 22), Firenze, Cesati, 2020, 240 p.

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Published/Copyright: November 21, 2020
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Federico Aboaf, L’italiano di Machiavelli e Guicciardini in alcune traduzioni in latino, francese e tedesco del XVI secolo. Appunti per una storia del lessico politico (Strumenti di linguistica italiana. Nuova serie, 22), Firenze, Cesati, 2020, 240 p.


Secondo la formulazione di Francesco Bruni,[1] l’espansione linguistica dell’italiano nel contesto europeo del XVI secolo avviene attraverso le direttrici complementari dell’otium, il complesso delle attività umane relative alla creazione artistica, e del negotium, ovvero l’insieme delle attività politiche ed economiche. Questi canali di diffusione sono al centro del volume di Aboaf che analizza contrastivamente la lingua di alcune traduzioni cinquecentesche in francese, latino e tedesco del Principe di Machiavelli e della Storia d’Italia di Guicciardini. Scopo della monografia è «vedere come i vocaboli e i costrutti dei loro trattati siano stati resi in francese e in tedesco» in modo da ottenere «preziose informazioni sul grado di sviluppo del lessico politico nelle nazioni straniere, nonché sulla loro capacità di comprensione della realtà politica italiana» [9].

Per il francese, Aboaf si è avvalso di tre traduzioni del Principe (rispettivamente ad opera di Guillaume Cappel, Jacques Gohory e Gaspard d’Auvergne) e di una versione della Storia d’Italia a cura di Jérôme de Chomedey; per il tedesco, l’esame si è potuto concentrare solo sulla traduzione del testo guicciardiniano di Georg Forberger. Completano il corpus le traduzioni latine del Principe di Silvestro Teglio e Niccolò Stoppani (non utilizzate per lo spoglio) e la versione della Storia d’Italia di Celio Secondo Curione, quest’ultima alla base del testo tedesco. I rapporti testuali tra le traduzioni sono esplicitati in appendice [203–212]. L’analisi lessicale avviene tramite la comparazione sinottica di termini e metafore, in italiano e nella lingua target, afferenti a diversi campi semantici della politica, dalle varie forme di realtà statale agli attori sociali, dalla terminologia diplomatica ai tecnicismi bellici. Il lessico analizzato è rintracciabile nell’Indice delle voci notevoli [233–234].

Tramite succinti quadri descrittivi Aboaf ricostruisce i contesti storico-culturali nei quali si collocano le traduzioni e le biografie dei traduttori. Tra gli altri, particolarmente interessanti sono il paragrafo dedicato all’analisi di alcuni paratesti poetici posti in apertura delle traduzioni francesi e composti da autori della Pléiade, «preziosa conferma dell’attenzione con la quale erano guardate le traduzioni da parte delle fasce più colte del pubblico francese del XVI secolo» [36], e il capitolo riguardante i traduttori in latino di Machiavelli e Guicciardini, esuli a Basilea e raccolti attorno all’intraprendente tipografo Pietro Perna.[2]

Per quanto riguarda le modalità di traduzione in francese dei due trattati, in ambito sintattico emerge una tendenza all’alleggerimento periodale tramite una «semplificazione che viene raggiunta spezzando i polinomi sintattici [...] e trasformando in esplicite le subordinate implicite» [45]. Nel settore della traduzione lessicale si registrano da un lato la resa letterale dei vocaboli che mantiene la ricca polisemia dei testi fiorentini (ad es. il sintagma cose d’Italia, indicante la realtà italiana nel suo complesso, è espresso con il calco choses d’Italie), dall’altro il ricorso «a dittologie sinonimiche o all’inserimento di avverbi o di interi sintagmi per chiarire il senso del discorso italiano» [45]. Così, il verbo machiavelliano spegnere nell’accezione di ‘annientare’ viene reso dai traduttori francesi con espressioni quali ruiner et chastier du tout e destruirer et apauvrir du tout [48]. Il francese disponeva comunque di tutti gli strumenti linguistici per esprimere concetti politici complessi, anche estranei all’orizzonte di riferimento: Aboaf dimostra infatti come la traduzione delle metafore politiche desunte dal linguaggio delle arti decorative (ad es. colore-coleur/umbre, colorire-donner couleur) inneschi un processo di politicizzazione di una parte del lessico francese fino ad allora semanticamente ‘neutra’.

Per quanto concerne le strategie adoperate da Forberger nella sua versione in Ostmitteldeutsch della Storia d’Italia, sul versante sintattico il traduttore appiana i complessi polinomi sintattici e allo stesso modo le scelte lessicali testimoniano una banalizzazione del senso espresso nella versione antigrafa. Il traduttore, pur avendo la possibilità di consultare il testo italiano (come Aboaf dimostra persuasivamente tramite l’analisi di alcune spie lessicali), opta per termini monosemici, non riuscendo a rendere la ricca polisemia e le originali metafore del dettato guicciardiniano.

L’analisi dei dati palesa da un lato «una lingua francese già formata e articolata per l’espressione di concetti politici e amministrativo-giuridici», aperta al prestito dall’italiano e specchio di un regno centralizzato, dall’altro il tedesco, ancora «in fase di elaborazione e diversificazione di questi medesimi concetti», idioma di un territorio linguisticamente e politicamente frammentato [195]. Non stupiscono questi risultati: il confronto tra i due comparanda si basa su fonti incommensurabili per qualità e quantità. Interessante il raffronto finale tra gli italianismi comuni alle due lingue, riguardanti soprattutto il vocabolario dell’artiglieria e dell’architettura militare, evidente riprova del «progresso tecnologico raggiunto dall’Italia in ambito bellico nei secoli XV e XVI» [196].

Il volume testimonia l’apporto fondamentale dei due autori alla riflessione politica europea e all’evoluzione linguistica di altri idiomi tramite la maturità della loro prosa e gli innovativi contenuti semantici. La monografia è invero dedicata alla storia delle lingue francese e tedesca, ma la lingua italiana rimane la pietra di paragone: il lavoro di Aboaf aggiunge così un nuovo tassello alla conoscenza dell’italiano fuori d’Italia.

Published Online: 2020-11-21
Published in Print: 2020-11-10

© 2020 Marta Garbelli, publiziert von Walter de Gruyter GmbH,Berlin/Boston

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  45. Literaturhinweise 2020 (Stand: 31. Juli 2020)
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