Band 82, Heft 1

Zusammenfassung Schon Pio Rajna hatte in einem Aufsatz von 1920 darauf hingewiesen, daß die Arthuri regis ambages pulcerrime, die zyklischen Romane zum Lancelot-Graal-Stoff, zu den Vorlagen zu zählen sind, mit denen Dante sich in der Commedia bevorzugt auseinandersetzt. Der vorliegende Beitrag nimmt diese Intuition Rajnas auf und entwickelt sie weiter. Er wird zeigen, daß die Liebesepisoden von Lancelot und Guenièvre, wie sie im Roman in französischer Prosa erzählt werden, eine tiefgehende semantische und ideologische Struktur bilden, die den Kompositionsprozeß von einigen der wichtigsten Episoden des Epos sichtbar werden läßt; dies betrifft nicht nur die Episode im fünften Gesang des Inferno, in der der Dichter als Pilger Francesca trifft, und in der die Textstelle des Romans explizit zitiert wird. Auch an anderen Stellen, die entscheidend für den Aufbau des Werks sind, zeigt sich die strukturelle Eigenschaft der Liebesepisoden: von der anfänglichen Verirrung Dantes bis zu seiner Begegnung mit Beatrice im Paradies.

Riassunto I tre sogni del Purgatorio costituiscono un supplemento ai discorsi di Virgilio in quanto contengono una rivelazione divina che la razionalità pagana non può raggiungere. Per rivelare questa dimensione, bisogna andare oltre le consuete identificazioni dei personaggi onirici con le prosopopee dell’ Impero (Lucia), dell’amore lascivo (Sirena), della vita attiva e di quella contemplativa (Lia e Rachele); bisogna mettere in rilievo anche la funzione drammatica di ciascun personaggio nell’azione rappresentata. Questo vale soprattutto per la Sirena, che va identificata come oggetto del desiderio di Dante-personaggio, un oggetto che non è propriamente un bene difettivo (come vorrebbe la teoria virgiliana del peccato), ma un male, un prodotto della Caduta dell’uomo e della natura. Dante-personaggio deve imparare che la sua razionalità ed il suo volere sono caduti con Adamo, e solo nel Paradiso terrestre sarà in grado di guardare una bella donna (Matelda) senza desiderarla, nella piena consapevolezza della relazione di ciascun bene secondario con il Sommo Bene / Sommo Amore, raffigurato nel sole: »bella donna, che a’ raggi d’amore / ti scaldi« (28.42-3).

Riassunto L’esperienza più sublime che l’uomo possa fare, l’ascesa verso Dio, viene descritta da Dante nella terza cantica sulla base della propria esperienza personale. Al fine di evidenziare la straordinarietà dell’evento, Dante conia un nuovo concetto, »trasumanar«, andare al di là della natura umana‚ e lo colloca, per la sua importanza fondamentale, in posizione centrale nel primo canto, cioè nel verso 70, su un totale di 142 versi. Per la sua esperienza del »trasumanar« Dante si appella all’esempio mitologico di Glauco, tuttavia Glauco può valere soltanto come prefigurazione imperfetta dell’ascesa al Paradiso; il vero modello cristiano è nella narrazione di s. Paolo nella seconda lettera ai Corinzi. Il saggio presente si propone il fine di chiarire meglio il concetto di Dante, ricorrendo ai principali testi di cui il poeta si è ispirato (le Metamorfosi di Ovidio, le Epistole di s. Paolo, De consolatione Philosophiae di Boezio ...).

Riassunto Il concetto di fortuna è indissolubilmente legato al problema filosofico- telelogico dell’ordine e della contingenza, già espresso dagli Antichi. Il cristianesimo anziché risolvere l’antagonismo, facendo sparire la contingenza nella divina provvidenza, lo rende ancora più acuto, poiché è proprio il carattere assoluto della provvidenza che costringe l’uomo a concepirsi come contingente. E questa è l’esperienza fondamentale di Dante che, a differenza di Tommaso, non si limita alla contemplazione dell’ordine divino, bensì dà voce alle vicende più intrinsecamente umane. In tal modo egli scopre - non senza inquietudine - lo stato irrimediabilmente inconsistente del mondo terreno, eppur da lui così appassionatamente amato. Secondo la nostra lettura, fedele a Auerbach e Jauss, la Commedia non è un poema teologico, ma apre un campo discorsivo del tutto nuovo che tratta in maniera insolita dell’esistenza umana e lascia trasparire dietro l’edificio scolastico l’angosciosa visione di un mondo soggetto a disordine, decadenza e caos

Zusammenfassung Das Verhältnis Petrarcas zu Dante ist kompliziert und vielschichtig. Die Widersprüchlichkeit der einzelnen Belege - wenige direkte Verweise, dafür jedoch sehr viele textuelle Anleihen - hat es der Forschung leicht gemacht, widerstreitende Erklärungen für die Haltung Petrarcas in Bezug auf Dante anzubieten. Gleichzeitig ist es geläufig, den Charakter des petrarkischen Dantismus innerhalb eines gewissen Leerraums zu untersuchen, indem nämlich sowohl die beiden Dichter als auch ihre Beziehung zueinander isoliert vom kulturellen Umfeld betrachtet werden. Das Hauptanliegen dieser Studie besteht dagegen darin, unter Betonung sowohl des historischen als auch des literarischen und des kulturellen Kontextes die Haltung Petrarcas gegenüber Dante einer erneuten Untersuchung zu unterziehen.

Zusammenfassung Über die Biographie und insbesondere die literarischen Aktivitäten des Humanisten Matteo Chiromono ist wenig bekannt. Durch die jüngste, von Andrea Mazzuchi besorgte Edition der Chiose alla »Comedia« ist es nun endlich möglich, Chiromonos bekanntestes Werk zu konsultieren und festzustellen, inwieweit dieses Werk vom Commento des Benvenuto da Imola beeinflusst ist. Damit ließe sich die Gestalt eines Intellektuellen besser konturieren, die paradigmatisch ist für das Studium der Rezeption und Verbreitung des Danteschen Werks im Quattrocento. Mithilfe der detaillierten Analyse einer unveröffentlichten Elegie des Angelo Lapi und der Wiederentdeckung eines Autographen eines poemetto soll der Versuch unternommen werden, den biographischen und literarischen Wechselfällen des enigmatischen Glossars näherzukommen.

Riassunto Il presente lavoro analizza in un’ottica mediatica l’adattamento televisivo della Divina Commedia realizzato nel 1989 da Peter Greenaway per la BBC. Lo studio di questa messinscena moderna del classico dantesco mette in risalto paralleli e divergenze con il testo letterario. Accanto alla questione della secolarizzazione delle tematiche dantesche, si esaminano i tentativi intrapresi alle soglie del ventunesimo secolo dall’arte filmica per costituirsi come medium di un racconto audiovisuale. Ci si chiede inoltre in quale misura i media tradizionali e quelli nuovi possano, oggigiorno, funzionare ancora come »arte«.

Riassunto Il successo della messinscena Inferno. A book of the soul dello slovacco Tomaž Pandur al Thalia-Theater 2001 testimonia dell’attualità della Divina Commedia. In una prima parte, l’articolo accenna alla ricezione produttiva (intra- e intertestuale) del testo dantesco negli ultimi anni (tra l’altro le illustrazioni di Miguel Barcelò e l’evento musicale curato dal Monsignor Marco Frisina in collaborazione con il Vaticano). In secondo luogo cerca di chiarire il procedimento metodologico dalla trasposizione mediale dall’epopea trecentesca alla messinscena teatrale attuale. La terza parte si concentra sull’analisi dell’adattamento teatrale di Pandur. Seguendo ciò che ormai costituisce una tradizione della ricezione novecentesca (Peter Weiss oppure Primo Levi), Pandur reinterpreta il testo di Dante per mettere in luce l’impossibilità di raccontare l’orrore della guerra balcanica. La presenza del testo, sul palcoscenico, passa certo in secondo piano rispetto all’espressività fisica, acrobatica e musicale; inoltre, il finale non fa più scorgere, come nella Commedia, la luce, ma un caos totale. Malgrado qualche gioco postmoderno con gli elementi danteschi, l’opera teatrale rimane però fondamentalmente umanista, dimostrando come l’umanità si salvi attraverso la memoria culturale.