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Manifestazioni peculiari del culto di Fortuna Primigenia nelle iscrizioni prenestine

  • Maria Grazia Granino Cecere
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Riassunto

La ricca documentazione epigrafica che il santuario prenestino della Fortuna Primigenia ha rivelato nel corso del tempo consente di individuare alcune manifestazioni di culto che, se pure raramente documentate altrove, trovano in questa sede diffusa e significativa espressione. Anche Hermann Dessau, nel raccogliere le iscrizioni con dedica alla dea per l’edizione che stava curando del Corpus Inscriptionum Latinarum, notava come tra di esse ne fossero presenti un discreto numero poste nello stesso tempo alla dea ed a privati cittadini, secondo un uso che non trova facili confronti nel patrimonio epigrafico. Nei dedicanti abbiamo quasi sempre, quando definibili, parenti stretti, figli per i padri, padri per i figli, zii per i nipoti, colliberti, che in tal guisa desideravano per i loro cari assicurare la protezione della dea o le rendevano grazie per averla manifestata: il dono alla Fortuna collocato nel suo luogo di culto consegnava anche a una memoria senza tempo la persona che a lei era accomunata nella dedica. Un’altra espressione di culto, raramente attestata altrove, vediamo ampiamente documentata nel santuario prenestino: è il dono alla dea di statue di altre divinità. Signa di Apollo, Isityches, Spes, Aequitas, Mercurius e di altre entità divine non sempre definibili per la frammentarietà dei testi e secondo quanto finora noto, si allineavano nei luoghi della dea, erano a lei dedicate, ad arricchire gli spazi santuariali, e si propongono anche quale manifestazione esplicita del politeismo romano.

Riassunto

La ricca documentazione epigrafica che il santuario prenestino della Fortuna Primigenia ha rivelato nel corso del tempo consente di individuare alcune manifestazioni di culto che, se pure raramente documentate altrove, trovano in questa sede diffusa e significativa espressione. Anche Hermann Dessau, nel raccogliere le iscrizioni con dedica alla dea per l’edizione che stava curando del Corpus Inscriptionum Latinarum, notava come tra di esse ne fossero presenti un discreto numero poste nello stesso tempo alla dea ed a privati cittadini, secondo un uso che non trova facili confronti nel patrimonio epigrafico. Nei dedicanti abbiamo quasi sempre, quando definibili, parenti stretti, figli per i padri, padri per i figli, zii per i nipoti, colliberti, che in tal guisa desideravano per i loro cari assicurare la protezione della dea o le rendevano grazie per averla manifestata: il dono alla Fortuna collocato nel suo luogo di culto consegnava anche a una memoria senza tempo la persona che a lei era accomunata nella dedica. Un’altra espressione di culto, raramente attestata altrove, vediamo ampiamente documentata nel santuario prenestino: è il dono alla dea di statue di altre divinità. Signa di Apollo, Isityches, Spes, Aequitas, Mercurius e di altre entità divine non sempre definibili per la frammentarietà dei testi e secondo quanto finora noto, si allineavano nei luoghi della dea, erano a lei dedicate, ad arricchire gli spazi santuariali, e si propongono anche quale manifestazione esplicita del politeismo romano.

Downloaded on 30.12.2025 from https://www.degruyterbrill.com/document/doi/10.1515/9783110770940-011/html
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