Band 85-86, Heft 1

Riassunto L’intervento si apre con un’introduzione sugli aspetti storicoculturali del colore, la percezione del colore, lo sviluppo di una terminologia del colore e i significati che nel tardo Medioevo venivano attribuiti alle diverse tonalità. Successivamente vengono illustrati alcuni aspetti della prassi pittorica di Giotto e il ruolo del colore nella sua opera. La terza parte è dedicata alla teoria della prassi pittorica nel Libro dell’arte di Cennino Cennini. Nell’ultima parte, infine, sull’esempio del manoscritto miniato per Alfonso V, re di Napoli, illuminato da Giovanni di Paolo verso la metà del quindicesimo secolo, si esaminano i modi in cui il colore viene impiegato nelle illustrazioni del Paradiso di Dante e la funzione che esso assolve in tale contesto

Riassunto Partendo dai vari significati del termine »colore«, questo contributo esamina le varie funzioni figurative che il colore può acquistare in Dante, in particolare nella figurazione di Beatrice nella Vita nova e nel Canto XXX del Purgatorio. Viene mostrato come i colori, in Dante, facciano balenare un plusvalore estetico, che va oltre lʼallegoria teologica e trasmette unʼevidenza sui generis. Nel discorso che Dante fa con e sopra i colori, lʼermeneutica medievale, il discorso medico-scientifico e il discorso amoroso (quello profano e poetico, e quello religioso) sono strettamente legati fra di loro: Dante ricorre alla dottrina di Aristotele sui colori ed alla sua psicologia amorosa natural-filosofica, ma anche al simbolismo dei colori presente nella teologia ed agiografia contemporanea (cf. la Vita della Beata Umiliana deʼ Cerchi). Soprattutto nellʼopera giovanile Dante utilizza una strategia del cifrare, per poi portare, nel Purgatorio, al suo compimento lo sviluppo di un linguaggio dellʼindicibile.

Riassunto I colori nella concezione del Purgatorio - il titolo mette in luce un aspetto cromatico del Purgatorio che a un’analisi più attenta si rivela un fenomeno complesso. Il Purgatorio in sé non è colorato. Qui domina, se veramente si può parlare di colori, il bianco. Tuttavia questo Purgatorio incolore è inserito molto accuratamente in una cornice policroma. I colori dell’Antipurgatorio e quelli del Paradiso terrestre lo circondano secondo modalità esattamente calcolate. Tale cornice cromatica è oggetto del presente saggio

Riassunto Il Paradiso di Dante è un mondo delle emanazioni di luce la cui intensità si accresce da una sfera celeste all'altra. Se lʼisola del Purgatorio, situata nellʼemisfero australe, rifulge nei colori originali della creazione divina di cui Adamo con il suo peccato ha privato lʼumanità, lʼapparizione di Beatrice porta, nel mondo perfetto del Paradiso terrestre, la colorazione spirituale di quel regno della luce che è il Paradiso. La nuova colorazione del Paradiso non è altro che una metafora dʼintensità per lʼapparizione estatica della luce, che si esterna in unʼintermediale metamorphosis continua di colore, canto, danza, riso e sorriso.

Riassunto Questa Lectura Dantis dedicata al XVII canto dell’Inferno parte dall’interpretazione poetologica del mostro Gerione che Zygmunt Barański ne ha dato. A differenza di Barański, tuttavia, la lectura mette l’accento sul fatto, alquanto sorprendente, che Dante insista sulla verità del suo poema proprio nel momento in cui si avvicina al mondo della frode, rappresentato e sorvegliato da Gerione. In un primo momento, l’analisi mette a fuoco le diverse strategie per descrivere il carattere contradditorio del mostro e la confusione che suscita nel protagonista. In un secondo momento viene focalizzata la presenza di colori chiari e risplendenti, sia su una parte del corpo di Gerione, che sugli stemmi degli usurai, inusuali nel regno infernale, contraddistinto dalla mancanza di luce; luce considerata all’epoca imprescindibile per il manifestarsi dei colori. La lectura definisce l’uso dei colori come metafora con cui Dante cerca di rendere palpabile la superbia e l’abuso della ragione umana - il dono più importante di Dio - da parte della frode. Inoltre, la metafora permette una riflessione sull’impiego dei mezzi estetici, cioè dei colori pittorici e retorici. I colori che risplendono senza luce rappresentano il rischio di una autonomia dei mezzi poetici che mette a repentaglio l’impegno dantesco di trasmettere in una lingua secolare la verità e la volontà divina. Il fatto che Dante abbia svolto questa riflessione poetica riguardo ai colori, non è solo frutto della metafisica della luce che pervade il pensiero del Duecento ma, soprattutto, del rinnovamento della pittura italiana che potrebbe averlo spinto a ripensare l’ardua sfida del suo poema sacro.

Riassunto La descrizione delle pene infernali ha sempre suscitato turbamento nei lettori. Che si trattasse di C.F. Meyer, Schopenhauer, Nietzsche o Gombrowicz: vi sono molti che se ne sono addirittura crucciati con Dante, ancora di più ai nostri tempi. Tuttavia, sin dai primi commentatori, si sono anche cercati degli argomenti per parare ai rimproveri. Così, Buti e Landini hanno proposta unʼinterpretazione allegorica che trasferisce lʼistanza di Minosse, giudice spietato, nella coscienza del singolo. Altri si sono rifatti, nella ricerca di giustificazioni, al carattere onirico della peregrinazione oltremondana, altri ancora invece proprio al riscontro reale del narrato nella prassi giudiziaria medievale. Ma non si fa forse sentire, talvolta, anche un certo umorismo? Tutto ciò, però, non basta a compensare le scene più cruenti, soprattutto quella del Canto XXVIII. In questi casi, sarà adeguata solo una rimembranza pietosa

Riassunto Nel canto XV dell’Inferno il poeta incontra il suo maestro di studi Brunetto Latini. Brunetto gli profetizza l’esilio e gli raccomanda il suo Tesoro. Più che il Tesoretto il Tesoro, poema allegorico di tremila versi, fa di Brunetto Latini una figura importante del pensiero occidentale. Se il Tesoretto dipende ancora dai modelli cosmografici medievali, il Tesoro promulga principi politici e morali più moderni basati sull’etica aristotelica e la retorica ciceroniana. Nel secondo e terzo libro del Tesoro la vita civile e il governo delle città sono oggetti molto più importanti di quanto non lo sia la descrizione scientifica del mondo nel primo libro. Il fatto che il Tesoro sia un testo scritto in prosa francese prova meno che Brunetto Latini si rivolga ai cittadini dei comuni della Francia settentrionale, dove si conservano ancora più di cinquanta manoscritti del Tesoro, ma piuttosto come pensi a Charles d’Anjou, il nuovo podestà di Firenze dopo la conquista della città nel 1267, avvenimento che permetterà a Brunetto Latini di ritornare in patria e di diventare maestro di Dante.

Riassunto Partendo da un saggio di Franco Ferrucci, l’articolo illustra le accezioni più rilevanti del termine disio nell’opera di Dante. Segue un’analisi del IV canto dell’Inferno, nella quale si misura la dimensione tragica del contrappasso escogitato da Dante per le anime del Limbo - l’essere travagliate da un »disio« »sanza speme« - in base a categorie sviluppate da una tradizione teologica che va da sant’Agostino ai mistici del XII secolo. Nell’ambito di quest’analisi, risulta particolarmente significativo il carattere polisemico del termine »sospesi« con cui sia Dante narratore sia il Virgilio della Commedia descrivono la situazione degli spiriti nobili pagani e delle anime dei bambini morti senza battesimo. Alla fine del contributo si concentra l’attenzione sulla contrapposizione, apparentemente ricercata dall’Alighieri, tra Inferno IV e Inferno V, cioè tra il disio degli abitanti del Limbo e quello che portò Paolo e Francesca al cerchio dei lussuriosi.

Riassunto Sulla base della definizione aristotelica dell’uomo come zóon logón echón e zóon politikón e dell’amicizia come una dedizione disinteressata agli altri che non comporta vantaggi politici o economici (Etica Nicomachea, 1155a- 1156a), Dante descrive nell’Inferno le pratiche sociali di amicizia e di inimicizia. Nel medioevo, l’amicizia non è proprio un rapporto di vicinanza e di intimità. Dante non rappresenta amicizie personali, ma le condizioni antropologiche del comportamento sociale umano. Il comportamento ostile dei personaggi nell’Inferno si rivela come l’immagine negativa dell’uomo come essere sociale che pensa e parla.

Riassunto Un’analisi di Purgatorio XI, il canto della superbia, mette in luce come nella Commedia i peccati possano conservare anche degli aspetti positivi. I tre superbi incontrati da Dante (Omberto Aldobrandeschi, Oderisi da Gubbio e Provenzan Salvani), benché penitenti, non mostrano un atteggiamento totalmente improntato a quella humilitas che sarebbe lecito attendersi da chi si trova nel Purgatorio. All’interno del canto, »ingegno« e »disio de l’eccellenza« non rappresentano soltanto le cause principali della futile brama di gloria che caratterizza gli animi superbi, ma sembrano assumere anche una funzione positiva. È dunque possibile individuare un itinerarium ad Deum alternativo rispetto a quello professato dal Padre Nostro ad apertura del canto: un itinerario che non passa per la »via diritta« (Inf. I, 3), bensì prevede un »altro vïaggio« (Inf. I, 9), una via terrena che non esclude l’uso dell’»ingegno« e il »disio de l’eccellenza«. Così Dante ci consegna sottobanco una inaudita rivalutazione delle capacità umane, che si rivelano non puramente negative - cause della miseria hominis -, bensì, parzialmente e velatamente, basi di una dignitas hominis.

Zusammenfassung An mehreren Stellen der Commedia deutet Dante eine kritische Sicht auf Personen und Episoden der Aeneis an und liefert auf diese Weise einen Schlüssel zur Deutung einiger Passagen von Vergils Epos. Eins dieser Beispiele betrifft Vergils Haltung gegenüber den italischen Völkern. Dante stellt die Krieger der antiken Rutuler und Trojaner auf eine Stufe (Inf. I, 106-108), ähnlich dem lateinischen Dichter, der keinen Unterschied zwischen Guten und Bösen, Siegern und Besiegten macht, sondern gleichermaßen Achtung und Mitleid gegenüber ihrem Opfer ausdrückt. Ein anderes Beispiel betrifft die Gestalt des Ripheus, den Gerechtesten unter den Trojanern, der bei der Eroberung Trojas elend ums Leben kommt (Aeneis II, 426 f.). Dante versetzt ihn in den Jupiterhimmel, löst so das von Vergil aufgeworfene Paradox und gibt unter christlichem Vorzeichen eine Antwort auf die beunruhigende Frage nach der Gerechtigkeit Gottes.

Zusammenfassung Der Beitrag weist nach, dass Dante in seinen Briefen die Klauseln (cursus) streng symmetrisch anordnet. Die Untersuchung, die auf einer systematischen Analyse der Epistole beruht, stellt eine feste allgemeine Sequenz der Klauseln heraus (cursus velox-tardus, velox-planus, tardus-planus), die zirkulär gelesen werden kann. Sie wird von einer zweiten, gereihten Anordnung der drei Hauptklauseln unterbrochen: periodischen Folgen, die sich entsprechend einem der Terzinenverkettung analogen Prinzip verschieben (abc, bca, cab...). Die Untersuchung aller - von der Position her - stimmigen Klauseln erfordert jedoch, um eine gewisse Schwerfälligkeit zu vermeiden, Vereinfachungen. Beschränkt man sich auf die Analyse der tragenden Klauseln (am Schluss eines Satzgefüges oder phonetisch autonomen Nukleus), so gelangt man zu einer beispielhaften Symmetrie im erläuterten Sinn.

Riassunto Per Johan Huizinga, lʼopera di Dante rappresentava un culmine della cultura medievale. Lo storico olandese non compì mai ricerche pertinenti su Dante - eppure questa convinzione esercitò unʼinfluenza decisiva sul suo studio della cultura tardomedievale e rinascimentale. Il rapporto particolare che legò Huizinga allʼopera dantesca si spiega grazie alla sua ammirazione per il patriotismo appassionato di Dante ed alla sua rappresentazione dellʼamor cortese, in cui Huizinga stesso vide la forma più sublime dellʼamore.

Riassunto In A TV Dante - Cantos I-VIII (1988) il regista Peter Greenaway e il pittore Tom Phillips adattavano i primi otto canti dell’Inferno di Dante per la televisione. Il film è basato su un livre d’artiste con illustrazioni e una nuova traduzione dell’Inferno di Tom Phillips (Dante’s Inferno, London 1985), del quale gli artisti volevano realizzare una ›nuova edizione televisiva‹. Allo stesso tempo Phillips e Greenaway cercavano modi per rinnovare la ›lingua televisiva‹ esistente. Questo articolo analizza la strategia dell’adattamento dell’Inferno nel film - strategia caratterizzata da un approccio ›strutturalistico‹.

Riassunto Il contributo mette in luce il modo complesso in cui lʼautore francese Jean Echenoz integra, nel suo romanzo Au piano , un intertesto proveniente dalla Divina Commedia . Tuttavia il romanzo vieta o sovverte ironicamente qualsiasi tentativo di stabilire un significato motivato da tale intertestualità. Secondo lʼinterpretazione qui proposta, lʼautore riflette in tal modo non solo sulla perdita della possibilità, da parte della letteratura, di affrontare i grandi temi dellʼesistenza umana, ma anche sul modo in cui il presente postmoderno si ripercuote sul sentire etico e metafisico del soggetto.