Band 84, Heft 1

Riassunto A Hugo Daffner si deve la rifondazione, nel 1914, della Deutsche Dante-Gesellschaft. Nato nel 1882 a Monaco, Daffner ebbe una formazione di pianista, studiò composizione con Max Reger e si laureò con una tesi di dottorato su Mozart. A partire dal 1914 visse a Berlino, dove ricoprì la maggior parte delle cariche della ricostituita Dante-Gesellschaft - fino al 1927, quando cessò ogni attività in seno alla società. A partire dal 1933 si dedicò esclusivamente alla composizione; fino ad ora è stata pubblicata solo una piccola parte delle sue opere. Diffamato dai nazionalsocialisti come »parassita del popolo«, nel 1936 fu deportato a Dachau; nello stesso anno morì in circostanze oscure. Il presente contributo si propone di far luce sull'ultimo periodo della vita di un uomo a cui la Deutsche Dante- Gesellschaft deve la propria rinascita.

Riassunto A partire dal tardo Duecento si fa strada una nuova concezione del rapporto fra liturgia e musica degli angeli. Le composizioni liturgiche sono ora considerate come insiemi di segni che rimandano esplicitamente alla musica degli angeli. Fin dal principio, si possono osservare due strategie di composizione fondamentali ed egualmente riconosciute: da una parte una disposizione basata sulla proporzionalità, che sottolinea l’identità di musica mondana e musica angelica, e dall'altra una frase'basata sull'uso di un’armonia saturata da terzetti, che cerca di imitare l’effetto della musica degli angeli attraverso nuovi, strabilianti mezzi compositori. Una delle tecniche di composizione che permettono di rappresentare le caratteristiche che la bibbia e la patristica attribuiscono alla musica degli angeli (sine fine, una voce e alter ad alterum) è il canone; vi corrisponde la descrizione che ne fa Dante in Paradiso XXVIII, 118-120.

Riassunto Nella Divina Commedia, il canto viene rappresentato secondo uno schema che corrisponde a quello della teoria musicale tardomedioevale. Se nell’Inferno non vi è spazio per suoni armoniosi, nel Paradiso regna un’ armonia celeste. Nel Purgatorio la musica può assumere invece forme e significati svariati. Così, il canto liturgico rimanda direttamente alla perfezione del Paradiso: lo mostra chiaramente il contesto del canto di Matelda (Purg. 28). Meno evidente appare inizialmente il significato del canto di Casella (Purg. 2, 112 segg.), che le anime e il viator Dante ascoltano rapite: viene bruscamente interrotto, ma non condannato. Un’analisi più approfondita chiarisce la funzione che musica, arte e poesia svolgono nel Purgatorio: in questo regno mediano, ordinato analogamente al mondo terreno, il canto deve perdere qualsiasi funzione consolatoria: la musica non serve al sollievo, ma unicamente alla purificazione delle anime e assume il posto assegnatole da Dante, che la collega all'infuocato pianeta Marte. La genesi della concezione del Purgatorio e l'idea della »musica coelestis« dovuta a Joannes de Muris, sono contemporanee della Divina Commedia. Così, rispetto alla primitiva concezione cristiana del Purgatorio come »refrigerium interim«, diventa chiaro l'effetto ancora relativamente debole attribuito in questa sede alla musica. Se nel mondo terreno può essere di temporaneo sollievo ai sensi, tale compito viene meno in quella sfera mediana che è il Purgatorio: il vero refrigerio (»ploia«; Par. 14, 27) appartiene soltanto al Paradiso. Tuttavia, il mondo terreno necessita della musica - veritiera -, per offrire un orientamento. La visione onirica della sirena (Purg. 19) esprime invece l'ambivalenza dell’arte, con tutto il suo pericoloso potenziale.

Riassunto Partendo dal fatto paradossale che la Vita Nova possa essere definito un »Buch der Lieder« (Wehle) o »libro dei canti«, pur parlando della musica in senso stretto solo in due luoghi, il presente contributo intende esaminare il rapporto esistente fra il libro e la »musica» in un senso più ampio e proporre una lettura della Vita Nova che mette l’accento proprio sulla musicalità delle poesie dantesche e le sue implicazioni. Le poesie stesse, come Beatrice, »angiola giovanissima«, e come Amore, agiscono come angeli: sono caratterizzate anche loro da cortesia e gentilezza e soprattutto trasmettono dolcezza e beatitudine, confermando così la convinzione medievale secondo cui il linguaggio degli angeli non sarebbe altro che musica, mentre da parte sua la musica - in primo luogo, s’intende, quella liturgica - riuscirebbe a comunicare già sulla terra un’idea del canto degli angeli. Qui, non solo la canzone è ›angelo‹ nel senso etimologico del termine, essendo mandata dall’io a portare un messaggio ai destinatari; non solo porta metaforicamente l’io, la cui lingua parla »quasi come per se stessa mossa«, al cielo. Innanzitutto, come fa vedere la rilettura di alcune ›canzoni‹, il linguaggio poetico riesce a dire l’ineffabile grazie alle sue caratteristiche proprie, che lo distinguono dal linguaggio tanto prosastico quanto prosaico, caratteristiche che ne fanno una specie di linguaggio angelico: è la poesia che con la sua suavitas riesce a superare i limiti del linguaggio umano e a procurare la beatitudine, trasportando coloro che la sanno udire già in vita »oltre la spera«.

Riassunto La lectura presente dimostra in che modo Dante, nel XXVI Canto del Paradiso, rappresenti il potere della musica, trasfigurando l’interazione tra canto, linguaggio e conoscenza nel suo stesso comporre poetico. In primo luogo Dante trasforma l’impossibilità di rendere a parole la sua esperienza personale nel paradiso in una rappresentazione poetica del paradiso stesso, basandosi su due vocaboli: egli inventa innanzitutto il verbo ›trasumanare‹ per significare l’andare oltre la condizione umana e fare così esperienze altrimenti non recepibili dall’uomo a livello sensoriale o intellettivo; poi ricorre al nome ›spiro‹, per definire la musica angelica e in modo tale il potere degli angeli con un termine appartenente all’area semantica della corporeità. In secondo luogo, si nota che Dante elabora un modello d’antropologia cristiana letteraria, che utilizza i due principi guida della musica - la scienza e la bellezza - per attirare gli spiriti umani, in altre parole l’anima stessa dell’uomo, a Dio. Oltre a ciò il poeta rappresenta una visione musicale della gloria di Dio, creando così un’eco lirica della sua esperienza e soprattutto della sua conoscenza del paradiso celeste nella cantica del Paradiso.

Riassunto La possibilité d’une île di Michel Houellebecq è un romanzo apocalittico: racconta l’avvento, in un prossimo futuro, di una razza neo-umana, che si riproduce per via asessuata (il clonaggio) e mira all’abolizione delle emozioni, considerate come fonte di ogni infelicità, a favore di un’ esistenza contemplativa e solitaria. Alla base di questa ideologia sta la fondazione di una nuova religione, atto cruciale che avviene a costo di un doppio sacrificio umano. Le vittime si chiamano Gianpaolo e Francesca, e l’allusione all’Inferno dantesco non è affatto casuale. Nella Divina Commedia, infatti, i sentimenti ambigui che la vicenda della celebre coppia di amanti suscita nel narratore-protagonista, serve a problematizzare la necessità, imposta a »Dante«, del passaggio da una pietà ancora troppo umana ad una comprensione più profonda della giustizia divina. Il »trasumanare« dantesco deve avvenire a costo della pietà: ora, un simile nesso fra il superamento della vecchia condizione umana e l’abolizione dei sentimenti di compassione e misericordia sta al centro della riflessione moralistica di Houellebecq. L’allusione a Dante serve dunque a precisare, mediante una sottile mise en abyme, la critica culturale che motiva la visione distopica tracciata dal romanziere francese

Riassunto La popolare trilogia di Matrix, esempio cult di cinematografia postmoderna, è la Divina Commedia dei nostri giorni. Non solo cita l’opera dantesca, ma con il suo complesso significato filosofico-teologico e la sua estetica »religioide« funge, in maniera simile a quella della Commedia, tanto da parabola della salvazione cristiana, che da ›Summa‹ o da ideale artefatto tipico della propria epoca

Riassunto Esistono ormai svariate possibilità di fare ricerca su Dante via Internet; qui si vogliono presentare tre portali particolarmente utili. Il termine di »portale« è da intendersi nel senso di biblioteca virtuale specializzata su Dante che rende disponibile sia il testo integrale dell’opera dantesca, sia, nei migliori dei casi, letteratura sull'autore, materiale iconografico e dati bibliografici, eventualmente anche elementi multimediali, testi danteschi recitati o messi in musica. Idealmente, tutte queste funzioni sono collegate fra loro e facilmente consultabili nel loro contesto.