Abstract
A passage from Michael of Ephesus’ Commentary on the Nicomachean Ethics, book V (p. 50, 6–10 Hayduck), gives some information on the Anonymous Commentary on the Nicomachean Ethics, books II–IV. Michael cites a series of ancient annotations to the third book, written by ancient exegetes and which have come down to him. It can therefore be assumed that Michael had the Anonymous Commentary in front of him when he wrote these lines. It is thus possible to assume that it was Michael of Ephesus himself who organised the entire commentary on the Nicomachean Ethics and inserted the Anonymous Commentary on Books II-IV after Eustratius’ commentary on Book I and before his own commentary on Book V.
Nel capitolo V 10 (Bekker, VIII Bywater), dell’Etica Nicomachea (= EN), discutendo della differenza tra “giusto” e “azione giusta” Aristotele fa riferimento ad una discussione precedente sul volontario:
T1. Per “volontario” intendo, come si è detto anche prima, ciò che rientra nelle cose che dipendono da noi, e che uno compie consapevolmente, senza ignorare, né chi è oggetto dell’azione, né lo strumento con cui agisce, né il fine (1135a23–26).
λέγω δ’ ἑκούσιον μέν, ὥσπερ καὶ πρότερον εἴρηται, ὃ ἄν τις τῶν ἐφ’ αὑτῷ ὄντων εἰδὼς καὶ μὴ ἀγνοῶν πράττῃ μήτε ὃν μήτε ᾧ μήτε οὗ <ἕνεκα>.
Il brano oggi è molto discusso perché contiene un rinvio ad una discussione precedente su “ciò che dipende da noi”, e quindi ha un ruolo importante nel dibattito tra i critici moderni in rapporto alla questione se originariamente i cosiddetti libri comuni, EN V–VII, facessero parte dell’EN oppure dell’Etica Eudemia (= EE), visto che il riferimento può corrispondere ad affermazioni che si trovano sia in EE II 9 sia in EN III 3 (I).[1] Vi è anche chi ha proposto di considerare la frase interpolata, ma senza ragioni convincenti.
In questa occasione non vorrei occuparmi di tale questione, mi limiterò ad osservare che i commentatori antichi e bizantini non hanno dubbi a quale libro rinvii qui l’espressione proteron: unanimemente affermano che Aristotele rinvia al libro III dell’EN (Commento anonimo, p. 235, 9 Heylbut; Michele di Efeso, p. 50, 6 Hayduck).
Il Commento anonimo su questo punto è abbastanza banale e si limita a lodare la scelta di Aristotele, di rinviare a quanto detto prima:
T2. Dopo avere affermato che l’azione giusta e quella ingiusta si determinano in base al volontario, molto appropriatamente ci ricorda le cose che ha detto nel libro terzo sul volontario e sull’involontario.
εἰπὼν τῷ ἑκουσίῳ ὁρίζεσθαι τό τε δικαιοπράγημα καὶ τὸ ἀδίκημα, εἰκότως ἡμᾶς ὑπομιμνήσκει τῶν εἰρημένων αὐτῷ περὶ ἑκουσίου τε καὶ ἀκουσίου ἐν τῷ τρίτῳ. (p. 235, 7–9)
Quello che mi interessa ora e soprattutto, è un’osservazione che si trova nel commento di Michele di Efeso al passo:
T3. Dato che nel terzo libro della presente trattazione Aristotele ha parlato dell’involontario e del volontario, non è necessario, avendone di nuovo fatto menzione qui Aristotele, che noi facciamo uno sforzo particolare, ma ci basta, a partire dalle annotazioni scritte a quel punto dai commentatori e che sono state tramandate fino a noi, di trasferire qui quanto è utile per rendere chiari i punti in questione. E quindi facciamo ciò.
Ἐπεὶ ἐν τῷ τρίτῳ βιβλίῳ τῆς παρούσης πραγματείας περὶ ἀκουσίου καὶ ἑκουσίου εἴρηκεν, οὐ χρὴ ἡμᾶς πάλιν ἐνταῦθα μνείαν ποιουμένου τοῦ Ἀριστοτέλους πονεῖν, ἀλλ’ ἐκ τῶν ἐκεῖσε γεγραμμένων τοῖς ἐξηγηταῖς σχολῶν ἔτι σωζομένων τὰ εἰς σαφήνειαν τῶν προκειμένων συντείνοντα μετενεγκεῖν· καὶ δὴ τοῦτο ποιῶμεν. (p. 50, 6–10 Hayduck)
Questa osservazione, finora rimasta inosservata, è utile per chiarire in parte la genesi del commento composito all’EN, edito da Heylbut nel volume XX dei Commentaria in Aristotelem Graeca.
Nei manoscritti questo commento ci è arrivato in due versioni differenti, α e β: la versione α riporta per i libri EN II–V, o II–IV, un Commento anonimo, mentre la versione β riporta per gli stessi libri il commento di Aspasio. Esse poi si suddividono in due sub-versioni: α 1 e 2 e β 1 e 2; la differenza tra α 1 e α 2 è importante, infatti la versione α 2 sostituisce al Commento anonimo ad EN V il commento di Michele di Efeso, quella tra β 1 e β 2 è minima, la versione β 1 per il libro EN VII ci dà sia il commento di Aspasio sia una parafrasi anonima, mentre la versione β 2 dà solo la parafasti anonima.
Schematicamente, la situazione può essere rappresentata nel modo seguente. Nello schema i numeri romani indicano i libri dell’EN, e le sigle α 1 e 2, e β 1 e 2 indicano le varie versioni del commento.
I | II | III | IV | V | VI | VII | VIII | IX | X | |
α.1 | Eustr. | An. | An. | An. | An. | Eustr. | An.2 | Asp. | ME | ME |
α.2 | Eustr. | An. | An. | An. | ME | Eustr. | An.2 | Asp. | ME | ME |
β.1 | Eustr. | Asp. | Asp. | Asp. | ME | Eustr. | An.2 | Asp. | ME | ME |
+ Asp. | + QE | + Asp. | ||||||||
β.2 | Eustr. | Asp. | Asp. | Asp. | ME | Eustr. | An.2 | Asp. | ME | ME |
+ Asp. | + QE |
-
An. = Commento anonimo (fine II sec.); An.2 = Parafrasi anonima (c. XII sec.); Asp. = Aspasio (II sec.); Eustr. = Eustrazio (c. 1050–1120); ME = Michele di Efeso (XI–XII secolo); QE = [Alex.] Problemi di Etica (III sec.): 3, 30, [sulla giustizia] e 10 [l’uomo è causa delle sue virtù].
Le varie versioni della raccolta sono tutte attestate in fonti risalenti almeno al secolo XIII se non al XII, oltre che in fonti più recenti. La versione α 1 venne tradotta in latino da Roberto Grossatesta vescovo di Lincoln negli anni 1240–1247 circa (Mercken 1973, 32*–66*); la versione α 2 è contenuta, tra l’altro, nel ms. Ambros. B 95 sup., datato tra la fine del secolo XII e l’inizio del secolo XIII (Brockmann 1993, 47); la versione β è attestata, tra l’altro, nel ms. Vat. Graec. 269, risalente alla seconda metà del sec. XII (Trizio 2016, 21) e in un frammento del secolo XII pubblicato da Neméth (2014).
L’opinione più diffusa tra gli studiosi è che questo commento sia connesso all’attività di studio e commento delle opere di Aristotele promossa dalla principessa bizantina Anna Comnena (1083–1153).[2] La vicenda è molto nota e non ho qui lo spazio per narrarla di nuovo in extenso. Basti dire che, in primo luogo, Eustrazio dedica i suoi commenti di EN I e VI ad una principessa imperiale di cui non fa il nome, ma che di solito è identificata con Anna Comnena. In secondo luogo abbiamo due orazioni, una di Teodoro Prodromos scritta tra il 1119 e il 1122, e una di Giorgio Tornikes, scritta in morte della principessa, le quali entrambe attestano l’interesse di Anna per la filosofia di Aristotele e in modo particolare per la sua etica.[3] Nella seconda si afferma che, per richiesta della principessa, un gruppo di studiosi laici si dedicarono a scrivere commenti alle opere di Aristotele per le quali fino allora non ne era stato redatto nessuno. Ma non solo a quelli, evidentemente. Tra questi studiosi Tornikes ricorda un “sapiente di Efeso” che si lagnava di essere diventato cieco per aver speso le sue nottate a redigere commenti delle opere di Aristotele per ordine di lei, e non è difficile identificare costui con Michele di Efeso. Quindi l’attività di commento dell’EN da parte di Eustrazio e di Michele di Efeso risulta legata al nome di Anna Comnena e si situa nella prima parte del secolo XII, non molti decenni prima della redazione dei manoscritti più antichi di entrambe le versioni, α e β, il che è un caso raro. La variazione di contenuto con la sostituzione di alcuni commenti ad altri deve essere stata fatta molto presto.
Quello che mi pare interessante nel considerare lo schema qui sopra, è che per i libri teoricamente più impegnati dell’EN, cioè I, VI e X, sono stati redatti dei commenti di età bizantina, anche quando, come per EN I, era già disponibile un commento antico. Questo deve essere collegato all’idea di dare maggior peso alla dottrina cristiana che alle teorie dei filosofi antichi e quindi di dare una lettura dell’etica di Aristotele compatibile con i dogmi della fede ortodossa.[4] Tale impostazione è in accordo con il modo che aveva la principessa Anna Comnena di leggere Aristotele, come lei stessa ci dice, quando ricorda la sua propria formazione filosofica. Ella infatti voleva seguire il consiglio del padre Alessio secondo cui si deve dare la preferenza alla verità cristiana rispetto alle teorie dei filosofi antichi:
T4. [Mio padre Alessio] non ha mai smesso di incoraggiare all’opera tutti coloro che si dedicavano agli studi, ce n’erano in effetti pochi, e stavano solo nel vestibolo della filosofia aristotelica. Ma raccomandava loro di anteporre la conoscenza dei libri divini alla conoscenza della cultura greca (τὴν τῶν θείων βίβιων μελέτην τῆς Ἑλληνικκῆς παιδείας ἐπέτρεπε). (Alessiade, V 9, 4)
Invece per le sezioni meno ‘calde’ (per così dire) teoricamente, e più vicine alla vita di tutti i giorni, vengono riportati il commento di Aspasio oppure il Commento anonimo. Ciò vale per i libri II–IV sulla virtù etica, e per il libro VIII, sull’amicizia. Fanno eccezione il commento al libro IX, per il quale abbiamo un commento di Michele di Efeso, e per la parafrasi del libro VII, di autore ignoto ma tardo. Per quanto riguarda il commento al libro V, come abbiamo detto, in α 1 noi abbiamo un commento continuo antico, che risale con ogni probabilità all’età imperiale,[5] mentre in α 2 esso è sostituito da un commento di Michele di Efeso. Ma la sostituzione non è completa, dato che Michele di Efeso ha elaborato il suo commento a partire dal Commento anonimo, di cui ha copiato ampie sezioni, di modo che per parte del testo i due commenti sono identici,[6] mentre altre parti del Commento anonimo vengono semplicemente parafrasate o riassunte da Michele di Efeso, il quale produce una sua esegesi originale solo per alcune sezioni del testo di Aristotele.
Ciò fa sì che nella versione α 2, che compare in molti manoscritti, manchi il Commento anonimo ad EN V. Al contrario esso è stato conservato nella versione α 1, che però è presente solo in Inghilterra: nella traduzione di Grossatesta e in due manoscritti di Oxford della fine del secolo XV, entrambi redati da Giovanni Servopulo: Oxon. CCC 106 (1495) e Oxon. Coll. Nov. 240/241 (1497).[7] La versione α 1 deve quindi riflettere uno stato della raccolta anteriore a quello della versione α 2.
Quando è stato messa insieme questa raccolta di diversi commenti? Direttamente all’epoca di Anna Comnena o poco dopo? Mercken (1973) 3* in un primo momento ha sostenuto solo che essa era nata tra la fine del secolo XII e l’inizio del XIII; successivamente ha avanzato con molta cautela l’ipotesi che il responsabile della collezione sia stato lo stesso Michele di Efeso (Mercken 1991, 25*–26*) seguendo un suggerimento di Ebbesen. Quest’ultimo descrive il metodo di lavoro di Michele nel modo seguente:
T5. Indeed his whole method of work consisted in gathering whatever ancient materials he could lay hands on, putting them together, mending them and supplementing them, so as to produce something that could claim to be a companion to a whole work by Aristotle. He put together commentaries on the Metaphysics and the Ethics in this way too. Why? The reason is as simple as it is terrible: there was no living philosophical tradition in Byzantium to draw on.
E in nota lo stesso Ebbesen aggiunge:
T6. I consider it probable that the Byzantine commentary on Arist. EN that Robert Grosseteste translated was put together by Michael, the latest identifiable contributor to the work (cf. Mercken 1973). Michael certainly supplemented Alexander’s commentary on Metaphysics 1–5 with scholia on 6–13, and he may at the same time have revised Alexander’s work (cf. Ebbesen 1981a, vol. 1, 201). (Ebbesen 1990, 451 e n. 23).
Torniamo al passo sopra citato di Michele di Efeso. Da esso si evince che Michele era a conoscenza di un commento antico al libro III, che era arrivato fino al suo tempo e che ora si limita a riassumere. Il riferimento deve essere o al nostro Commento anonimo o ad Aspasio, e quindi o alla versione α o alla versione β del commento composito all’intera EN. Credo che la prima ipotesi sia la più convincente, per varie ragioni.
Il riferimento agli exegetai fa pensare ad una pluralità di autori che hanno lavorato sul libro III, e la descrizione corrisponde abbastanza alle opinioni moderne sul Commento anonimo, che da tutti gli interpreti è considerato una raccolta di annotazioni di vari autori.[8] Inoltre alcune espressioni usate da Michele ricordano più da vicino il testo dell’Anonimo, piuttosto che quello di Aspasio. Michele dice:
T7. Διττοῦ ὄντος τοῦ ἀκουσίου, τοῦ τε βίᾳ καὶ τοῦ δι’ ἄγνοιαν γινομένου, ἑκούσιόν ἐστιν ὃ μήτε βίᾳ μήτε δι’ ἄγνοιαν γίνεται. καὶ ἔστιν οὐ βίᾳ μὲν οὗ ἡ ἀρχὴ ἐν αὐτῷ, οὐ δι’ ἄγνοιαν δέ, ὅταν μηδὲ τὰ καθ’ ἕκαστά τις ἀγνοῇ, δι’ ὧν καὶ ἐν οἷς ἡ πρᾶξις. ὁ γὰρ τῷ τὸ καθόλου ἀγνοεῖν ἁμαρτάνων οὐ δι’ ἄγνοιαν ἁμαρτάνει, ὡς ἔδειξεν ἐν τῷ Γ, ἀλλ’ ἀγνοῶν. τοῦτο δή ἐστι τὸ ἑκούσιον τὸ μὴ δι’ ἄγνοιαν τῶν καθ’ ἕκαστα ἁμαρτηθέν. ὅταν οὖν, φησίν, ἡ ἀρχὴ ᾖ ἐν αὐτῷ εἰδότι καὶ τὰ καθ’ ἕκαστα, ἐν οἷς ἡ πρᾶξις, ἑκὼν πράττει· τῶν γὰρ βίᾳ γινομένων οὐκ ἐν τοῖς πράττουσιν ἡ ἀρχή. ἐπεὶ γὰρ ἦν ἀκούσιον τὸ διὰ τὴν τῶν καθ’ ἕκαστα ἄγνοιαν γινόμενον, τότε φησὶν ἑκούσιον εἶναι, ὅταν μηδέν τι τῶν καθ’ ἕκαστα, ἐν οἷς ἡ πρᾶξις, ἀγνοῆται. τὰ δὲ καθ’ ἕκαστα ἐν οἷς ἡ πρᾶξις, ὧν ἀγνοήσας τις δι’ ἄγνοιαν ἐποίει, ἦν ταῦτα, ὁ πράττων ἄνθρωπος, περὶ ἃ πράττει, ὃ πράττει, δι’ οὗ πράττει, οὗ ἕνεκα πράττει, ὡς πράττει. (Michele 50, 12–24)
T8. Οὗ ἡ ἀρχὴ ἐν αὐτῷ εἰδότι τὰ καθ’ ἕκαστα, τοῦτο ἑκούσιον καὶ ἀντίκειται τοῖς βίᾳ γινομένοις. ἐκείνων γὰρ ἡ ἀρχὴ ἔξωθεν, μηδὲν συμβαλλομένων τοῦ πάσχοντος ἢ πράττοντος, ὧν ἀμφοτέρων ἀναιρετικὸν τὸ οὗ ἡ ἀρχὴ ἐν αὐτῷ. ἧς γὰρ πράξεως ἢ οὗ πάθους ἡ ἀρχὴ ἡ ποιητικὴ ἐν αὐτῷ, αὕτη οὐ βίᾳ. οὗ γάρ τις αὐτὸς κύριος, οὗτος οὐκ ἔχει τὴν ἀρχὴν ἔξωθεν. τὸ δὲ εἰδότι τὰ καθ’ ἕκαστα τοῖς δι’ ἄγνοιαν ντίκειται. ἐν γὰρ ἐκείνοις ἡ διαμαρτία περὶ τὴν τῶν καθ’ ἕκαστά τινος ἢ τινῶν ἐν οἷς ἡ πρᾶξις ἄγνοιαν. ἀμφοτέρων δὲ ἅμα χρεία πρὸς τὸἑκούσιον· ὅτι μήτε τὴν ἀρχὴν ἐν αὐτῷ εἶναι αὔταρκες πρὸς αὐτό. καὶ γὰρ οἱ δι’ ἄγνοιάν τι ποιοῦντες ἐν αὑτοῖς ἔχοντες τῶν γινομένων τὴν ἀρχὴν οὐχ ἑκουσίως ποιοῦσι. πάλιν τε δύνανταί τινες εἰδότες τὰ καθ’ ἕκαστα ἐν οἷς ἡ πρᾶξις ἢ τὸ πάθος αἰτίαν ἔχειν τὴν βίαν. (Anon. 147, 5–17)
Questa pratica, di intervallare brani presi dall’Anonimo e brani scritti da lui, è tipica del commento di Michele di Efeso al libro V.[9] L’espressione τὰ καθ’ ἕκαστα ἐν οἷς ἡ πρᾶξις presente più volte in questi passi è assente nel passo parallelo di Aspasio:
T9. Εἰπὼν δὲ περὶ τοῦ ἀκουσίου ταῦτα, μέτεισιν ἐπὶ τὸ ἑκούσιον. οὐχ ὥσπερ δὲ δύο εἴδη εἰσὶ τοῦ ἀκουσίου τό τε βίᾳ καὶ τὸ δι᾿ ἄγνοιαν αὐτὸν πεποιηκέναι, ἀλλ᾿ ἵνα ἑκὼν ᾖ εἰργασμένος, τοῦτον καὶ μὴ βιασθέντα καὶ μὴ δι᾿ ἄγνοιαν πεποιηκέναι· δι᾿ ὅπερ εἷς λόγος ἐστὶ τοῦ ἑκουσίου, οὗ ἡ ἀρχὴ ἐν αὐτῷ τῷ πράττοντι εἰδότι τὰ καθ᾿ ἕκαστα· ἐν γὰρ τούτῳ τῷ ὁρισμῷ περιείληπται καὶ τὸ μὴ βίᾳ πράττειν καὶ τὸ μὴ δι᾿ ἄγνοιαν τὸν ἑκουσίως πράξαντα. ἐπεὶ δὲ τὰ διὰ θυμὸν ἢ ἐπιθυμίαν πραχθέντα τὴν ἀρχὴν ἔχει ἐν αὐτῷ τῷ πράξαντι καὶ εἰδότι τὰ καθ᾿ ἕκαστα, δοκεῖ δὲ ἀκούσια εἶναι. (Aspas. 65, 33–66, 6)
Si può supporre quindi che Michele avesse in mente il Commento anonimo quando scriveva queste righe. È così possibile pensare, sulla scia di Ebbesen, che sia stato lo stesso Michele di Efeso a inserire il Commento anonimo ai libri II–IV dopo il commento di Eustrazio al libro I e prima del suo stesso commento al libro V, che la versione α 2 della serie di commenti sia stata curata da lui e che sia la versione più recente del gruppo α. La versione α 1 presenta probabilmente uno stato anteriore della stessa raccolta, come ho già detto, precedente alla decisione di Michele di commentare EN V, infatti il commento di Michele di Efeso al libro V presuppone il Commento anonimo alo stesso libro e non viceversa.
L’osservazione di Ebbesen probabilmente vale anche per i commenti ai libri VI–X, nel senso che Michele di Efeso ha poi completato la serie di commenti nella versione α 2 aggiungendo al commento di Eustrazio ad EN VI, la parafrasi del libro VII, il commento di Aspasio ad EN VIII ed il suo proprio commento ad EN IX e X.
Non sappiamo invece granché sull’origine della versione β. C’è però da fare un’osservazione: in essa al posto del Commento anonimo troviamo il commento di Aspasio ad EN II–IV, e notiamo che il commento di Eustrazio a EN I non elimina il commento di Aspasio allo stesso libro EN I, anzi si affianca ad esso. Al contrario il commento di Michele di Efeso a EN V rimpiazza il Commento anonimo ad EN V e non sta accanto ad esso.
È una differenza importante questa; penso però che dipenda dalla natura dei commenti. Eustrazio scrive un commento ad EN I del tutto differente da quello di Aspasio, mentre Michele di Efeso quando commenta EN V copia parte del Commento anonimo, del quale ci dà in qualche modo una versione rivista e migliorata. Penso che la somiglianza tra i due commenti nel caso del libro V spieghi abbastanza bene perché il nuovo commento abbia sostituito quello vecchio, mentre la differenza tra i due commenti nel caso del libro I può giustificare il mantenimento del commento di Aspasio insieme a quello di Eustrazio.
Se, come fa Rose (Rose 1871), si pensa che il commento di Aspasio abbia sostituito quello anonimo, perché sembrava di qualità migliore, allora la versione β deve essere successiva al lavoro di Michele di Efeso, infatti abbiamo visto che il commento di Michele al libro V presuppone il Commento anonimo al libro III. Qualcuno avrebbe sostituito al Comento anonimo quello di Aspasio, e inoltre avrebbe aggiunto degli estratti da Alessandro di Afrodisia, e ciò nel corso di qualche breve decennio.
Se invece si ritiene che sia accaduto il contrario,[10] cioè che il Commento anonimo abbia sostituito quello di Aspasio, forse perché il primo copre tutti e quattro i libri EN II–V, sia pure in modo irregolare, mentre Aspasio presenta delle lacune,[11] allora la versione α 2, curata da Michele di Efeso, dovrebbe essere considerata quella definitiva. Essa eliminerebbe il doppione di due commenti diversi ad EN I dando la preferenza ad Eustrazio e Michele risulterebbe responsabile di tutte le versioni.
Attraverso quali meccanismi di trasmissione dei testi le varie versioni siano giunte fino a noi è difficile dire.
Ringraziamenti
Il contenuto di questa nota è stato discusso in due incontri dedicati al Commento anonimo ad EN II–V, uno organizzato da Marwan Rashed a Parigi nel marzo 2024, e l’altro da Francesca Masi a Venezia nell’aprile 2024: vorrei ringraziare per avermi dato importanti suggerimenti e indicazioni tutti i partecipanti a questi incontri. Ringrazio anche i proff. Christian Brockmann e José Maksimczuk dell’Università di Amburgo che hanno molto cortesemente discusso con me questa nota, proponendomi precisazioni e correzioni molto utili, e infine l’amico Michele Trizio che mi ha fatto conoscere in anticipo il suo studio più recente sul “circolo” di Anna Comnena. La responsabilità di quanto scrivo resta in ogni caso completamente mia.
Bibliografia
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© 2024 Walter de Gruyter GmbH, Berlin/Boston
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