Volume 92, Issue 1

Riassunto Come raccontare in modo visibile e convincente di qualcosa che nessuno ha mai visto? Dante ha risposto a questa sfida in una maniera che continua a esercitare la sua influenza fino a oggi. Ha fatto della Divina Commedia un’opera ›bilingue‹. Da una parte l’autore spiega tutto il sapere possibile su Dio e sul mondo, dall’altra lo illustra con un’iconografia che parla direttamente, e con insistenza, all’immaginazione e ai sensi. Dalla ›selva oscura‹, e dalla natura in generale, fa nascere un immaginario in cui il giardino dell’Eden sfocia nell’albero celeste del Paradiso che fiorisce nel giardino di rose dell’Empireo.

Zusammenfassung In Dantes De vulgari eloquentia wird der Kamm des Apennins mit seinen jeweils in Richtung der Adria sowie bis zum Tyrrhenischen Meer laufenden Strömen als Sprachgrenze angesehen zwischen den Mundarten der rechten und der linken Seite Italiens. Der Toskanisch-Emilianische und der Toskana- Romagna Apennin mit ihren im Nordosten in Richtung der Adria, im Südwesten in Richtung des Tyrrhenischen Meeres laufenden Flüssen kehren in Dantes Inferno und Purgatorio mehrfach als Motive wieder, die jeweils unterschiedliche Bedeutungen aufweisen. Der vorliegende Aufsatz beabsichtigt, an Hand der Analyse der einschlägigen Stellen aus der Göttlichen Komödie die folgenden Punkte zu klären: 1) Dantes biographische Erfahrungen aus den ersten zwei Jahren seines Exils in den Gebieten Casentino, Mugello und Romagna, welchen diese wiederkehrende Gedächtnislandschaft zugrunde liegt; 2) die politische Valenz des »von den Apenninen herkommenden Blicks« des exilierten Dichters, der auf der einen Seite in die toskanischen Comuni, auf der anderen in die sich entwickelnden Signorie der Romagna schaut; 3) die Idee der überquellenden Wasserfülle dieses Gebiets, welche in mehreren Stellen des Inferno und des Purgatorio auftritt.

Riassunto Il saggio esamina le analogie e le differenze che sussistono fra la rappresentazione del paesaggio nei pittori italiani della prima metà del Trecento e la letteratura dell’epoca. Giotto, il grande innovatore, continua a essere ligio alla tradizione medievale del paesaggio roccioso, ma le colline nude dei suoi sfondi si riferiscono così strettamente al racconto rappresentato da poter parlare di un paesaggio ›simpatetico‹. I primi illustratori della Commedia non riescono a tenere dietro alle descrizioni poetiche dei regni dell’aldilà. Fenomeni ottici descritti in maniera precisa da Dante (riflessi, sbattimento, cielo atmosferico) superavano le possibilità che la pittura aveva all’epoca. Entro questi limiti, però, i miniatori propongono delle soluzioni originali, come si mostra sull’esempio del Codice Egerton 943 della British Library (intorno al 1335/40). La descrizione dell’ascesa al monte Ventoux di Petrarca e Il Dittamondo di Fazio degli Uberti aprono sul paesaggio uno sguardo che viene dall’alto e spazia lontano, simile a quello dell’affresco sugli effetti del ›Buon Governo‹ di Ambrogio Lorenzetti nel Palazzo Pubblico di Siena (1338/39). L’affresco è caratterizzato da una combinazione di concretezza empirica e di ordine allegorico paragonabile ai paesaggi di Dante e di Petrarca.

Riassunto Nella sua concezione del monte del Purgatorio Dante sembra voler ignorare deliberatamente la lunga tradizione di un purgatorio infernale descritta da Jacques Le Goff, per riallacciarsi invece alla tradizione del monte sacro dell’Antico e del Nuovo Testamento. Non a caso, il monte del Purgatorio è coronato dal Paradiso Terrestre. La nuova posizione del monte al confine del mondo, a differenza della tradizione medievale, sottolinea pure la novità di una concezione quasi reale della montagna sacra la cui ascensione viene descritta con un realismo dinamico inaudito fino ad allora. Ma la »montagna bruna« descritta alla fine del celebre canto XXVI dell’Inferno funge anche da simbolo della verticalità tipica della cultura medievale che il grande dantista Giovanni Boccaccio non potrà accettare. Il ripudio della montagna - a favore di un paesaggio erotico della pianura umida e soleggiata - sarà dunque una caratteristica di tutta la sua opera fino al Decameron. Però, alla fine della sua vita, l’autore riprenderà il motivo del monte sacro di Dante per farne, nella sua visione satirica intitolata Corbaccio, il simbolo di una nuova libertà intellettuale nei confronti delle tentazioni erotiche e della schiavitù della carne. Si tratta però di un tentativo di autoliberazione a spese del dinamismo e del realismo della rappresentazione dantesca: il progresso intellettuale viene contrariato dal regresso estetico.

Riassunto Nella sua Commedia Dante mette in scena a livello metatestuale la creazione del Dante epico e il suo ingresso nella storia della letteratura. Il progetto di un’implicita poetica della reputazione opera attraverso la distinzione tra onore e gloria/fama per tenere separate le due sfere: quella della storicità e quella dell’attualità della letteratura. Dante si posiziona rispetto a entrambe: mentre ›l’onore del poeta‹ viene considerato in prospettiva inclusiva e diacronica, ›la fama del poeta‹ appare invece orientata in modo esclusivo e sincronico. Chi la possiede gioca così un ruolo di primo piano (ma forse destinato a scomparire rapidamente) nella scena letteraria contemporanea.