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Berg(-Landschaft) bei Dante – mit einem Ausblick auf Boccaccio

  • Friedrich Wolfzettel
Veröffentlicht/Copyright: 14. Dezember 2017
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Riassunto

Nella sua concezione del monte del Purgatorio Dante sembra voler ignorare deliberatamente la lunga tradizione di un purgatorio infernale descritta da Jacques Le Goff, per riallacciarsi invece alla tradizione del monte sacro dell’Antico e del Nuovo Testamento. Non a caso, il monte del Purgatorio è coronato dal Paradiso Terrestre. La nuova posizione del monte al confine del mondo, a differenza della tradizione medievale, sottolinea pure la novità di una concezione quasi reale della montagna sacra la cui ascensione viene descritta con un realismo dinamico inaudito fino ad allora. Ma la »montagna bruna« descritta alla fine del celebre canto XXVI dell’Inferno funge anche da simbolo della verticalità tipica della cultura medievale che il grande dantista Giovanni Boccaccio non potrà accettare. Il ripudio della montagna - a favore di un paesaggio erotico della pianura umida e soleggiata - sarà dunque una caratteristica di tutta la sua opera fino al Decameron. Però, alla fine della sua vita, l’autore riprenderà il motivo del monte sacro di Dante per farne, nella sua visione satirica intitolata Corbaccio, il simbolo di una nuova libertà intellettuale nei confronti delle tentazioni erotiche e della schiavitù della carne. Si tratta però di un tentativo di autoliberazione a spese del dinamismo e del realismo della rappresentazione dantesca: il progresso intellettuale viene contrariato dal regresso estetico.

Published Online: 2017-12-14
Published in Print: 2017-10-26

© 2017 by Walter de Gruyter Berlin/Boston

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